Il mese di agosto a Ponticelli termina così com’era iniziato, nel segno degli spari. Teatro dell’ultimo raid intimidatorio, ancora una volta, il rione Conocal.
I riflettori degli inquirenti tornano ad accendersi sull’ex rione-bunker del clan D’Amico, quei “fraulella” che cercarono di colmare il vuoto di potere generato dal declino del clan Sarno, ingaggiando una guerra contro i De Micco, seppure furono questi ultimi ad avere la meglio, al culmine di un ampio spargimento di sangue. A decretare la supremazia dei De Micco fu un delitto eccellente, avvenuto proprio nel Rione Conocal: era il 10 ottobre del 2015 quando due killer – che oggi sappiamo essere Flavio Salzano e Antonio De Martino – giunsero in via Flauto Magico 294, sotto casa della donna-boss Annunziata D’Amico per giustiziarla come un vero capoclan.
Ed è proprio in via Flauto Magico che quattro persone in sella a due moto hanno esploso diversi colpi di pistola, indirizzandoli contro l’abitazione di Gennaro Aprea, capo dell’omonimo clan. I proiettili hanno raggiunto balcone e facciata.
Un agguato che matura contestualmente alla scarcerazione in permesso, quindi non definitiva, di Vincenzo Aprea, figlio di Gennaro, che sta scontando una condanna per omicidio. Malgrado Vincenzo Aprea dovrà tornare in carcere per scontare altri 10 anni di detenzione, la notizia del ricongiungimento familiare in casa Aprea, ha fatto infuriare “i rivali” intenzionati a conquistare il controllo degli affari illeciti nel rione Conocal.
L’oggetto della disputa che ha generato “stese” e frizioni nel Rione Conocal è lo stesso “Rione Conocal”.
Tra le tante direttive impartite dai clan alleati di Napoli est, una volta conquistato il controllo di Ponticelli, in seguito al declino del clan De Micco, vi è l’assegnazione di ciascun rione-simbolo della camorra di Ponticelli a “un capo” che per conto del clan amministra i proventi delle attività illecite praticate in quella sede.
Per i nuovi ras di Ponticelli, il “capo” del Rione Conocal è Gennaro Aprea. Una decisione non recepita di buon grado da un altro interprete della malavita locale che sta cercando in tutti i modi di conquistare quel rione che identifica come “suo” e in virtù di ciò, mira a diventare il padrone, sovrano e incontrastato, delle attività di spaccio e delle altre pratiche illecite radicate nel Conocal.
Un braccio di ferro che in più circostanze ha generato delle “stese”, unitamente al fatto che, come se ciò non bastasse, il giovane che mira a scalzare la sovranità di Gennaro Aprea nel Conocal è finito in un triangolo amoroso che lo vede contendersi la donna con un elemento di spicco dei De Luca Bossa scarcerato di recente.
La temporanea scarcerazione di Vincenzo Aprea ha inasprito i toni della disputa, in quanto fortifica la posizione dei “barresi” nell’ex bunker dei fraulella. Il figlio di Gennaro Aprea potrebbe disporre come vuole degli ampi spazi a disposizione tra le strade dai nomi fiabeschi che si attorcigliano tra grigi e fatiscenti palazzoni: dall’imposizione del pizzo agli esercenti in zona all’apertura di nuove piazze di spaccio, le attività illecite che possono rifocillare le casse di famiglia possono essere plurime.
Velleità recepite come una minaccia dagli aspiranti leader del Rione Conocal di Ponticelli che hanno pensato di esternare il loro malcontento in modo piuttosto esplicito, mettendo la firma sulla “stesa” indirizzata alla famiglia Aprea.