Una città affogata dai debiti e dalla camorra: questo il quadro che emerge dal reportage realizzato su Napoli dalla rivista francese “Le Figaro”.
Una narrazione della città di Napoli che non tiene conto del patrimonio artistico e culturale, ma che accende il riflettore sulle criticità: dalla riqualifica di Bagnoli ferma al palo, ai decenni impiegati per realizzare la linea metropolitana, ancora incompiuta e malfunzionante.
Il reportage a firma della giornalista Valèrie Segond, pubblicato sul giornale francese Le Figaro, alla vigilia delle ultime elezioni comunali vinte da Gaetano Manfredi, ha tracciato un ritratto tutt’altro che edificante della città di Napoli, ha suscitato non poche polemiche, alimentando un acceso dibattito soprattutto sui social.
Un servizio che inverte la rotta e che invece di elogiare i punti di forza della città ne sottolinea problematiche, emergenze e criticità, battendo sulle grandi opere incompiute che nel corso degli anni sono state a più riprese indicate come le grandi opportunità di rilancio.
«Napoli non crolla più sotto la spazzatura come nel 2008» ma deve fare i conti con i trasporti pubblici in affannano, l’organico comunale insufficiente, la vita quotidiana difficile, la disoccupazione esplosiva nelle periferie e la povertà, con oltre 180mila famiglie che percepiscono il reddito di cittadinanza nella sola provincia di Napoli, più di quelle di Lombardia e Veneto messe insieme, e ovviamente la camorra e la piccola delinquenza che dominano letteralmente alcuni territori cittadini. «Mentre tutte le città d’Europa si trasformano, Napoli resta arroccata ai suoi cliché, che sono anche il suo fascino», si legge nel servizio di Le Figaro.
Un ritratto che non è piaciuto a molti napoletani illustri come Toni Servillo, che alla presentazione di È stata la mano di Dio, il nuovo film di Paolo Sorrentino, ha dichiarato: «Tra settembre e dicembre io ho tre film in sala di tre grandi autori campani (Qui rido io di Mario Martone, Ariaferma di Leonardo Di Costanzo e il film di Sorrentino, appunto, ndr), quindi mi sembra che il bilancio di questa città sia molto buono: io non saprei vivere da un’altra parte del mondo, quindi amo profondamente questo terzo mondo».