Continuano a farsi spazio, tra le brutture della guerra in Ucraina, le storie dei civili, costretti a fronteggiare le tante difficoltà.
Rifugiati nei bunker o costretti a scappare, soprattutto i bambini ucraini stanno facendo i conti con le drammatiche conseguenze scaturite dal conflitto con la Russia.
Un bambino di Zaporizhzhia (dove si trova la centrale nucleare più grande d’Europa conquistata dalla Russia) è partito con uno zaino in spalla, il passaporto e un numero di telefono scritto sulla mano. Ha viaggiato da solo in treno, perché sua madre non poteva, e si è diretto verso la casa di alcuni parenti che abitano a Bratislava senza sapere se sarebbe riuscito a giungere a destinazione. Una traversata lunga 1.000 chilometri.
La storia è stata raccontata dal ministero dell’Interno della Slovacchia. Il bambino portava con sé un biglietto scritto dalla mamma, nel quale si ringraziava chi l’avrebbe aiutato e il governo slovacco per l’accoglienza. Ha conquistato i funzionari «con il suo sorriso, impavidità e determinazione, degni di un vero eroe», si legge in un post pubblicato dalla pagina Facebook del ministero slovacco. Appena arrivato, i funzionari slovacchi hanno potuto contattare i parenti grazie al numero scritto sulla mano e portarlo da loro a Bratislava, sano e salvo.
«Con un sacchetto di plastica, il passaporto e un numero di telefono scritti sulla mano, è arrivato completamente solo perché i suoi genitori sono dovuti rimanere in Ucraina», ha riferito il ministero. «I volontari si sono presi cura di lui volentieri, lo hanno portato in un luogo caldo e gli hanno fornito cibo e bevande». Una storia finita bene.