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Coronavirus, la denuncia di un dipendente dell’ospedale dei Colli: “Siamo soldati senza armi”

Luciana Esposito di Luciana Esposito
26 Marzo, 2020
in In evidenza, News
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Coronavirus, la denuncia di un dipendente dell’ospedale dei Colli: “Siamo soldati senza armi”

Immagine di repertorio

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Immagine di repertorio
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 In continuo aumento il numero di persone positive al Covid-19 in Campania: allo stato attuale sono più di 1300.

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Una situazione che rischia di mandare al collasso le strutture sanitarie, come sottolineato dal Governatore della Regione Campania che negli ultimi giorni ha più volte richiamato l’attenzione del governo centrale per evitare che quanto sta accadendo al Nord possa ripetersi anche al Sud, con conseguenze difficili da prevedere, in virtù dello stato di salute già precario delle strutture ospedaliere del Meridione.

A far luce sull’attuale clima che si respira nelle strutture ospedaliere napoletane è un dipendente degli ospedali dei Colli che comprende Monaldi, Cotugno e C.T.O.: “Da diversi giorni siamo costretti a lavorare in condizioni di sicurezza molto precarie. Da settimane siamo costretti a lavorare con mascherine chirurgiche e guanti, chi aveva occhiali li utilizzava, gli altri erano costretti a lavorare senza. Solo dopo un atto di ribellione, in seguito alla possibile presenza di un collega positivo in reparto, la direzione sanitaria si è impegnata a rifornirci di mascherine degne di definirsi tali e del kit necessario per garantirci di lavorare in sicurezza. In effetti, dopo che il collega è risultato positivo hanno cercato di correre ai ripari, ma la situazione, ormai, è già compromessa.”

Una situazione drammatica, quella vissuta dal personale medico-sanitario impegnato in prima linea nell’emergenza coronavirus che ci viene raccontata da un dipendente dell’azienda dei Colli, mentre è in attesa di sottoporsi al tampone. Il secondo negli ultimi 5 giorni. Un piccolo traguardo ottenuto con grande fatica, dopo che sette suoi colleghi sono risultati positivi al coronavirus: “Erano tutti asintomatici, qualcuno presentava qualche decimo di febbre o sporadici colpi di tosse. Adesso sono in quarantena, ma nei giorni scorsi hanno continuato a lavorare, a contatto con pazienti che sono stati esposti al rischio di contagio.

Gli asintomatici sono i più pericolosi, perchè potenzialmente vettori di contagio.
I numeri dei positivi al COVID-19 sono esclusivamente quelli a cui è stato praticato il tampone.
Quanti sono gli asintomatici…?
Quanti operatori sanitari sono asintomatici…?
Quanti di essi trasmettono il virus durante i turni di lavoro….?…Tantissimi..
Il COVID-19 non arriva solo da chi lavora in prima linea, il COVID-19 non sceglie…arriva e basta!!!

Da giorni stiamo chiedendo che tutti i dipendenti degli ospedali siano sottoposti al tampone. Cinque giorni fa ero negativo, ma quale sarà l’esito del tampone al quale sto per sottopormi, non posso saperlo. Posso solo sperare di essere ancora negativo.

Ieri, il primario della struttura ha voluto tamponi ripetuti per tutti, nonostante le tantissime ostruzioni da parte dei “piani alti” che non vogliono che il personale medico sia sottoposto ad accertamenti. Temono quello che può accadere alla sanità campana se il personale medico-sanitario viene messo in quarantena perché positivo al Covid-19. Chi ci sostituisce?

Se si svuotano i reparti chi lavora?

Il personale medico deve essere tutelato.

I medici, gli infermieri, il personale sanitario, tutti i dipendenti degli ospedali, non possono rischiare così tanto.

Lo stiamo scrivendo, lo stiamo urlando sui social: siamo soldati senza armi.

Solo da due giorni, grazie ai solleciti dei primari, siamo stati provvisti di mascherine omologate. I medici si rifiutano di lavorare con le mascherine chirurgiche, è bene precisarlo, con giusta ragione: non sono efficaci a scongiurare il rischio di contagio.

Non è il capriccio di chi non ha voglia di lavorare e vuole nascondersi dietro banali scuse per raggirare l’ostacolo. Lo dicono i fatti: nel reparto in cui lavoro, fino a pochi giorni fa, abbiamo lavorato con le mascherine chirurgiche e oggi sappiamo che sette miei colleghi sono infetti. In una situazione di emergenza senza precedenti come questa, come facciamo a tutelare noi, il paziente e a lavorare?

Sto venendo a lavorare tutti i giorni, come tutti i miei colleghi. Nessun permesso, nessuna intenzione di sottrarci al nostro dovere, ma abbiamo il diritto di tutelare anche la nostra salute. Le attrezzature inviate dalla Cina e dalla Russia sono state consegnate tutte al Nord, ma se vogliamo evitare che al Sud si ripeta quello che sta accadendo nella bergamasca e in Brianza, dobbiamo rivendicare l’aiuto del governo e delle istituzioni.

Fino avviamo lavorato senza dispositivi, adesso li pretendiamo!

Ci sentiamo abbandonati al nostro destino. I prossimi 15 giorni saranno decisivi per capire di che morte dobbiamo morire.”

 

Quali sono le precauzioni adottate in relazione ai pazienti ricoverati?

“Se arriva un paziente potenzialmente infetto, viene trattato come un paziente normale. Viene sottoposto al tampone solo se riscontra sintomi da Covid-19. Se risulta positivo, viene messo in quarantena e trasferito al Cotugno. Attualmente, nei reparti di medicina d’urgenza sono ricoverati solo pazienti affetti da Covid-19, quindi soggetti positivi che non hanno bisogno di ventilazione, mentre i casi più gravi, come noto, sono ricoverati al Cotugno. A questo proposito, mi preme sollevare anche un’altra questione: qualcuno ci spieghi perché le tende allestite all’esterno degli ospedali sono vuote e sprovviste delle attrezzature necessarie per assistere i malati. Non solo altro che tende da campeggio della protezione civile che, così come sono, non possono ospitare nessun paziente.”

 

Se il paziente è asintomatico, invece?

“Non viene sottoposto al tampone. Questo clima di incertezza non è più sostenibile. Chiediamo tamponi a tappeto per tutte le persone che vengono ricoverate in ospedale e per tutti i dipendenti. Alcuni pazienti sono stati contagiati da colleghi infetti, noi operatori siamo vettori inconsapevoli perché asintomatici.”

 

Qual è lo stato d’animo del personale medico impegnato in prima linea nell’emergenza coronavirus?

“Paura, non lo nascondo. Da più di due settimane non bacio e non abbraccio mia moglie e mia figlia, neanche alla festa del papà ho potuto concedermi questo regalo. Ho comprato un materasso senza rete, per dormire da solo, lontano da moglie. Dormo così, su un materasso messo per terra, lontano da mia moglie e da mia figlia, per proteggerle dal rischio di contagio. E’ l’unica cosa da fare per tutelare i nostri cari. Evitate di baciarvi: ve lo consiglio con le lacrime agli occhi, ma con la consapevolezza che è l’unica forma di precauzione efficace che potete adottare per proteggere voi stessi e i vostri cari da questo maledetto virus.”

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