L’era camorristica della seconda generazione dei De Luca Bossa a Ponticelli ha le ore contate: ne sono consapevoli le figure di primo ordine del sodalizio camorristico che è riuscito ad affermare la propria egemonia, in seguito al declino del clan De Micco, nel novembre del 2017.
A disseminare questa convinzione nei rioni-bunker della malavita di Napoli est è un verdetto inconfutabile: la magistratura sta vagliando le dichiarazioni rese dal giovane Tommaso Schisa, elemento di spicco del clan, nonché figlio della Pazzignana” Luisa De Stefano del Rione De Gasperi. Tante, troppe le persone addentrate nelle dinamiche camorristiche locali che sanno che farebbero bene a “preparare già la borsa”: questa la frase in codice, utilizzata negli ambienti malavitosi per preannunciare un arresto imminente.
In effetti, risulta impossibile che il giovane Schisa non abbia fornito agli inquirenti elementi preziosi per stanare i nuovi ras di Ponticelli. Una circostanza temuta da boss ed affiliati, sempre più convinti di beneficiare del regime di libertà ancora per poco.
A turbare la quiete dei De Luca Bossa non è solo il rumore delle manette che si fa sempre più vicino, ma anche il presagio di un altro imminente pentimento. Negli ultimi giorni, infatti, sul Lotto O aleggia con insistenza una voce di popolo secondo la quale una donna che ricopre un ruolo di rilievo nel sodalizio camorristico in cui convergono i clan di Napoli est, sarebbe passata dalla parte dello Stato.
Un’ipotesi tutt’altro che impossibile, in virtù dell’imminente appello che potrebbe confermare l’ergastolo per otto affiliati al clan ritenuti, a vario titolo, responsabili dell’omicidio Colonna-Cepparulo.
I nomi più quotati, come anticipato nei giorni scorsi, sono quelli di Anna De Luca Bossa e Luisa De Stefano.
In questo clima di crescente tensione starebbe maturando il piano di fuga dei ras del Lotto O di Ponticelli che negli ultimi tempi stanno praticando una politica analoga a quella che ha segnato gli ultimi colpi di coda del clan Sarno e anche del clan De Micco.
I boss del Rione De Gasperi, così come i “Bodo”, quando erano al comando di Ponticelli e furono travolti dallo stesso presagio che annunciava l’imminente fine della loro era camorristica, in virtù delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, hanno agito proprio come stanno facendo i De Luca Bossa attualmente: estorsioni a tappeto per fare cassa e racimolare il maggior numero di contanti.
Questo spiegherebbe perchè il sodalizio attualmente egemone a Ponticelli non abbia stroncato sul nascere le velleità dell’aspirante ras del Conocal, tutt’altro che disposto ad accettare la supremazia di Gennaro Aprea nell’ex bunker dei “fraulella” e che in più di una circostanza avrebbe compiuto “stese” e raid intimidatori, volti a contestare l’autorità del sodalizio camorristico che detiene il controllo del quartiere.
Una replica attesa negli ambienti malavitosi quale dimostrazione tangibile del potere e dell’inattaccabile supremazia del clan De Luca Bossa che tuttavia non si è verificata e che, di contro, ha generato un clima desertico nei luoghi del Lotto O abitualmente frequentati da personaggi di spicco della malavita locale, punto scommesse e circoli ricreativi, in primis.
L’ipotesi più temuta è che l’aspirante ras del Conocal possa tentare l’impresa, spingendosi nel quartier generale dei De Luca Bossa per mettere la firma su un delitto eccellente.
Un timore che i ras del Lotto O non hanno stroncato sul nascere, probabilmente, per privilegiare un piano ben più ambizioso: fare cassa e tagliare la corda, prima che giungano a scovarli i sicari del clan rivale o un’ordinanza di custodia cautelare.
Un piano che, in particolare, il giovane boss del Lotto O, Umberto De Luca Bossa, ha covato a suon di lettere d’amore, mentre era detenuto in carcere. Tornato in libertà esattamente da un anno, non è un mistero che durante la detenzione, il giovane, padre di due bambini, abbia più volte promesso alla madre dei suoi figli che si sarebbero costruiti una vita lontano da Ponticelli e dalle insidie.
I tempi sono più che maturi per tagliare la corda: o ora o mai più.
In virtù dello scenario che sta mutando repentinamente e con il vento che soffia sempre più a sfavore dei De Luca Bossa, questi ultimi stanno mettendo la firma su pratiche estorsive continue e sfiancanti, ai danni di tutti gli esercenti e i commercianti del quartiere, spillando anche somme esigue ad attività modeste, creando un precedente inedito nell’iter camorristico del quartiere. I predecessori dei De Luca Bossa, ad onor del vero, hanno evitato di estorcere denaro alle attività – soprattutto abusive – che palesemente faticano a racimolare il minimo indispensabile per restare a galla.
Prima del secondo mandato dei De Luca Bossa a Ponticelli, la camorra si arricchiva spillando denaro ai benestanti. Attualmente, la camorra taglieggia anche i poveri, pur di fare cassa.
Una politica che concorre ad inasprire gli animi e a generare il malcontento intorno alle figure-simbolo del clan, al pari delle modeste paghe delle reclute, stanche di rischiare la vita per poche migliaia di euro a settimana.
Niente spari, niente agguati, estorsioni a tappeto, senza guardare in faccia nessuno, senza risparmiare nessuno: questa la politica messa in atto dai De Luca Bossa, giunti ormai al tramonto della loro era.