Lo scorso venerdì sera è arrivata a Roma, Sofia, una bambina di 13 anni ferita gravemente da quattro proiettili a Kiev.
Sofia è arrivata nella capitale dopo quasi tre giorni di un drammatico viaggio in ambulanza accompagnata dalla nonna ed è ricoverata al San Raffaele. La ragazza è semiparalizzata. Durante uno scontro a fuoco, ha perso tutta la famiglia: i genitori Anton Kudrin e Svetlana Zapadynskaya, il fratellino Semyon e la sorellina Polina, entrambi più piccoli di lei.
Sofia chiede costantemente dei suoi familiari e non ricorda nulla della tragedia, non sa che i suoi cari sono morti.
La 13enne presenta una tetraparesi, prevalente a destra, esito di ferite da arma da fuoco, le principali in sede cervicale e cranica, subite mentre era in macchina con tutta la sua famiglia, e lei è ad oggi l’unica superstite. I parametri vitali, saturazione, frequenza cardiaca, pressione arteriosa, sono nella norma e la febbre è in riduzione, finalmente è riuscita a dormire. Alimentazione semisolida, alvo e diuresi nella norma. Le sue condizioni sono stabili. A fornire notizie circa lo stato di salute di Sofia è Amalia Allocca, direttrice sanitaria dell’Irccs San Raffaele Roma, nel bollettino sulle condizioni della bimba arrivata dall’Ucraina.
“La rete di solidarietà degli ucraini presenti a Roma – aggiunge – ci aiuta costantemente nella traduzione di messaggi rivolti a lei ed alla nonna che ci consentono di effettuare le necessarie terapie, e di ascoltare i suoi bisogni, materiali e psicologici”.
La direttrice sanitaria della struttura ospedaliera che ospita la 13enne ha poi diramato un appello: “Stiamo cercando, anzi facciamo un vero e proprio appello, uno psicologo che parli ucraino, abbiamo sensibilizzato anche l’ambasciata, una persona che possa prepararla al dolore che l’aspetta, la giovane cerca i suoi cari. Noi per quanto non capisca l’italiano stiamo attenti a tutto, tv, social. Quello sarà il momento più duro, vorremmo arrivarci preparati”.