La quarantena e le limitazioni imposte dal governo centrale e dalla Regione Campania per evitare il contagio da coronavirus, stanno mettendo a dura prova tutti gli italiani.
Anche la camorra si vede costretta a fronteggiare un’emergenza imprevedibile e inaspettata: le strade deserte, la maggior parte dei negozi chiusi, le forze dell’ordine che setacciano le strade per far sì che i trasgressori delle normative anti-coronavirus vengano sanzionati, spostamenti autorizzati solo per validi motivi, sulla carta, ridimensionano le ordinarie attività illecite che rifocillano le casse della malavita.
In un clima tanto surreale quanto proibitivo, appare scontato che anche la criminalità organizzata si sia vista costretta ad indietreggiare, eppure non è così.
A Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli, la camorra esiste e resiste anche alla quarantena.
Le piazze di droga non sono affatto ferme: hanno solo repentinamente mutato le modalità di spaccio. A notte fonda, mentre la cittadinanza dorme, quando i controlli delle forze dell’ordine si riducono, i signori della droga riescono ancora a rifornire i clienti che, a piedi, raggiungono i rioni adibiti ad arsenali della droga, ma è in pieno giorno che il business prosegue a pieno ritmo, grazie ai pusher in modalità delivery.
Un escamotage ben consolidato ed utilizzato già in tempi non sospetti: il cliente ordina la droga tramite un sms in codice in cui indica il quantitativo e la tipologia di stupefacente che intende acquistare, il pusher replica indicando il luogo della consegna.
L’unica novità introdotta dalle regole anticoronavirus è l’utilizzo della mascherina anche da parte dei pusher che, paradossalmente, li aiuta a camuffare il volto e renderne più difficile il riconoscimento, soprattutto se si tratta di pregiudicati e soggetti già attenzionati dalle forze forze dell’ordine. Un alleato in più, dunque, la mascherina, soprattutto se associata al casco, che rende quasi irriconoscibili anche i più famigerati corrieri della droga.
Per raggirare l’ostacolo dell’autocertificazione, i pusher viaggiano sempre accompagnati da buste della spesa stracolme di viveri e sono pronti a mostrarle alle forze dell’ordine, in caso di fermo.
I luoghi di consegna prediletti dai pusher sarebbero diversi: dalle strade più isolate del quartiere e quindi meno battute, al parcheggio della villa comunale intitolata ai fratelli De Filippo. In linea di massima, a regnare sarebbe però un criterio di scelta variabile, in base alla provenienza dell’acquirente e ad altri fattori. Lo scambio, in ogni caso, avviene nel giro di pochissimi secondi.
Inoltre, nelle ultime ore, alcuni cittadini segnalano un’altra modalità di scambio, anche questa già in auge prima dell’emergenza coronavirus: i pusher nascondo la droga in un punto di raccolta preciso, dove il cliente lascia i soldi al momento del ritiro. I “nascondigli” più gettonati sono cassette della posta, intercapedini ricavate nelle crepe delle scale e nelle mura dei palazzi, perfino bidoncini della spazzatura. Un espediente che riduce al minimo i rischi, sia per i pusher che per i clienti.
Tempi ben più duri si prospettano, invece, per ladri e rapinatori, così come comprova l’arresto dei tre ragazzi, sorpresi dai carabinieri mentre tentavano di rubare i cerchi di un’auto. In effetti, i bersagli più esposti al rischio furti e rapine, in questo clima, sono proprio le auto in sosta in zone non custodite ed isolate.
Critica per la camorra anche la situazione sul fronte racket ed estorsioni, soprattutto se si considera che le attività più taglieggiate dalla camorra ponticellese erano le sale giochi e i centri scommesse, raggiunti dall’ordinanza di chiusura per evitare assembramenti che possano favorire il contagio da Covir-19 e quindi obbligati alla chiusura.
Tuttavia, nei rioni-simbolo dell malavita ponticellese, da tempo vige anche un’altra modalità estorsiva: spesa gratis per boss e fedelissimi al clan in alcuni piccoli negozi di alimentari. Un debito che matura da anni e che ancor prima che venisse dichiarato lo stato di pandemia rischiava di mettere in ginocchio alcune piccole attività del quartiere. Inoltre, considerando le lunghe file all’esterno dei supermercati per fare la spesa, le figure di spicco della malavita impongono a “macellai e salumieri di fiducia” di consegnare la spesa a domicilio, ovviamente, guardandosi bene dal presentargli il conto.
La camorra nell’era dell’emergenza coronavirus è anche questo.
Da non sottovalutare il business del mercato nero: igienizzante delle mani preparato in capannoni abusivi e rivenduto in strada. Un business consolidato e che vede la camorra smerciare ormai già da tempo detersivi, detergenti, shampoo, bagnoschiuma e simili. Secondo quanto riferito da alcune fonti, questo business sarebbe utilizzato dalla camorra per attuare una nuova pratica estorsiva, imponendo l’acquisto dell’igienizzante e dei detersivi contraffatti alle attività commerciali.
Allo stato attuale, sul fronte camorristico, tra le mura di Ponticelli si rilevano tre focolai camorristici: due giovani paranze e un vecchio clan, neanche a farlo apposta, geograficamente collocato proprio in mezzo agli altri “due giovani fuochi”.
Su un fronte, i ras del Lotto O che starebbero approfittando di questo momento di stasi per rafforzare le alleanze già in essere con gli altri clan e radunare intorno a sè manovalanza giovane da reclutare per fondare un “clan De Luca Bossa 2.0”, implementato da forze fresche e da un forte e coinvolgente senso di esaltazione che gioca su una simbologia becera e sul fascinoso richiamo dei soldi facili, sull’altro fronte il clan XX, ovvero, quello che resta del clan De Micco, tenuto in piedi dai De Martino e dai Cerrato. Anche su questo fronte si rileva la presenza di giovanissimi, completamente assuefatti dall’irriverente verbo della camorra.
Nel mezzo il clan Casella, reduce dalla ritrovata libertà, tornato a prendere possesso del suo quartier generale in via Franciosa, da dove starebbe portando avanti gli affari in sordina, come ha sempre fatto.
L’assenza di “stese” e raid eclatanti a colpi d’arma da fuoco, a Ponticelli, si registra già da diverso tempo e non per effetto dell’emergenza coronavirus, ma per il ritrovato equilibrio che i vari clan hanno ripristinato, in attesa della prossima “dichiarazione di guerra”. Le compagini, continuano a studiarsi a distanza e, ancor più, a covare un profondo odio verso i rivali, soprattutto per gli affronti subiti in un passato che non sembra essere stato mai così vicino come negli ultimi tempi.