«Nonostante il DPCM spieghi in maniera molto chiara in quali ipotesi è necessario avere il certificato del pediatra di famiglia per la riammissione a scuola, molti dirigenti scolastici fingono di non capire e si nascondono dietro un vergognoso scaricabarile fondato su di una fantasiosa interpretazione del decreto».
Antonio D’Avino, vice presidente nazionale FIMP, stigmatizza quanto sta accadendo a Napoli all’indomani della riapertura delle scuole. In alcuni casi, come è successo ieri a Varcaturo, si è stati costretti a far intervenire addirittura le forze dell’ordine. D’Avino ribadisce quanto detto nei giorni scorsi: «Una situazione paradossale e rischiosa, perché in questo modo aumenta esponenzialmente la possibilità di favorire una diffusione del Coronavirus. Mentre si cerca di far comprendere alle famiglie l’importanza di non sovraffollare gli studi dei pediatri di famiglia, se non per visite strettamente necessarie, e di procedere invece con consulti telefonici, dalle scuole arriva l’invito opposto», prosegue con grande disappunto D’Avino. Dai pediatri arriva nuovamente un invito all’Ufficio Scolastico Regionale, affinché emani una direttiva in linea con le indicazioni scientifiche nazionali e regionali per il contenimento dell’infezione.
«Confidiamo che la Regione continui a svolgere la sua funzione di cabina di regia – conclude D’Avino – e che arrivi alla collettività campana una voce chiara e univoca per riportare il comportamento dei dirigenti scolastici verso una linea di buon senso e di rispetto degli indirizzi nazionali. Quello dei pediatri non è un capriccio, bisogna evitare a tutti i costi di creare situazioni che spingano le famiglie e i bambini al rischio di un contagio.
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