Il 19 febbraio del 2015 i carabinieri della compagnia di Poggioreale, al culmine di un rocambolesco inseguimento, catturano a Ponticelli il ricercato Salvatore De Micco, 29enne reggente dell’omonimo clan camorristico attivo nell’area Est di Napoli. L’uomo era destinatario di vari provvedimenti restrittivi emessi per omicidio, associazione di tipo mafioso, droga e rapina.
Dopo aver ricevuto una segnalazione che notificava la presenza di De Micco nella zona di Ponticelli, i militari si sono messi “a caccia” del ricercato e l’hanno visto transitare in viale Margherita, a bordo di una delle vetture che si sapeva potesse essere usata da lui.
Dall’omicidio di Massimo Imbimbo a quello di Antonio Minichini, figlio della lady-camorra Anna De Luca Bossa e di Ciro Minichini. Un omicidio, quest’ultimo, che maturò perchè il giovane Minichini, poco più che 19enne, quella sera si trovava insieme all’amico Gennaro Castaldi, fedelissimo dei fraulella e reale obiettivo dei killer Salvatore De Micco e Gennaro Volpicelli.
Malgrado il vincolo di parentela con una delle famiglie camorristiche di primo ordine della malavita di Napoli est, Antonio Minichini era estraneo agli affari di famiglia e perde la vita in circostanze che hanno profondamente scosso e commosso l’intera comunità, soprattutto perchè al giovane furono negati i funerali in chiesa.
Un omicidio pesante che ha dato il via ad una lunga e fitta trama di omicidi, condita di sangue e livore di vendetta che ha concorso a stroncare tante altre giovani vite.
Omicidi, latitanza, carcere: si sintetizza così la carriera camorristica del giovane Salvatore De Micco che tutt’oggi rappresenta un’icona malavitosa da ergere ad esempio per i giovani aspiranti boss di Napoli est, al pari di suo fratello Marco. Tantissimi i giovani di Ponticelli che, malgrado le pesanti condanne incassate dai fratelli De Micco, vedono ancora nello stile di vita e nel disegno camorristico introdotto dai “Bodo” un modello al quale ispirarsi.
Basta pensare che sui profili social delle nuove leve della camorra impazzano le foto in cui vengono sfoggiati lussuosi rolex, simbolo di quella forma di potere e prestigio confacente ad un vero capo, proprio come gli ha insegnato il giovane Marco De Micco.
L’arresto di Salvatore De Micco fu un evento eclatante, non solo per le rocambolesche circostanze in cui è maturato, ma soprattutto per il nuovo equilibrio che disegnò all’interno del clan dei “Bodo”.
A capo del clan, dopo quell’arresto, subentrò il fratello Luigi, la mente economica del clan, decretando così l’inizio di una nuova politica camorristica, anche grazie al supporto di un fedelissimo e spietato braccio destro: Antonio De Martino detto “XX”.
Inizia così a Ponticelli un’era camorristica che introduce un clima di terrore, segnato da estorsioni a tappeto e pregno di omicidi efferati ed eclatanti, mirati a consegnare un messaggio esplicito ai rivali: sono i De Micco i nuovi signori di Ponticelli e chiunque proverà ad opporsi al volere del clan egemone, pagherà con la vita questo genere di affronto.