Gli abbracci delle forze dell’ordine all’esterno della Questura di Napoli, la pioggia di scroscianti applausi che accompagna le pattuglie che scortano l’auto sulla quale viaggiava “il latitante d’oro” della camorra, finanche gli insulti rivolti a quest’ultimo che si mescolano agli elogi per le forze dell’ordine che hanno messo la firma sull’operazione: questi i fotogrammi che narrano la cattura del boss della camorra, Marco Di Lauro, arrestato nell’ambito di un’operazione congiunta tra carabinieri, polizia e finanza.
Lo hanno scovato in via Emilio Scaglione, a Chiaiano, mentre pranzava con la compagna che lo ha abbracciato a lungo prima che gli agenti lo portassero via. Non era armato e non ha opposto resistenza.
Il giovane rampollo del clan Di Lauro, latitante dal 7 dicembre 2004, era ricercato in Asia, Sudamerica ed Europa, alla fine della corsa è dato stanato in un’abitazione a due passi dal quartiere-simbolo dell’egemonia del clan fondato dal padre, Paolo Di Lauro, detto “Ciruzzo ‘o milionario”.
Classe 1980, Marco di Lauro ha vissuto gli ultimi 14 anni da latitante, inserito nell’elenco dei ricercati del Ministero dell’Interno al secondo posto subito dopo Matteo Messina Denaro.
Aveva 24 anni quando iniziò la sua latitanza: Marco Di Lauro sfuggì all’arresto nel corso di quella che fu ribattezzata la «notte delle manette»: mille uomini dello Stato invasero i quartieri Scampia e Secondigliano coadiuvati dagli elicotteri ed eseguirono 53 ordinanze. Ricercato anche in campo internazionale, secondo gli inquirenti, Marco Di Lauro avrebbe intrapreso la ricostruzione del clan guidato dal padre, Paolo Di Lauro. Nei libri paga viene indicato con la sigla “F4”, che sta a indicare quarto figlio del boss, mentre i fratelli Cosimo, Vincenzo, Nunzio, Salvatore, Antonio, Raffaele e Giuseppe, vengono indicati rispettivamente con la sigle: F1, F2, F5, F6, F8, F9, F10.
Dal luglio 2013 è sotto il mirino degli 007 americani, che hanno trasmesso al Dipartimento del Tesoro americano informative per segnalare la sua infiltrazione nell’economia della Grande Mela.
Nel 2010, un collaboratore di giustizia ha indicato Marco Di Lauro come mandante di 4 omicidi Il 27 marzo 2012,la polizia ferma in un ristorante un giovane molto simile a Marco Di Lauro, ma la comparazione delle impronte digitali sancì che la caccia al giovane boss doveva continuare.
Il 2 maggio del 2012, la Terza Corte di Assise di Appello del Tribunale di Napoli ha condannato Marco Di Lauro all’ergastolo, in quanto mandante dell’omicidio del giovane innocente Attilio Romanò, ucciso per errore nel gennaio del 2005 nell’ambito della Prima faida di Scampia a Napoli.
Il 22 ottobre 2012 viene diffuso l’identikit di 5 latitanti “eccellenti” che avrebbero avuto un ruolo di rilievo nella seconda faida di Scampia, tra questi baby boss emergenti spicca il nome di Marco Di Lauro. Durante la latitanza, il giovane Di Lauro si sarebbe spostato travestito da donna, in compagnia di altre donne incensurate. Fino al 2011 usciva per strada intorno alle 3 e alle 4 di notte. Nel 2015 si sottopone a un intervento chirurgico di plastica facciale, fatto apposta per cambiare il volto. Il 25 dicembre 2016 e nel marzo 2017, in due distinti blitz di cui il primo effettuato all’interno di una mansarda dei Camaldoli, e il secondo nel Rione Terzo Mondo, Marco Di Lauro riesce per ben due volte a sfuggire alla cattura da parte delle forze dell’ordine.
Era ricercato per associazione di tipo mafioso e altro. Dal 17 novembre 2006 era ricercato anche in campo internazionale e faceva parte dell’elenco dei latitanti di massima pericolosità.
Marco Di Lauro è arrivato in questura a bordo di una auto civetta della polizia, scortata da pattuglie della polizia e dei carabinieri, mentre dall’alto un elicottero sorvegliava la zona.
Ad attendere il boss e gli agenti impegnati nella cattura, anche il questore di Napoli, Antonio De Iesu e il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, colonnello Ubaldo Del Monaco.
“Marco Di Lauro non era armato e non ha opposto resistenza”, ha dichiarato De Jesu, mentre Del Monaco ha evidenziato che l’azione si è svolta sotto il coordinamento della Dda di Napoli guidata dal procuratore Melillo.
Una volta individuata l’abitazione dove si nascondeva il giovane Di Lauro, le forze dell’ordine hanno monitorato la zona fino a poche ore fa, quando è arrivato il momento di entrare in azione per mettere fine alla sua latitanza. Gli investigatori sapevano che il rampollo del potente clan del quartiere Secondigliano non poteva trovarsi lontano: via Scaglione, la lunga strada che conduce verso la cintura a nord di Napoli, si trova infatti a pochi chilometri dal quello che era il quartiere generale del clan. Oggi, avuta la certezza che l’uomo era in casa, polizia e carabinieri sono entrati in azione, concludendo il blitz in pochissimo tempo.
Il clan Di Lauro è stato protagonista tra il 2003 ed il 2005 di una delle più sanguinarie faide di camorra, nei quartieri dell’area nord occidentale di Napoli, quelli di Secondigliano e Scampia, e alcuni Comuni a Nord di Napoli. A scatenare la faida, che vedeva contrapposti i fedelissimi del clan e alcuni ex appartenenti che decisero di mettersi in proprio – da qui il nome di “girati” o di scissionisti – fu il controllo del traffico degli stupefacenti nella zona di Scampia e di Secondigliano.