Ha lasciato il carcere pochi giorni fa Emmanuel De Luca Bossa, il secondogenito del boss ergastolano Antonio De Luca Bossa, detenuto in regime di 41 bis.
Il figlio minore del ras del Lotto O, l’estate scorsa era stato condotto al carcere di Poggioreale, mentre stava scontando una pena per rapina agli arresti domiciliari. Durante una perquisizione, i carabinieri del nucleo operativo di Poggioreale lo hanno trovato in possesso di una pistola a piombini completa di caricatore, ma priva del tappo rosso. Concordando con le risultanze investigative dell’Arma, il gip del Tribunale di Napoli ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare consentendo ai militari di tradurre il 20enne in carcere.
Dopo aver trascorso sei mesi dietro le sbarre, Emmanuel De Luca Bossa è tornato nel rione-roccaforte della sua famiglia. Secondo fonti investigative, quello dei De Luca Bossa è il clan egemone a Ponticelli in questo momento.
Il figlio più piccolo di “Tonino ‘o sicco”, prima di finire nuovamente in carcere, era tornato nel Lotto O di Ponticelli, dopo aver scontato parte della pena nell’appartamento dei suoceri a Napoli centro. In seguito all’ordinanza di sfratto, il 20enne Emmanuel De Luca Bossa è stato costretto a tornare nel quartier generale della sua famiglia, seppure ancora agli arresti domiciliari.
Una carriera consolidata come cameriere, prima in uno degli hotel più rinomati del lungomare Caracciolo di Napoli e poi in uno dei ristoranti più facoltosi della stessa zona, tuttavia, da quando il clan di famiglia è ritornato in auge, i fari delle forze dell’ordine sono perennemente puntati su Emmanuel De Luca Bossa. Arrestato nell’ottobre del 2018, perchè accusato di essere a capo di una banda di rapinatori seriali di scooter che nel corso di quell’estate, in particolare, seminò il panico, non solo lungo le strade di Napoli est e dell’entroterra vesuviano, ma spingendosi finanche nell’area occidentale della città, mettendo a segno diversi colpi nella zona di Fuorigrotta, balza agli onori della cronaca per un dettaglio in particolare: i giovani del rione iniziano a chiamare il figlio minore di “o’ sicco” “Sangue Blu”, parafrasando uno dei personaggi di “Gomorra – La Serie” con una storia assai simile a quella del giovane rampollo di casa De Luca Bossa.
Per questa ragione, probabilmente, immedesimandosi nelle gesta del “Sangue Blu” di “Gomorra”, Emmanuel decise di lasciare il sogno di una vita normale e il suo lavoro onesto, per rispondere con la presenza alla “chiamata del sangue”.
Inoltre, i due figli di Antonio De Luca Bossa, si ritrovano entrambi fuori dal carcere per la prima volta, da quando il clan di famiglia è riuscito a “scippare” le redini del potere camorristico del quartiere di Napoli est ai De Micco.
Fonti investigative riferiscono che a capo del clan di famiglia vi sarebbe proprio il primogenito, Umberto De Luca Bossa. Il primogenito di Tonino ‘o sicco, tornato in libertà lo scorso settembre, avrebbe scalzato lo zio Giuseppe De Luca Bossa, fino a quel momento stimato essere il reggente del clan. Un’ipotesi avvalorata e rafforzata dalle testimonianze di diversi commercianti che riferiscono di essere diventati “i bancomat” del clan, proprio a sottolineare le continue e pressanti richieste estorsive, esercitate con metodi minatori e perfino violenti.
Tra le varie azioni compiute da Umberto De Luca Bossa non appena tornato in libertà, ha destato non poco clamore una foto apparsa sui social e che lo ritrae in compagnia di Domenico Amitrano, cugino di Luigi Amitrano, nipote di Vincenzo Sarno che perse la vita nell’agguato che è valso l’ergastolo ad Antonio De Luca Bossa che divenne così il primo camorrista campano autore di un attentato stragista con autobomba in stile mafia corleonese. L’obiettivo dell’agguato doveva essere il boss Vincenzo Sarno. L’autobomba fu confezionata a Giugliano in Campania una settimana prima dell’attentato ed inserita in un ruotino di scorta, poi nascosto in una Lancia Delta di proprietà dei Sarno. L’innesco era radiocomandato, doveva esplodere quando Vincenzo Sarno, come ogni domenica, si faceva accompagnare dal nipote Luigi Amitrano a firmare, perché era sottoposto alla sorveglianza speciale.
Solo per una fortuita casualità, quel giorno, in quell’auto con Luigi Amitrano, non c’era anche suo cugino Domenico che, poco più di 20 anni dopo quella brutale morte che ha segnato per sempre la sua famiglia, strizza l’occhio proprio al primogenito del mandante di quell’attentato.
Una scelta condannata ed osteggiate dai “pazzignani” – questo il nomignolo del clan riconducibile ai parenti di Luigi Amitrano – fino a creare una scissione all’interno della stessa famiglia.
Riflettori puntati sulla roccaforte del clan attualmente egemone a Ponticelli, dunque, dove gli inquirenti ritengono opportuno tenere sotto controllo le mosse dei fratelli De Luca Bossa.