Gli inquirenti non hanno dubbi: dietro la “stesa” avvenuta in via al chiaro di Luna, nel rione Conocal di Ponticelli, lo scorso venerdì 26 marzo, si celerebbe un agguato mancato.
Diversi residenti in zona hanno infatti allertato le forze dell’ordine, segnalando la presenza in strada di persone armate.
La squadriglia, secondo gli inquirenti, avrebbe compiuto quell’incursione armata con l’intento di compiere un agguato, ma non riuscendo a stanare l’obiettivo da eliminare, avrebbero ripiegato su una “stesa” con il chiaro intento di inviare un monito ancor più chiaro al destinatario di quel raid.
Un episodio che rischia di passare in sordina e che invece sottolinea la presenza del cartello costituito dai giovani eredi del clan D’Amico, tra i quali spicca un giovane con velleità da boss che ha inculcato quella forte brama di potere ad altre reclute. Oltre ai giovanissimi fidanzati delle figlie dei fratelli D’Amico, già genitori a dispetto della loro giovane età e legati quindi a filo doppio ai “fraulella del Conocal”, in quanto padri dei nipoti dei fondatori della cosca che per diversi anni ha imposto la sua egemonia in quel rione, la paranza costituita da giovani di età compresa tra i 15 e i 23 anni può contare anche sul supporto di giovani provenienti dai comuni limitrofi e reclutati soprattutto tra le fila dei relitti dei clan in declino del vicino comune di Volla.
Dopo un periodo iniziale vissuto alla mercè del ras Gennaro Aprea, esponente dell’omonimo clan radicato a Barra e dirottato nell’ex bunker dei D’Amico per volere del clan De Luca Bossa per onorare l’accordo stipulato tra i clan alleati di Napoli est e nato con l’intento di scalzare i De Micco da Ponticelli e i Mazzarella da San Giovanni a Teduccio. Quando la cosca del Lotto O è riuscita a conquistare il controllo del territorio, ha consegnato alla famiglia Aprea uno dei rioni più redditizi di Ponticelli per quanto concerne il business dei traffici illeciti.
Una decisione che ha subito suscitato il forte malcontento del giovane aspirante boss del Rione Conocal, tutt’altro che intenzionato ad accettare serenamente l’idea che il “suo” rione fosse dominato da una famiglia esterna ed estranea e per giunta proveniente da un altro quartiere. Ad inasprire i toni della disputa hanno concorso e non poco anche delle problematiche sentimentali: il giovane, infatti, si era invaghito della compagna di Roberto Boccardi, mentre quest’ultimo era in carcere. Una volta tornato in libertà, l’ex fedelissimo del clan De Micco è passato alla corte del clan De Luca Bossa e i due hanno dato il via ad una serie di “botta e risposta” a suon di stese che celavano non solo la volontà di avere la meglio sul rivale in amore, ma anche la necessità di ripristinare un equilibrio, imponendo alla giovane testa calda del Conocal di accettare l’egemonia del clan del Lotto O senza contestarne le decisioni.
Dopo il declino del clan De Luca Bossa, l’attenzione degli inquirenti si è spostata principalmente sui clan più affermati e in lotta per il controllo del territorio. I giovani aspiranti leader del Conocal, hanno avuto così tempo e modo per organizzarsi ed imporre la loro egemonia, spingendosi ben oltre la zona storicamente di competenza del clan D’Amico, imponendosi a suon di estorsioni, riuscendo così a mettere le mani si una grossa fetta di via Argine. Una leadership che impazza sui social, dove le iniziali dei giovani a capo del focolaio camorristico emergente vengono divulgate di continuo, rappresentando la firma di quel cartello criminale che in tutte le sedi intende affermare la sua presenza.
Il Conocal è presidiato 24 ore su 24 da quei giovani che controllano tutto servendosi di continue scorribande armate in sella a grossi scooter per proteggere quella roccaforte riconquistata dopo tanto penare e nella quale il ras Aprea ancora resiste.
Sullo sfondo, oltre alle ruggini con i De Luca Bossa, anche il rapporto conflittuale con gli XX che in più di un’occasione è sfociato in episodi violenti. Tant’è vero che poco dopo il duplice agguato destinato a due reclute del clan XX, in cui Giulio Fiorentino ha avuto la peggio, mentre Vincenzo di Costanzo è rimasto ferito, proprio nel Parco Conocal è andato in scena un lungo e fragoroso spettacolo pirotecnico.
In questo scenario si colloca l’ultimo sussulto camorristico consumatosi a Ponticelli: quei giovani potrebbero essere intenzionati a “stanare” il ras Aprea per consacrare definitivamente la propria egemonia nel Conocal e al contempo rilanciare le loro credenziali, annunciando agli altri clan in lotta per il territorio la loro presenza, galvanizzata dalla livorosa voglia di calcare la scena malavitosa da protagonisti.
Di contro, uno degli altri clan intenzionati a conquistare Ponticelli, potrebbe aver deciso di abbracciare le armi per stroncare sul nascere le velleità di quel “gruppetto di ragazzini” – così viene definito nel gergo malavitoso locale il focolaio camorristico attivo nel Rione Conocal – tenendo conto del fatto che, durante l’era dei De Luca Bossa, le figure ai vertici del clan hanno sottovalutato il problema, non intervenendo per sedare gli animi, neanche all’indomani della “stesa” indirizzata ad Aprea, avvenuta l’estate scorsa. Un’esperienza dalla quale potrebbero aver tratto un prezioso insegnamento.