Dopo quanto accaduto la scorsa notte nel carcere di Secondigliano, la reazione dei detenuti non si è fatta attendere.
Con un rapido passaparola, la notizia del trasferimento in ospedale di due detenuti che manifestavano sintomi tipici di contagio da Covid-19 durante la notte tra sabato 4 e domenica 5 aprile, ha fatto il giro delle celle dell’istituto penitenziario di Napoli Nord, suscitando un vortice di emozioni difficile da domare e che si è ben presto trasformato in rivolta.
I detenuti hanno rotto le marcature dei cancelli ed hanno calato degli striscioni dalle finestre.
“Entrato il covid-19 nel carcere, aiutateci” e “siamo qui per pagare ma non con la vita”: si legge sulle due lenzuola bianche che i detenuti del carcere napoletano di Secondigliano hanno steso all’esterno delle celle.
I detenuti hanno attirato l’attenzione con la cosiddetta “battitura”, cioè facendo rumore battendo oggetti metallici, come coperchi delle pentole, sulle sbarre delle celle.
Le fonti ufficiali attribuiscono il motivo della rivolta ad un detenuto con la febbre che la direzione avrebbe messo in isolamento e sul quale nelle prossime ore saranno eseguiti accertamenti, mentre i parenti dei detenuti forniscono tutt’altra versione dei fatti, facendo chiaro riferimento addirittura a tre detenuti trasportati nel cuore della notte in ospedale, con febbre alta e crisi respiratorie. Il trasferimento sarebbe avvenuto a notte fonda proprio per evitare che gli altri detenuti assistessero alla scena, con l’intento di sventare quello che sta accadendo in queste ore. Tuttavia, la notizia sarebbe comunque trapelata, dentro e fuori dal carcere, suscitando paura e allarmismo tra i detenuti e i loro familiari, portandoli ad inscenare la protesta attualmente in corso.
Nel corso della “domenica delle rivolte” che vide i detenuti di diversi istituti penitenziari italiani ribellarsi in seguito al conclamato stato di emergenza nazionale dichiarato dal governo per limitare il contagio da Covid-19, i detenuti del carcere di Secondigliano decisero di non praticare proteste, sperando che la buona condotta potesse sortire risultati migliori.
Durante la domenica odierna, invece, a prevalere è la forza della disperazione e la paura di vedersi abbandonare ad un triste destino, solo perchè relegati in una cella ed impossibilitati a vedersi assicurare una condizione di vita più dignitosa, oltre al diritto alla salute.
Sui gruppi e nelle chat istituite per agevolare la comunicazione tra i familiari dei detenuti si susseguono i messaggi che confermerebbero il ricovero in ospedale di detenuti con sintomi da coronavirus, trasferiti proprio dal carcere di Secondigliano. A rafforzare questa tesi, la notizia diramata nei giorni scorsi di tre agenti penitenziari che lavorano proprio nella stessa casa circondariale e risultati positivi al Covid-19.
Alcuni parenti dei detenuti sarebbero intenzionati a raggiungere l’istituto penitenziario di Secondigliano per supportare anche all’esterno del carcere la rivolta dei loro congiunti dando luogo ad una protesta civile.
Foto: Ansa