Nel rione Conocal di Ponticelli, i giorni in cui ogni singolo centimetro del bunker del clan D’Amico era sotto il controllo dei fratelli “fraulella” e dei loro affiliati, sembrano un ricordo lontano.
Un rione allo sbando e in balia degli eventi, soprattutto di quelli che puzzano di malavita, sul quale troneggia la totale e dilagante assenza di regole e di controllo: questo il fotogramma più attendibile che immortala l’attuale condizione di uno dei teatri di camorra più battuti della periferia orientale di Napoli.
Un rione che ha fatto del business della droga il biglietto da visita più autorevole dell’organizzazione che lo dominava e che nell’era di massimo splendore è arrivata a controllare e gestire ben 14 piazze di spaccio a cielo aperto.
Un impero nato contestualmente al declino del clan Sarno, sotto le direttive dei fratelli Antonio e Giuseppe D’Amico, ex affiliati alla cosca del rione De Gasperi di Ponticelli che intravedendo il tramonto di quell’era camorristica, misero in piedi la propria organizzazione con l’intento di imporsi sulle altre carcasse dei clan che condividevano la brama di potere finalizzata a colmare il vuoto generato dalla resa dei Sarno, andando incontro ad anni di faide, omicidi pesanti, momenti di gloria che ben presto hanno ceduto il posto a tempi bui, fino alla totale disarticolazione del clan, giunta pochi mesi fa.
Se dopo gli arresti dei fratelli “fraulella”, Annunziata D’Amico – sorella di Antonio e Giuseppe – ha ereditato le redini del clan di famiglia portando avanti gli affari, dopo l’omicidio in cui fu uccisa per mano dei fedelissimi del clan De Micco Antonio De Martino e Flavio Salzano, il clan del Rione Conocal è andato incontro ad una battuta d’arresto che non ha solo sancito l’egemonia dei “Bodo” a Ponticelli, ma anche l’inizio della fine per il clan D’Amico.
L’omicidio della passillona – questo il soprannome di Annunziata D’Amico – ha infatti inferto un duro colpo all’organizzazione. Da quel momento, Anna Scarallo – cognata di Annunziata D’Amico – e le altre donne del clan, non hanno potuto fare altro che curare gli interessi economici del clan gestendo l’attività di spaccio decapitata pochi mesi dopo, a giugno del 2016, dall’operazione Delenda che fece scattare le manette per più di 90 affiliati al clan dei fraulella. Nell’elenco dei destinatari di quell’ordinanza vi era anche il nome di Annunziata D’Amico che sarebbe finita dietro le sbarre insieme ai suoi fedelissimi, se il 10 ottobre del 2015 non fosse andata incontro alla morte, giustiziata a sangue freddo dai colpi di pistola dei suoi sicari, come un vero boss.
Una sentenza che ha definitivamente stroncato le velleità del clan D’Amico che, con i suoi principali interpreti in regime carcerario, vede il rione-bunker della cosca sguarnito di protezione e controllo.
Il rione Conocal, un fortino da migliaia di abitazioni, è tornato così in balia degli eventi.
Negli ultimi mesi, diverse abitazioni sono state occupate abusivamente, di forza, da non aventi diritto ad un alloggio popolare. Mentre in passato era la stessa Annunziata D’Amico a gestire la compravendita degli alloggi di proprietà del comune di Napoli, oggi nel Conocal regna la legge del più forte. Molti gli ex fedelissimi del clan De Micco che già in tempi non sospetti si erano impadroniti con la forza di alcuni abitazioni del rione e che oggi stanno continuando a farlo, andando a costituire degli autentici fortini in alcune zone strategiche dello stesso rione, dove possono beneficiare della calma necessaria – oltre che di tutti i confort – per pianificare ed impostare l’esecuzione di pratiche malavitose.
In diverse occasioni, gli scooter che abitualmente vengono parcheggiati negli androni o negli spazi vuoti dei palazzi, sono stai incendiati. Un giallo che si presta a varie interpretazioni, dove la pista camorristica resta comprensibilmente quella più accreditata.
Potrebbe trattarsi di una serie di avvertimenti indirizzati ai giovani al servizio di “XX” da parte delle famiglia che convergono nell’alleanza tra i clan di Napoli est, capeggiate dai De Luca Bossa.