Fine pena mai per i due americani che uccisero il carabiniere Mario Cerciello Rega.
Una decisione giunta nella tarda serata di mercoledì 5 maggio: la Corte d’Assise di Roma ha condannato in primo grado all’ergastolo Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, i due cittadini americani accusati dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, avvenuto a Roma a luglio del 2019.
L’avvocato difensore di uno dei due imputati ha annunciato che presenterà richiesta d’appello per contestare una sentenza che ha definito “una vergogna per l’Italia”.
Secondo la ricostruzione emersa nel corso del processo, nella notte tra il 25 e il 26 luglio Elder e Hjorth, entrambi californiani, cercarono di comprare della droga a Trastevere e si rivolsero a Sergio Brugiatelli, che fece da intermediario accompagnandoli da un’altra persona, Italo Pompei: quest’ultimo vendette loro una pasticca di Tachipirina spacciandola per una droga pesante. Elder e Hjorth decisero quindi di rubare lo zaino di Brugiatelli e di proporlo poi in uno scambio per avere indietro i soldi che avevano già pagato.
All’incontro per la restituzione dello zaino però si presentò il carabiniere Mario Cerciello Rega con un collega, Andrea Varriale, secondo l’accusa dopo una denuncia di furto. Erano entrambi disarmati: Varriale ha spiegato nel processo che il motivo era non far saltare la copertura. Durante l’incontro iniziò una colluttazione nella quale Elder accoltellò undici volte Cerciello Rega, uccidendolo.
La difesa nel processo ha sostenuto che Elder abbia reagito per legittima difesa e che i due carabinieri non si fossero qualificati. Secondo il pubblico ministero invece Cerciello Rega sarebbe stato aggredito senza aver prima attaccato Elder, e non avrebbe avuto il tempo di difendersi per le numerose coltellate subite in pochi secondi. Varriale ha sostenuto che lui e Cerciello Rega si fossero identificati come carabinieri appena arrivati nel luogo dell’incontro con Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth.