26 aprile: una data alla quale è associato un evento che ha segnato la storia dell’umanità. Correva l’anno 1986 quando in Russia si verificò un gravissimo incidente presso la centrale nucleare di Černobyl che costò la vita a migliaia di persone, oltre ad arrecare delle gravissime e vaste conseguenze che si estesero ben oltre i confini sovietici.
Dopo il disastro nucleare di Chernobyl, nulla è stato più come prima, non solo per bielorussi, russi e ucraini che ne hanno subito le conseguenze più drammatiche, ma per tutti. Ancora è impossibile stimare un bilancio reale dei danni arrecati dall’incidente avvenuto in quella centrale nucleare.
I morti accertati sono 66, secondo l’Onu, invece almeno in 4mila persero la vita, il Partito Verde Europeo parla di 30-60 mila e Greenpeace addirittura di 6 milioni. Gli sfollati furono più di 115 mila. Responsabile della catastrofe il personale della centrale, quindi il mix micidiale tra un errore umano e la cattiva progettazione della stessa centrale nucleare.
Tutto ebbe inizio in una centrale nucleare presso la cittadina di Cernobyl, nell’Ucraina settentrionale, quasi ai confini con la Bielorussia. Nella notte tra 25 e 26 aprile 1986 si verificò una grave perdita al reattore dell’unità n. 4 della centrale nucleare: furono gli svedesi a chiedere spiegazioni, in quanto le radiazioni a causa del forte vento arrivarono vicino ad una centrale nucleare in Svezia già il 26 aprile, anche se la situazione divenne molto seria e preoccupante solo verso le 9.00 di lunedì 28 aprile.
Chernobyl è stata soprattutto una tragedia umana che ha provocato migliaia di vittime, l’abbandono forzato di vaste aree di Bielorussia e Ucraina, un disastro economico e sociale per milioni di persone; ancora oggi a 35 anni di distanza, le conseguenze per quei territori sono pesantissime e milioni di persone vivono tuttora in una situazione di rischio sanitario.