Notizie confortanti giungono dai dati relativi ai contagi e ai decessi, l’emergenza coronavirus inizia a manifestare i primi segnali di battuta d’arresto e proprio per questo è fondamentale continuare a mantenere comportamenti in grado di accelerare “la fase calante”.
Nessuno può stabilire con certezza quando verrà introdotta la preannunciata “Fase 2”, l’unico dato certo è che sembra un momento abbastanza vicino, seppure introdotta gradualmente per scongiurare il rischio di nuovi focolai di infezione. Tuttavia, il rallentamento del trend e un inizio di discesa dell’epidemia da Covid-19, non è un dato ancora sufficiente per decidere il ritorno a una parvenza di normalità.
Il ministro della Salute Speranza haricevuto dalla commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides, una prima anticipazione del documento con cui l’Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) mette in guardia da allentamenti delle misure.
«È troppo presto – spiegano gli esperti europei – per abbandonare il distanziamento sociale nei Paesi Ue. Che prima dovrebbero assicurarsi di possedere adeguati ed efficaci sistemi di testing e sorveglianza della popolazione in grado di guidare e modulare le strategie di potenziamento o di allentamento delle restrizioni».
Un appello a cautela e gradualità per non vanificare i grandi sacrifici fatti finora, rilanciato dal ministro Speranza.
L’Organizzazione mondiale della sanità,dal suo canto, sta ancora dibattendo sulle linee guida da consegnare agli Stati membri in vista della ‘riapertura’. Di sicuro prescriverà requisiti minimi da rispettare per poter cominciare a parlare di Fase 2, in primis, la capacità di identificare in 24-36 ore i casi sospetti con una diagnostica certa.
Molto probabile l’apertura a più fasi, a partire da quando ci saranno le condizioni minime: un primo via libera iniziale e poi un secondo step a distanza di un paio di settimane. L’idea è di procedere con riaperture successive così da poter contenere l’eventuale ricaduta.
Fondamentale, per auspicare il ritorno ad una semi-normalità, continuare ad attenersi alle normative anti-contagio.
Solo se nelle prossime settimane sarà confermato il rallentamento dei nuovi casi, la ‘Fase 2′ potrebbe essere avviata tra fine aprile e inizio maggio, accettando però il rischio di una nuova impennata dei contagi. Un’ipotesi plausibile anche alla luce di altre due festività imminenti, oltra a Pasqua: 25 aprile e 1 maggio.
Nell’impossibilità di prevedere il giorno del ‘contagio zero’, il modello predittivo costruito dalla Fondazione Gimbe prevede che il 16 aprile l’aumento dei casi scenderà al 2%, il 27 aprile all’1%, il 7 maggio allo 0,5% e il 2 giugno allo 0,1%, soglia utilizzata a Hubei per allentare le misure in base all’andamento dei contagi.