Sono trascorsi 30 giorni, i 30 giorni più lunghi della vita degli italiani: era l’8 marzo quando è iniziato il lockdown per evitare il contagio da coronavirus.
Il 21 febbraio si registra il primo caso di coronavirus in Italia e iniziano le prime misure di contenimento a partire da alcuni comuni del Nord. Il 9 marzo viene decretato il lockdown nazionale.
Un lockdown iniziato nel peggiore dei modi a Napoli, con assembramenti agli esterni dei baretti e lungo le vide della movida, nel weekend di sabato 7 e domenica 8 marzo.
Tantissimi i giovani che, intervistati dai media, raccontavano di non poter rinunciare al divertimento per nessun motivo al mondo.
Inizialmente, cittadini e governo, all’unisono, hanno preso sottogamba il pericolo insito in quel nemico invisibile e, per questo, forse, meno temuto durante le prime fasi, quelle segnate dalle foto nei ristoranti cinesi e spritz in pugno, per incentivare gli italiani ad uscire e a godersi la vita, per poi cambiare completamente registro invocando un maggiore senso di responsabilità, restando a casa, limitandosi ad uscire solo se strettamente necessario.
Il lockdown è iniziato nel segno delle serenate ai balconi: da Nord a Sud, gli italiani hanno dato luogo a numerosi spettacoli canori poi abbandonati, con l’aggravarsi della situazione.
Sui balconi sono apparsi anche i disegni dei bambini: arcobaleni di speranza e inni all’ottimismo, insieme alle bandiere italiane sventolano lungo lo stivale.
Tante, troppe le morti documentate nell’arco dei 30 giorni già trascorsi, tra le forze dell’ordine, i medici, gli infermieri, la gente comune. Il coronavirus ci ha dato ampia dimostrazione della sua trasversalità.
Nell’arco dei 30 giorni trascorsi, l’Italia ha assistito ai saccheggi nei supermercati, ma anche alle grandi catene di solidarietà che si sono attivate per supportare le famiglie indigenti e coloro che versano in condizioni economiche precarie.
Il coronavirus ci ha abituato a contemplare le immagini delle grandi metropoli deserte e ci ha consegnato storie che hanno spezzato il cuore di questa nazione.
L’immagine della lunga fila dei camion dell’esercito che trasportavano le bare dei defunti a Bergamo nelle altre città, difficilmente la dimenticheremo.
Il primo mese di lockdown è stato segnato anche da tante good news: i tanti bambini nati da madri positive al covid-19 che non hanno contratto il virus, l’instancabile servizio reso dai medici e dal personale sanitario negli ospedali, la scoperta del “farmaco Ascierto”, il farmaco antiartite che ha dato ottimi risultati sui pazienti affetti da covid-19 e che prende il nome dal medico napoletano che lo ha individuato, la scoperta di un possibile vaccino, l’arrivo di medici ed aiuti da diverse nazioni.
Un bilancio che si conclude nel segno di una notizia confortante: il record del numero dei guariti, il calo dei ricoveri e dei pazienti in terapia intensiva. L’Italia è entrata nella fase discendente del contagio, ma ciononostante il lockdown deve continuare.