Una soap opera in salsa ponticellese che ha concorso a delineare uno scenario più meritevole di finire tra le pagine di cronaca nera che sulle patinate riviste di gossip e che consegna a Martina Minichini lo scettro di donna più contesa dai boss e dagli aspiranti tali di Ponticelli.
Tutto ha inizio un anno fa, quando nel bel mezzo del primo lockdown, l’avvenente figlia del boss Ciro Minichini e della lady-camorra del Lotto O Anna De Luca Bossa, avvia una relazione con l’aspirante boss del Parco Conocal che mira a scalzare l’egemonia del ras Gennaro Aprea per riprendersi il “suo” rione, quello in cui è nato e cresciuto. Una relazione nata mentre il suo “compagno ufficiale” è in carcere: si tratta di Roberto Boccardi detto recchiolone, ex De Micco passato alla corte del clan De Luca Bossa. Proprio quando Boccardi viene scarcerato, le beghe amorose della sorellastra del killer ergastolano Michele Minichini, sfociano in fibrillazioni che si ripercuotono sugli equilibri camorristici del quartiere.
Nel Rione Lotto O viene organizzata una festa in pompa magna per celebrare il ritorno in libertà del giovane affiliato, con tanto di cantanti e baccanali fino a notte fonda. La partecipazione della Minichini alla festa in onore di Boccardi, viene percepita come un tradimento dall’aspirante ras del Conocal: è proprio in questo momento storico che si registrano una serie di “stese” che altro non sono che una serie di “botta e risposta” tra i due rivali, in amore, ma anche in affari. Ad avere la peggio è il giovane aspirante boss del Conocal, al quale viene intimato di guardarsi bene dal continuare ad insidiare la giovane figlia di due famiglie d’onore che in quel momento marcano la scena da leader e che non possono rischiare che delle beghe sentimentali possano minare la fedeltà delle reclute più preziose. Il giovane subisce un violento pestaggio e la Minichini si ricongiunge a Boccardi, per espressa volontà della famiglia/clan.
Passano poche settimane e sullo sfondo s’intravede un nuovo amore per la giovane donna, classe 1995, che, secondo quanto dichiarato dal neopentito Tommaso Schisa, si guadagnerebbe da vivere beneficiando dei proventi della piazza di erba in via Bartolo Longo, ai quali avrebbe diritto in quanto sorella di Michele ed Alfredo Minichini, due perni portanti del sodalizio camorristico di cui la famiglia Minichini è parte integrante.
A settembre del 2020, contestualmente alla rottura degli accordi con i De Martino che preannuncia l’incipit di una nuova faida di camorra, forte nell’aria è il sentore che un imminente blitz sia destinato a decapitare il clan De Luca Bossa, Martina Minichini entra nelle grazie di Luigi Austero, una delle reclute più sfrontate e violente, più che ben propenso a mettere la firma su agguati ed azioni eclatanti. Un tassello preziosissimo del sodalizio camorristico che è bene non lasciarsi scappare. Tuttavia, Austero è sposato e ha messo su famiglia con Consuela Maione, la figlia di Vincenza, zoccolo duro del clan delle “Pazzignane” del Rione De Gasperi, attualmente condannata all’ergastolo per l’omicidio Colonna-Cepparulo, lo stesso reato per il quale la madre di Martina Minichini, Anna De Luca Bossa, sta scontando la medesima pena.
Un equilibrio labile, quello alla base dell’alleanza tra “le pazzignane” e i De Luca Bossa, perchè di mezzo ci sono ruggini ed acredini legate ad un passato neanche troppo lontano. Rancori nati nel periodo in cui a marcare la scena camorristica di Ponticelli erano Antonio De Luca Bossa e sua madre Teresa, ma soprattutto i fratelli Sarno.
Tonino ‘o sicco, alias Antonio De Luca Bossa, annunciò la sua scissione dalla cosca del Rione De Gasperi mettendo la firma sul primo attentato stragista con autobomba in Campania. Un ordigno destinato ad uccidere il boss Vincenzo Sarno e che invece manda in frantumi l’auto mentre a bordo c’è il giovane Luigi Amitrano, nipote dei Sarno, ma anche parente delle “Pazzigane”. Una morte che ha lasciato un segno profondo ed è il motivo per il quale la recente alleanza tra le due famiglie ha destato non poco scalpore, oltre che viva indignazione anche tra i più temprati interpreti della malavita locale. Basta pensare che solo per una fortuita casualità, Domenico Amitrano, cugino di Luigi, non si trovava a bordo dell’auto mandata in frantumi dall’ordigno consegnato a Tonino’o sicco dall’Alleanza di Secondigliano, fortemente intenzionata a scalzare i Sarno da Ponticelli. Proprio Domenico Amitrano è tra i promotori dell’alleanza con i De Luca Bossa, tant’è vero che lo scorso ottobre è stato arrestato insieme ai boss Umberto e Giuseppe De Luca Bossa e ad altre figure di spicco del clan del Lotto O.
Un’alleanza che non ha mai del tutto convinto, proprio perchè fondata su basi tutt’altro che solide e che è sempre stata accompagnata dal forte sentore che dietro quella forzata stretta di mano, si celasse la volontà di entrambi i clan di stanare il nemico, alla prima occasione utile, archiviando la pratica definitivamente, stroncando il timore di una possibile vendetta, nel caso dei De Luca Bossa, rendendo giustizia alla morte di Luigi Amitrano nel caso delle “pazzignane”. Abbracci che celano le reali intenzioni, la brama di potere che impone di zittire l’orgoglio, pur di curare gli interessi del clan e rifocillare le finanze delle famiglie andate incontro ad anni bui, in seguito al pentimento dei Sarno: in questo clima matura l’alleanza tra i Minichini-De Luca Bossa e “le pazzignane”.
L’unione tra Gino Austero e Martina Minichini disegna uno scenario imprevisto: la famiglia Minichini-De Luca Bossa non solo ha modo di prendersi una rivincita, rovinando la vita alla figlia della Maione, ma priva il clan delle “Pazzignane”, tutte detenute, del rappresentante autorevole della famiglia all’interno dell’alleanza. Gino Austero cessa così di essere il genero di Enza Maione ed Anna De Luca Bossa e Ciro Minichini diventano i suoi nuovi suoceri. Un passaggio tutt’altro che di poco conto che ridisegna gli equilibri dell’alleanza. Se un tempo “le pazzignane” Luisa De Stefano e Vincenza Maione ricoprivano un ruolo di primo ordine all’interno del sodalizio di cui erano parte integrante, in seguito agli arresti e alla condanna all’ergastolo ed ancor più, dopo il pentimento del primogenito della De Stefano, Tommaso Schisa, la famiglia un tempo legata al clan Sarno, appare sempre più in caduta libera. Ad infliggere la mazzata finale, la scelta di Austero di lasciare la moglie per avviare una relazione con Martina Minichini.
Un fatto eclatante, in più di un’occasione sfociato in episodi violenti.
Lo scorso settembre, Gabriella Onesto, zia dell’ormai ex moglie di Austero, avrebbe subito un violento pestaggio da parte di uomini e donne riconducibili al clan Minichini-De Luca Bossa, rea di aver pesantemente offeso in pubblico Martina Minichini. Tuttavia, la Onesto avrebbe giustificato i segni delle percosse, spiegando ad amici e parenti di aver avuto una lite con il marito.
Ad inasprire i toni concorrono i video che la Minichini pubblica sui social e palesemente rivolti all’ex moglie della sua nuova fiamma. Offese e provocazioni che infliggono un durissimo colpo all’orgoglio delle pazzignane, fortemente lese dagli sviluppi sentimentali che scrivono una trama degna di una telenovela.
Il clima di tensione generato dalla diatriba sentimentale tra le figlie di due lady-camorra, un tempo appartenenti allo stesso cartello camorristico, avrebbe innescato una scintilla sfociata in un pestaggio anche tra le mura dell’istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, dove entrambe le donne sono detenute.
Vincenza Maione e Anna De Luca Bossa, entrambe condannate all’ergastolo per l’omicidio Colonna-Cepparulo, sarebbero venute alle mani, proprio per soddisfare l’esigenza di “regolare i conti”.
Intanto, con Gino Austero dietro le sbarre, a Ponticelli impazza il toto-pretendente per scoprire chi sarà il nuovo amore della Minichini.