Un lungo, eclatante e plateale spettacolo pirotecnico è andato in scena durante la serata di martedì 5 ottobre a Ponticelli, nella zona del quartiere stimata essere il quartier generale del clan De Micco.
Intorno alle 20.30, l’attenzione di tantissimi residenti in zona è stata attirata da un’incessante pioggia di fuochi d’artificio che si sono protratti per più di 15 minuti. Un festeggiamento in piena regola, scaturito da un tanto clamoroso quanto inaspettato verdetto emesso dalla corte d’Assise d’appello di Napoli: assolti Gennaro Volpicelli e Salvatore De Micco per l’omicidio Minichini-Castaldi.
Salvatore detto Savio, fratello del boss Marco, attuale reggente del clan e Gennaro Volpicelli, fidato killer della cosca, erano stati condannati all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Gennaro Castaldi, reale obiettivo dell’agguato e contiguo al clan D’Amico, e di di Antonio Minichini, figlio del boss Ciro Minichini e della lady-camorra Anna De Luca Bossa, nonchè fratellastro del killer ergastolano Michele Minichini.
La motivazione della sentenza è da ricondurre alle incongruenze emerse dalle dichiarazioni rese da due collaboratori di giustizia, Domenico Esposito e Gaetano Lauria, i principali accusatori delle due figure di spicco del clan De Micco in riferimento al duplice agguato maturato la sera del 29 gennaio 2013 che costò la vita ai due giovani di 21 e 19 anni.
Dopo la scarcerazione del boss Marco De Micco, avvenuta lo scorso marzo, i “Bodo” – questo il soprannome degli affiliati al clan De Micco – scongiurato il pericolo dell’ergastolo, possono tornare a sperare di riabbracciare Salvatore De Micco detto Savio e Gennaro Volpicelli, killer fidato del clan, nonchè nipote di Mario Volpicelli, l’uomo ucciso nell’ambito della cosiddetta vendetta contro i parenti dei pentiti dei Sarno, scattata non appena le sentenze per la strage del Bar Sayonara divennero definitive. Il duplice vincolo di parentela di Mario Volpicelli, cognato dei Sarno e zio di un killer dei De Micco, fin dal primo momento ha fatto sì che il suo omicidio si prestasse a diverse chiavi interpretative.
Probabilmente galvanizzati dalla lieta notizia scaturita dalla sentenza che presto potrebbe portare due pedine preziosissime dello scacchiere del clan De Micco a riabbracciare la libertà in un momento storico assai propizio per la cosca dei Bodo, i sicari del clan sono entrati in azione poche ore dopo, nel cuore della notte, per chiudere definitivamente la partita aperta con i De Luca Bossa, giustiziando il 23enne figlio illegittimo del ras Giuseppe De Luca Bossa.