Il ‘Tutto Sbagliato’ Tour 2019 di Emanuele Belloni parte lunedì 5 agosto dall’ex carcere del Molino di Ischia.
Location quanto mai appropriata, visto che l’album, uscito a novembre per Squilibri editore, rivolge un’attenzione particolare al mondo della detenzione e delle storie che in questo microcosmo si raccontano. Un viaggio in musica e un viaggio che la musica ha guidato dentro il carcere romano di Rebibbia e che ha visto la collaborazione di un gruppo di detenuti nella scrittura di uno dei brani del disco, “Solo cose più buone”.
E’ proprio questa l’anima del lavoro: pensare al carcere come quell’ambiente dove il corridoio percorso dal portantino è un viaggio verso il percorso rieducativo che ciascun carcere deve garantire ai suoi detenuti. La detenzione non è la colpa, neppure la pena ma una fase di riflessione che ciascun carcerato affronta come un romantico eroe. La libertà è la presa di coscienza che passa attraverso ciascuno: per il detenuto è commisurata all’entità della colpa e per la società acquisisce il senso di responsabilità che la definisce società civile.
Tutto Sbagliato vede la produzione artistica dell’organettista e compositore Riccardo Tesi (Bella Ciao, Bandaitaliana) a cui è stato affidato il compito di un tessuto musicale in linea con il folk, con il racconto e con la necessità di un dialogo autentico, acustico e asciutto.
“Qui si parla di carcere” – racconta lo stesso Belloni – “di detenzioni e di pene. Ma si parla anche, e soprattutto, di musica e di canzoni che hanno come sfondo il carcere e le storie personali dei suoi abitanti temporanei.
E allora lasciatemi presentare questo microcosmo fatto di silenzi ipnotici (10 e 25), di partitelle tra detenuti, di gendarmi che si innamorano delle criminali più incallite e delle stesse criminali che, interrogate trovano (davanti a me) forse l’ultima voce amica prima di sentirsi chiudere le sbarre del blindo dietro le spalle.
E in questo microcosmo ho liberato la voce reclusa con la registrazione (Solo cose più buone) realizzata nel braccio G11 di Rebibbia insieme ad un gruppo di detenuti dell’associazione “Chi Come Noi” di cui sostengo l’attività. E poi c’è Nâzım Hikmet con il suo Il Più bello dei mari, l’ultimo slancio prima della fuga da Alcatraz, quella vera, quella dei fratelli Anglin nella loro storica fuga durante le ore del corso di canto.
E, come a riveder le stelle, la speranza che tutto sia dolce, come dolce è il tempo che un padre trascorre con sua figlia che nel mio caso si chiama Ginevra ed è la certezza che niente sia, poi, così tutto sbagliato”.
Sul palco, con Emanuele Belloni (chitarra e voce), Alessandro Papotto (clarinetto, sax e flauto) e Massimo Ventricini (percussioni). Live finger painting ad opera di Matthew Watkins.