Mentre il mondo intero è impegnato a combattere ormai da un anno contro il coronavirus, l’Oms lancia l’allarme sulla diffusione di un altro virus di origine animale: il Nipah.
L’allarme è scattato dopo che sono stati registrati diversi focolai del virus in Bangladesh e in India.
Cos’è il virus Nipah
L’infezione da virus Nipah, che l’OMS ha identificato come malattia prioritaria per il suo piano di ricerca e sviluppo, è una malattia zoonotica che viene trasmessa alle persone dagli animali e può anche essere trasmessa attraverso alimenti contaminati o direttamente da persona a persona.
Sebbene il virus Nipah abbia causato solo pochi focolai noti in Asia, infetta una vasta gamma di animali e causa gravi malattie e morte nelle persone. Si tratta di un’infezione virale di origine animale che per la prima volta è stata isolata nel 1999.
A differenza del Covid, siamo di fronte ad un virus conosciuto nella sua forma tradizionale.
L’epidemia del 2018 nel Kerala, India
L’epidemia del 2018 era localizzata in due distretti dello Stato del Kerala: Kozhikode e Malappuram. Il 19 maggio 2018 erano stati segnalati tre decessi dovuti all’infezione da NiV (Nipah) dal distretto Kozhikode, nello Stato del Kerala. Al 17 luglio 2018 erano stati segnalati 19 casi in totale, inclusi 17 decessi.
Dal 1° giugno 2018 non è stato segnalato nessun nuovo caso o decesso e, al 30 luglio, nello Stato del Kerala la trasmissione interumana di NiV è stata controllata.
Nei pazienti infetti si era osservata sindrome da distress respiratorio acuto ed encefalite.
I sintomi del virus Nipah
Il virus può anche causare gravi malattie ad animali come i maiali, mentre nell’uomo provoca una serie di malattie dall’infezione asintomatica – subclinica – alla malattia respiratoria acuta e all’encefalite fatale.
Il Nipah nell’uomo può evolvere in diversi modi:da infezioni asintomatiche a infezioni respiratorie acute, convulsioni ed encefalite fatale. Le persone infette inizialmente sviluppano sintomi che includono febbre, mal di testa, mialgia, vomito e mal di gola. Questo può essere seguito da vertigini, sonnolenza, alterazione dello stato di coscienza e segni neurologici che indicano un’encefalite acuta.
Alcune persone possono anche sperimentare polmonite atipica e gravi problemi respiratori, incluso distress respiratorio acuto. Encefalite e convulsioni si verificano nei casi gravi, progredendo fino al coma entro 24-48 ore.
La maggior parte delle persone si riprende completamente, anche se ad alcuni rimangono condizioni neurologiche residue dopo l’encefalite acuta. Sono stati anche segnalati alcuni casi di ricaduta.
Nipah: contagiosità e mortalità
Ciò che preoccupa di più di questo virus è il suo alto tasso di mortalità – tra il 40 e il 75% – e il uso livello particolarmente elevato di contagiosità, che però può variare molto in base all’epidemia a seconda della sorveglianza e della gestione clinica nelle aree colpite.
Il periodo di incubazione va da 4 a 14 giorni, ma è stato riportato un periodo di incubazione fino a 45 giorni. La trasmissione da uomo a uomo del virus Nipah è stata segnalata anche tra familiari e operatori sanitari di pazienti infetti.
Inoltre, dicono gli esperti, è in grado di danneggiare gravemente il cervello, lasciando importanti conseguenze neurologiche. Per questo l’Oms raccomanda una terapia intensiva di supporto per il trattamento di gravi complicanze respiratorie e neurologiche.
Come si contrasta o si previene il virus Nipah
L’unica rassicurazione arriva dal fatto che il Nipah è un virus molto localizzato e che, date le circostanze attuali, è piuttosto difficile che si diffonda in un altro continente, anche se l’allerta deve essere massima.
Al momento non ci sono farmaci o vaccini che prendono di mira specificamente il virus Nipah. L’infezione può essere però prevenuta evitando l’esposizione a suini e pipistrelli malati nelle aree endemiche, ed evitando il consumo di frutta mangiucchiata da pipistrelli infetti o di bere succo di palma da dattero grezzo o bevande che lo contengono.
Il virus contagia una vasta gamma di animali e sostanzialmente si trasmette attraverso il contatto diretto con un soggetto contagiato o ad esempio mangiando cibi contaminati.
Il rischio di trasmissione internazionale attraverso frutta contaminata da urina o saliva di pipistrelli frugivori può essere prevenuto lavando accuratamente la frutta e sbucciandola prima del consumo. La frutta con segni di morsi di pipistrello dovrebbe essere scartata.