La camorra rompe gli indugi e palesa la sua presenza, sprezzante delle normative anticontagio e del pericolo coronavirus che incombe sull’intero pianeta. Un fragoroso boato ha squarciato il silenzio della notte nella periferia orientale di Napoli, dove poco dopo l’una è esploso un ordigno.
Destinatario del messaggio di chiara matrice camorristica, una tabaccheria in via Bernardo Quaranta, strada che congiunge i quartieri Barra e san Giovanni a Teduccio. Una zona di confine, in un territorio dilaniato da una faida tra clan che si protrae da anni.
L’ordigno artigianale ha distrutto la saracinesca e ha provocato diversi danni al locale. In seguito all’esplosione è stato necessario l’intervento dei Vigili del fuoco per sedare un principio di incendio che era divampato all’interno dell’attività oggetto del raid. Sul posto sono accorsi anche gli agenti della Polizia di Stato del commissariato Barra-San Giovanni, ai quali sono state affidate le indagini per far luce sul raid della scorsa notte e non solo.
Non si tratta di un episodio isolato: nei giorni precedenti, un’altra attività commerciale del quartiere ha subito lo stesso raid intimidatorio. Un ordigno indirizzato ad un’agenzia di autonoleggio in via delle Repubbliche Marinare.
Nel mirino degli inquirenti, due possibili ipotesi, entrambe portano sulla pista del racket, seppure il proprietario della tabaccheria abbia riferito di non aver ricevuto richieste estorsive.
La prima ipotesi è che l’ordigno esploso sia la replica del clan attualmente egemone in zona, in seguito al possibile diniego da parte del titolare dell’attività di cedere alla richiesta estorsiva. Il sodalizio camorristico frutto dell’alleanza tra i Rinaldi di San Giovanni, gli Aprea di Barra e i De Luca Bossa di Ponticelli, attualmente detiene il controllo della periferia orientale di Napoli. Nonostante i vari decreti governativi abbiano disposto la chiusura di tantissime attività, al fine di evitare il contagio da coronavirus, le estorsioni ai commercianti seguitano ad essere una delle fonti di guadagno più redditizie per le famiglie alleate di Napoli Est. In particolare, gli ordigni esplosi potrebbero rappresentare una sorta di “sollecito di pagamento” della consueta tangente di Pasqua. Non è da escludere che i commercianti taglieggiati, proprio in virtù del periodo di magra che stanno attraversando per fronteggiare l’emergenza coronavirus, abbiano chiesto una “proroga dei termini” di pagamento. Con l’affluenza della clientela sensibilmente ridotta, in seguito all’invito del governo a non uscire dalle proprie abitazioni, se non strettamente necessario, risulta piuttosto plausibile che le finanze delle attività commerciali ne abbiano notevolmente risentito e che questo possa aver indotto i commercianti a sperare in un improbabile atto di magnanimità da parte della camorra che, invece, ha ben pensato di rimarcare la richiesta estorsiva a suon di esplosivo.
La seconda ipotesi, invece, colloca al centro della scena l‘eterna faida in atto per il controllo del territorio: se è vero che nell’area orientale di Napoli attualmente è egemone il sodalizio tra i clan Rinaldi- Aprea-De Luca Bossa, è altrettanto vero che i Mazzarella non sembrano avere nessuna intenzione di sventolare bandiera bianca in segno di resa. La faida tra i Rinaldi e i Mazzarella per il controllo di San Giovanni a Teduccio, in particolare, è una delle guerre di camorra più longeve della storia della criminalità organizzata napoletana. In quest’ottica, non è da escludere che su quegli ordigni vi sia proprio la firma dei Mazzarella, pronti a scalzare i clan alleati per riconquistare il territorio e quindi intenzionati ad imporre il proprio ricatto estorsivo alle attività sotto il controllo dei Rinaldi-Aprea-De Luca Bossa con il duplice intento di fare cassa ed inviare un segnale chiaro ai nemici.