La variante inglese del covid-19 è arrivata in Italia: la notizia è stata resa nota durante la serata di domenica 20 dicembre, dopo il blocco dei voli dal Regno Unito e l’arrivo degli ultimi aerei dalle città britanniche con obbligo di quarantena.
Centinaia di passeggeri, quasi tutti italiani, un medico sospetto positivo, attualmente sottoposto ad accertamenti allo Spallanzani.
Una donna italiana e il suo convivente sono invece in isolamento, dopo che i medici dell’ospedale militare del Celio hanno sequenziato il genoma della nuova versione del Covid.
I due sarebbero in condizioni non gravi: il primo è positivo alla variante, il secondo — che era appena rientrato da una città inglese — avrebbe contratto il coronavirus così come lo abbiamo conosciuto fino a oggi. Dopo i primi sintomi, lievi, il tampone ha confermato la loro positività, ma le successive analisi hanno evidenziato subito la mutazione del virus in uno dei due. Secondo le prime informazioni, la donna — ora asintomatica — avrebbe un’alta carica virale. Per il trattamento della paziente è stato applicato lo stesso protocollo previsto per qualsiasi malato di Covid.
Sono subito scattate le misure di sicurezza nei confronti dei familiari e dei contatti stretti dei due, sottoposti anch’essi a tampone. Sono stati anche contattati i passeggeri del loro volo di rientro in Italia, sicuramente quelli che sedevano nelle due file avanti e nelle due dietro. Per il momento non è stato comunicato il risultato dei tamponi, ma alcuni dei contatti sono stati messi in isolamento, e in tutta Italia è comunque partito l’alert sui rientri dalla Gran Bretagna nelle ultime due settimane.
C’è apprensione, perché appare complicato tracciare gli eventuali positivi alla «variante inglese» e i loro contatti. Basti pensare che solo in Sicilia sono 1.115 i cittadini che dal 14 dicembre scorso sono rientrati dal Regno Unito, di questi 636 hanno già effettuato il tampone molecolare (risultato negativo) prima di arrivare nell’isola. Si presume quindi che nello stesso lasso di tempo decine di migliaia di persone siano giunte in tutta Italia dalla Gran Bretagna, ma i dipartimenti di prevenzione delle unità sanitarie locali sono già alla ricerca, come prevede l’ordinanza urgente del ministero della Salute, del maggior numero di potenziali positivi, sulla base quantomeno delle liste dei passeggeri degli aerei. Una corsa contro il tempo che appare disperata.
L’Oms ha reso noto che la variante del covid diffusasi in Gran Bretagna è più contagiosa e può falsare l’esito dei test diagnostici, mentre non è provato che accresca la gravità della malattia. L’Oms ha precisato inoltre che “non ci sono prove che indicano cambiamenti nella gravità della malattia, ma anche su questo aspetto sono in corso valutazioni”.
“Non ci sono prove che questa mutazione renda il virus più letale o gli consenta di sfuggire ai vaccini“. Ha fatto sapere il virologo e presidente dell’Aifa Giorgio Palù in un’intervista a “La Stampa”. “Dal prototipo di Wuhan – spiega – sono già avvenute migliaia di mutazioni. Finora nessuna di queste è stata correlata con un aumento della virulenza”.
Questa mutazione ha di preoccupante, semmai, “la contagiosità.
Al momento non abbiamo pubblicazioni o studi approfonditi” ma “non c’è prova che il virus sfugga al controllo degli anticorpi”.
Rispetto alla campagna vaccinale “dopo il via libera dell’Ema al Pfizer, atteso per oggi, domani arriverà il timbro formale della Commissione Ue e sempre domani ci riuniremo noi per la nostra autorizzazione. È tutto già definito, il 27 ci saranno le prime vaccinazioni”. In Italia “bisogna arrivare a un’immunizzazione tra il 65% e il 70% della popolazione – sostiene – è l’unico modo per proteggere dall’infezione anche chi non si vaccina”. Va reso obbligatorio? “Oltre che complicata dal punto di vista giuridico, l’obbligatorietà presenta anche un’altra criticità: avremo alla fine 6 vaccini con caratteristiche diverse, per cui qualcuno potrebbe chiedere di farsi iniettare un tipo piuttosto che un altro”.
In merito alle restrizioni per le Feste “si poteva decidere prima, c’è stata grande esitazione. Questa seconda fase, partita dopo l’estate, non è finita e proseguirà a gennaio. La curva dei contagi è scesa troppo poco. Mi preoccupa l’idea di riaprire tutto dopo l’Epifania, a cominciare dalle scuole. Farei andare a scuola solo fino alle elementari, perché fino a 10 anni ancora si infettano poco e quindi trasmettono poco il virus. I più grandi invece sono un pericolo, per genitori e nonni”.