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Le ultime scoperte nell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno e le nuove sfide dell’alta formazione nel settore dell’archeologia all’Università Suor Orsola Benincasa

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
9 Ottobre, 2019
in Arte & Spettacolo
0
Le ultime scoperte nell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno e le nuove sfide dell’alta formazione nel settore dell’archeologia all’Università Suor Orsola Benincasa
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il-sito-di-san-vincenzo-al-volturno “Venti anni di lavoro di scavo archeologico ed ogni anno emergono nuovi tesori”. Così l’archeologo Federico Marazzi, racconta le ultime scoperte del cantiere di scavo sul sito di San Vincenzo al Volturno, nell’antica abbazia benedettina (la prima edificazione risale al 703), che rappresenta uno straordinario tesoro storico-artistico della provincia di Isernia. Gioiello dell’architettura e dell’arte altomedievale (di pregevole fattura gli affreschi ritrovati al suo interno), l’abbazia testimonia la ricchezza dei territori cosiddetti “di confine”, che conobbero una fiorente attività culturale negli intermundia temporali tra le conquiste longobarde e franche in Italia.

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In questi giorni nell’area del monastero si è conclusa la campagna di scavo del 2019 condotta dall’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, con il sostegno del Museo Archeologico Nazionale di Napoli ed in collaborazione con la Soprintendenza ABAP ed il Polo Museale del Molise.

L’indagine effettuata, realizzata anche con tecnologie avanzate (in particolare le immagini scattate da drone equipaggiato con fotocamera a infrarossi e termica, fornito dall’IMAA-CNR di Tito-PZ), ha permesso di accertare l’estensione verso Sud del complesso archeologico: non soltanto un monastero, ma un vero e proprio quartiere produttivo, dove erano conservati forni per vetri, laterizi e metalli, andava ben oltre il perimetro del chiostro centrale.

In particolare, si è capito che, nel corso della ricostruzione avvenuta tra la fine del X secolo e la prima metà del successivo, davanti ed ai piedi della Basilica Maggiore, fu costruito un quadriportico, con funzioni di diaframma fra l’esterno e l’interno dello spazio monastico (forse si tratta di quello che il Chronicon Vulturnense chiama “chiostro esterno”, attribuito all’azione degli abati Ilario e Giovanni V). “Da oltre un ventennio, diverse generazioni di studenti dell’Università Suor Orsola Benincasa si sono formate professionalmente e scientificamente su questo cantiere – evidenzia Federico Marazzi, responsabile scientifico del progetto di scavo e docente di Archeologia medievale e cristiana all’Università Suor Orsola Benincasa – in alcuni casi raggiungendo poi esiti assai lusinghieri nelle loro successive carriere. Questo è accaduto perché San Vincenzo è una palestra di qualità impareggiabile per comprendere come inquadrare ed affrontare le indagini di un sito archeologico complesso, che arricchisce il quadro di approfondimento sulla civiltà dell’Alto Medioevo”.

 

Il sito archeologico di San Vincenzo al Volturno conferma, così, la sua importanza come luogo unico in Europa per la conoscenza del patrimonio storico-artistico altomedievale, soprattutto grazie ai risultati messi in evidenza dagli scavi estensivi condotti in loco. “Il sostegno del MANN a questo importante scavo – spiega il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Paolo Giulierini – rientra nella piattaforma di collaborazione  con l’Università Suor Orsola Benincasa e le soprintendenze della Campania e del Molise. Un percorso iniziato con la mostra sui Longobardi e rivolto alla creazione, al MANN, di una sezione dedicata al Tardo antico che raccoglierà testimonianze dal V al IX secolo d.C.”.

 

Una rete di collaborazione fortemente produttiva, come sottolinea anche il direttore del Polo Museale del Molise, Leandro Ventura: “la rinnovata collaborazione con un’istituzione prestigiosa come il MANN e con l’Università Suor Orsola Benincasa è un segnale concreto della possibilità di fare rete sul territorio fra istituzioni diverse, per creare un sistema di reciproco supporto per la conoscenza e lo studio del patrimonio e i notevoli risultati delle comuni attività di ricerca degli anni appena trascorsi consentono di sottolineare l’efficacia di questa collaborazione che, quindi, non risulta solo formale”.

Sono passati oltre 25 anni da quando a Napoli l’Università Suor Orsola Benincasa inaugurò il primo corso di laurea italiano nel settore dei beni culturali. Un corso nel quale vi è sempre stata una spiccata vocazione all’alta formazione nel settore dell’archeologia anche con il primo indirizzo di studi sull’archeologia del mare e soprattutto con la previsione di numerosi cantieri di scavo archeologico di rilievo internazionale. Oggi quel corso di studi del vecchio ordinamento prevede un corso di laurea triennale in “Scienze dei beni culturali: turismo, arte e archeologia” (immatricolazioni aperte fino al 5 Novembre 2019) e un corso di laurea magistrale in “Archeologia e Storia dell’arte” (immatricolazioni aperte fino al 31 Marzo 2020).

 

Nel settore dell’archeologia l’Università Suor Orsola Benincasa è anche sede di un importante Centro di Ricerca, il “Centro Interistituzionale Euro Mediterraneo per i Beni Culturali” e della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici (in collaborazione con l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”) che tiene aperte le iscrizioni fino all’11 Novembre 2019.

 

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