Sistema contributivo o sistema retributivo? I vantaggi e le metodologie sono differenti e si applicano a seconda del soggetto e delle sue caratteristiche. Ma quali sono i vantaggi e le differenze tra i due sistemi?
Vantaggi sistema contributivo
Il sistema contributivo è stato introdotto dalla Legge Dini nel 1995 ed è stata una rivoluzione in termini di calcolo della pensione pubblica. Dal 1° gennaio 2012 – con la Riforma Fornero – è diventato il criterio di calcolo unico delle pensioni.
Negli anni si sono poi susseguite una serie di modifiche per raggiungere il pensionamento anticipato, come per esempio quota 100: maggiore è l’anticipo e minore sarà l’ammontare dei contributi versati durante la propria attività lavorativa.
Tra i vantaggi di questo metodo di calcolo – quello contributivo – la possibilità di garantire la sostenibilità del sistema pensionistico a lunga scadenza. Cosa vuol dire? Una garanzia nel tempo di ottenere le varie risorse economiche che sono sufficienti per il pagamento delle pensioni, da parte degli enti previdenziali pubblici.
In Italia ci si basa sul sistema a partizione che si realizza con il patto di solidarietà generazionale. Per fare chiarezza, questo significa che i contributi versati dai lavoratori finanziano oggi le pensioni correnti, considerando anche alcuni piccoli problemi dovuti ad una serie di fattori determinanti che possono essere un invecchiamento della popolazione, una crisi sul mercato del lavoro dovuta anche alla pandemia da Covid e altri che si aggiungo anno dopo anno.
Il sistema contributivo si applica a tutti i lavoratori che hanno maturato anni di contribuzione come da legge vigente. L’Ente preposto si preoccuperà di dare agli interessati tutte le informazioni in merito, al fine di ottenere una panoramica della propria quota pensionistica spettante.
Sistema retributivo: si applica ancora?
Il sistema retributivo si basa prettamente su un metodo di calcolo particolare in considerazione degli stipendi percepiti a ridosso del termine della propria carriera, quando si è quasi in pensione.
Si ottiene quindi un assegno che riduce la vita del pensionato di poco, se si considera essere all’apice della sua carriera con un reddito elevato basato anche sull’anzianità.
Questo non è più il sistema di calcolo di riferimento oggi, con fase di transizione che riguarda tutti gli iscritti all’INPS prima del 31 gennaio 1995. Ma per calcolare la pensione con il metodo retributivo ci si basa su tre elementi principali:
- Anzianità del soggetto interessato a livello contributivo
- Aliquota di rendimento
- Reddito pensionabile
Cosa si ottiene? Diverse quote che sono relative ad un periodo di anzianità differente. Sarà quindi compito dell’ente preposto moltiplicare le tre voci sopra citate tra loro e arrivare alla somma finale.
Un esempio pratico? Il lavoratore preso in esame ha una retribuzione pensionabile annua di 30,000 Euro. L’aliquota di rendimento che si applica è del 2% (maturazione di 30 anni di contributi): questo gli darebbe diritto al 60% della retribuzione pensionabile annua pari a 18,000 Euro.
È solo un esempio, infatti sarà – come accennato – l’Ente preposto a calcolare questo sistema e considerare tutte le variazioni del caso.