Ormai ci siamo già abituati a convivere con le telecamere di sorveglianza che si trovano in ambienti ad accesso pubblico, come le strade, le piazze, le banche e gli uffici amministrativi. Pian piano l’occhio elettronico è arrivato anche sui luoghi di lavoro e l’abitudine ha finito con lo scacciare la diffidenza e i timori inizialmente nutriti verso una forma di controllo che, nonostante gli innegabili vantaggi, rappresenta anche una potenziale minaccia alla privacy del cittadino.
Fino a quando le telecamere erano circoscritte alle zone ad accesso pubblico e ai luoghi di lavoro, grazie alle rigorose norme che le aziende sono tenute a osservare in materia di privacy e dati sensibili, questa problematica era vissuta serenamente; negli ultimi anni, però, si è incrementata la diffusione e l’utilizzo delle videocamere di sorveglianza anche in ambito domestico.
Se state leggendo a questo articolo infatti, molto probabilmente siete intenzionati a installare un sistema di videosorveglianza in casa vostra, e siete alla ricerca di ulteriori informazioni in modo da capire meglio quali sono gli adempimenti e le restrizioni da rispettare per rimanere entro i limiti stabiliti dalla legge.
Norme che regolano la videosorveglianza domestica
I sistemi di videosorveglianza destinati a uso privato possono essere di fatto installati liberamente, senza richiedere l’autorizzazione alla polizia oppure, per chi vive in un appartamento, all’ente o persona che amministra il condominio, a condizione però che le telecamere non siano puntate su luoghi di passaggio pubblico o verso le abitazioni dei vicini.
Una volta installato il sistema, e soprattutto nel caso in cui le telecamere non siano individuabili, l’articolo 10 della legge n. 675/1996 obbliga a posizionare dei cartelli per avvisare che l’area è sottoposta a videosorveglianza. Questi devono essere posizionati in modo da essere visibili alle persone prima che queste si trovino nel raggio d’azione degli occhi elettronici.
Le telecamere installate all’interno della casa non sono soggette ad alcuna restrizione specifiche; l’unica raccomandazione, in questo caso, è quella di evitare l’installazione di sistemi permanenti che richiedono modifiche sostanziali all’impianto elettrico se l’abitazione nella quale si vive è in affitto.
Nulla, invece, vieta di adoperare dei modelli di telecamere come quella descritta nelle recensione di Fabiolosa.com, dal momento che non richiedono modifiche all’impianto elettrico e possono essere rimosse con estrema facilità in caso di trasloco.
La gestione dei dati registrati
L’importanza del rispetto delle norme vigenti in materia di videosorveglianza è dovuta soprattutto al tipo di sanzioni in cui si può incorrere, che sono di natura penale oltre che pecuniaria. Il rischio, in questo caso, riguarda anche la gestione dei dati registrati, sia per quanto concerne i tempi di archiviazione sia per l’eventuale utilizzo dei filmati; in questo caso, quindi, la normativa interessa sia le telecamere installate nelle aree ad accesso pubblico sia quelle all’interno delle abitazioni e a bordo di veicoli o imbarcazioni.
I video registrati non possono essere conservati per più di 24 ore; fanno eccezione a questa regola soltanto alcuni soggetti particolari, per esempio gli enti locali e le banche, ai quali è concesso estendere il tempo di conservazione fino a un massimo di sette giorni successivi alla data di registrazione.
È possibile prorogare ulteriormente i termini previsti per la conservazione delle registrazioni, ma soltanto in seguito a eventuali richieste da parte delle autorità giudiziarie e previo controllo da parte del Garante, come nel caso delle intercettazioni a fini investigativi.
La conservazione stessa dei dati, inoltre, deve essere sottoposta a strette misure di sicurezza; i filmati, anche quelli domestici, devono essere protetti contro la perdita o la distruzione, anche accidentali, e dall’accesso di persone non autorizzate. In alcuni casi è richiesta addirittura la cifratura e l’utilizzo di programmi che, alla scadenza dei termini previsti, provvedono a cancellare automaticamente le registrazioni sovrascrivendo i dati.
L’uso delle registrazioni
Di solito la videosorveglianza domestica è finalizzata a controllare l’abitazione in propria assenza, oppure a monitorare animali domestici, persone anziane o neonati. Potrebbe capitare però, soprattutto nel caso di anziani e bambini, che le telecamere domestiche finiscano col riprendere eventuali persone estranee al nucleo familiare, che si trovano in casa per svolgere un lavoro, come badanti, baby sitter, tecnici installatori e via dicendo.
Fatte le debite eccezioni, la legge proibisce tassativamente l’uso delle telecamere per controllare le prestazioni lavorative, di conseguenza bisogna sempre comunicare la presenza delle telecamere al personale esterno chiamato a svolgere dei lavori nell’abitazione, precisando lo scopo e la finalità di utilizzo delle registrazioni in modo da evitare il rischio di subire denunce per violazione della privacy.