Resta alta la tensione sul versante camorristico a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli in procinto di congedare i De Luca Bossa, clan attualmente egemone, ma sul quale iniziano già a scorrere i titoli di coda. Ne sono ampiamente consapevoli le figure di spicco del sodalizio camorristico che grazie all’alleanza con altri clan di Napoli est – Minichini, Schisa, Aprea – è riuscito a colmare il vuoto di potere consequenziale all’arresto dei principali interpreti del clan De Micco, avvenuto nel novembre del 2017. Tant’è vero che nell’ultimo mese stanno intensificando le attività estorsive con il chiaro intento di “fare cassa” in modo da poter sopperire a tutte le spese che saranno chiamati a sostenere di qui a poco: dagli stipendi alle famiglie dei carcerati agli avvocati. Altra ipotesi plausibile è quella che ipotizza la pianificazione di una fuga da parte delle figure al vertice del clan, tutt’altro che intenzionate a finire dietro le sbarre.
Un clima che genera tensioni e fibrillazioni che si estendono ben oltre le mura del Lotto O, il rione di edilizia popolare erto a fortino del clan De Luca Bossa.
Così, mentre l’era dei De Luca Bossa si appresta a giungere al tramonto, nuovi scenari camorristici iniziano delinearsi all’orizzonte, concorrendo a generare ulteriori fibrillazioni nei rioni simbolo della malavita e lungo le strade in odore di camorra.
Il giovane aspirante boss del Rione Conocal, continua a far parlare di sé. Tutt’altro che intenzionato a mollare la presa, anzi, sempre più motivato a conquistare “il suo rione”, scippandolo dalle grinfie del boss di Barra Gennaro Aprea, attualmente a capo di quello che un tempo non molto lontano fu il bunker del clan D’Amico.
Una velleità palesata a suon di “stese” ed altre azioni eclatanti che il clan De Luca Bossa non ha mai redarguito, legittimando così il giovane a manifestare con ulteriore convinzione l’intento alla base del suo piano criminale: conquistare Ponticelli.
Non si accontenta del Conocal, proprio perché galvanizzato dalla mancata controffensiva del clan attualmente egemone, ben più preoccupato a proteggersi dall’attacco della magistratura, innescata dalle dichiarazioni rese dal pentito Tommaso Schisa che proprio in questi ultimi mesi stanno iniziando a sortire i primi esiti.
Una mancata controffensiva che legittima il giovane aspirante boss del Conocal a guardare ben oltre i grigi palazzoni incastonati lungo le strade dai nomi fiabeschi.
In quest’ottica sarebbero maturate delle frizioni anche con il clan Casella.
Tra le palazzine di via Franciosa, in effetti, negli ultimi tempi, si registra un clima teso.
Alle 20 scatta il coprifuoco, le figure di spicco del clan appaiono restie a farsi vedere in giro. Vivono da segregati in casa ed escono sempre ben protetti da guardie del corpo oppure in auto. “Giusto per stare più tranquilli.”
Alcuni residenti in zona riferiscono che un paio di settimane fa, le tensioni con “quelli del Conocal” sarebbero sfociate in una “stesa” nei pressi dell’abitazione di alcune figure-simbolo del clan nato sulle macerie del clan Sarno. Analogamente, la gestione del business dello spaccio di droga sta subendo delle mutazioni, al fine di esporre il minor numero di reclute al minor numero di pericoli possibili.
Nel mirino dei rivali, non solo via Franciosa: all’incirca un mese fa, in via Crisconio, nella zona di San Rocco, nei pressi dell’abitazione del suocero di Eduardo Casella, un’auto all’interno di un garage è stata data alle fiamme.
Per domare l’incendio fu necessario l’intervento dei vigili del fuoco.