Torna a far parlare di sé il cantante neomelodico siciliano Niko Pandetta, più volte balzato agli onori della cronaca per le canzoni in cui inneggia alla mafia e alla malavita, dedicate agli “ospiti dello Stato”, in primis, allo zio, il boss Turi Cappello, detenuto al 41 bis, protagonista della hit “dedicata a te” che su youtube ha superato i 4 milioni di visualizzazioni. Memorabili anche le sue performance con il neomelodico napoletano Anthony Ilardo insieme al quale si schiera apertamente “contro i pentiti”, inneggiando all’omertà e alle altre regole cardine del codice d’onore della malavita. Pandetta, in effetti, è una presenza fissa nei rioni in odore di camorra di Ponticelli. Numerose le serenate e i concerti tenuti dal cantante siciliano all’ombra del Vesuvio.
Il nome del neomelodico catanese è emerso nell’ultima inchiesta condotta dalla Dda di Palermo e che ha fatto scattare le manette per 20 personalità di spicco della malavita siciliana, tra boss, gregari ed esattori del racket del quartiere Borgo Vecchio.
La recente inchiesta ha rivelato lo stretto legame che intercorre tra il neomelodico catanese e il capomafia Jari Ingarao. Un legame talmente solido che Pandetta si recava in visita dal boss anche mentre era detenuto agli arresti domiciliari. Ingarao, re del traffico di droga, lo voleva a tutti i costi sul palco del rione durante la festa patronale. Il clan controllava il comitato organizzatore e decideva chi dovesse esibirsi. L’inchiesta della Dda ha anche accertato che i soldi per l’ingaggio dei cantanti erano il provento delle estorsioni. Un clan che esercita un controllo capillare sul quartiere Borgo Vecchio, storicamente una tra le più importanti e potenti consorterie del panorama mafioso siciliano, giungendo perfino a condizionare l’organizzazione delle feste rionali, dove i mafiosi imponevano l’esibizione dei cantanti neomelodici a loro più vicini.
Un desiderio lecito, in virtù della solida fama conquistata da Pandetta, a suon di hit che strizzano l’occhio alla malavita e comparsate televisive che hanno indignato e sconvolto l’Italia intera. Classe 1991, una condanna a 8 anni per droga e amicizie solide in Cosa nostra, il neomelodico che di recente ha inciso un brano con il noto rapper Guè Pequeno, aveva conquistato la ribalta nazionale in seguito alla partecipazione alla trasmissione Realiti di Rai2, nell’ambito della quale, per l’ennesima volta, aveva tributato affetto e stima allo zio, Turi Cappello, capomafia detenuto al 41 bis. Parole che scatenarono aspre polemiche e non pochi guai per Pandetta.
Proprio in quel momento storico Pandetta avrebbe dovuto esibirsi a Borgo Vecchio, nell’ambito della festa rionale, per compiacere il capoclan e proprio in virtù di quel clima, Ingarao temeva che il concerto sarebbe saltato. Lo dice non sapendo di essere intercettato, parlando con altri uomini d’onore. «Io ci sto provando … quello suona a posto … quello mi fa, dice: “al Borgo pure per te, vengo pure senza soldi!”», sostiene, tentando di risolvere il problema. E all’amico Pandetta dà un consiglio: tatuarsi Falcone e Borsellino per zittire le critiche e ripulirsi l’immagine. Un suggerimento a cui il cantante risponde seccamente: «Sei un figlio di p… non mi fare… queste cose… ti levo l’amicizia, già te l’ho detto».