L’inconfondibile rumore della pallina che gira, il fiato sospeso, una struttura ciclica come la storia: la roulette oggi è uno dei punti fermi dei casinò, e attira ogni giorno moltissimi appassionati che scelgono un numero e fanno la loro puntata. Nella speranza di azzeccare la cifra esatta, il colore giusto, la combinazione perfetta per battere il banco e ottenere una grossa somma.
Oggi il mondo della roulette (e del gioco d’azzardo in generale), come tanti altri d’altronde, è stato rivoluzionato dal web: fino a ieri era necessario andare al casinò per vedere la pallina girare, oppure comprarsi una ruota amatoriale e giocarci a casa, tra amici, tanto per il gusto di vedere chi sarebbe stato il fortunato vincitore. Oggi, invece, è possibile giocare alla roulette anche online, e Internet ha cambiato anche l’approccio dei giocatori stessi. In rete è possibile trovare anche istruzioni varie sulle tattiche da adottare, consigli su come comportarsi di fronte alla ruota. Ci sono addirittura dei manuali dedicati, come la guida completa sulle regole e la strategia della roulette di Frank Scoblete, ad esempio. Dalla teoria alla pratica, passando per la storia: dove e quando è iniziata? Chi è stata la prima persona a far girare la famosa ruota?
La storia della roulette: dalla Francia con furore
C’è chi dice che una prima e rudimentale forma di roulette fosse già presente nell’Antica Grecia: gli uomini dell’epoca, stando a questa ricostruzione, utilizzavano le ruote dei carri per simulare il gioco e tentare la fortuna. Altri, invece, sostengono che la roulette sia stata inventata dai legionari romani: niente più ruote, spazio a uno scudo fatto girare su una lancia, con tutte le scommesse del caso.
In realtà, però, la prima testimonianza della roulette risale alla Francia del XVII secolo e al filosofo Blaise Pascal, che realizzò il primo prototipo del gioco studiando
il moto perpetuo: 38 numeri in tutto, cifre da 1 a 36, zero e doppio zero. Con tanto di pallina, s’intende. La roulette cominciò così a circolare nelle case dei francesi, mentre il primo testo scritto dove si parla propriamente del gioco in questione è “La Roulette Francese, ou le Jour” di Jacques Lablée e risale al 1801. Nella descrizione di Lablée, la roulette veniva definita come un sistema fatto di “tasche” con numeri da 1 a 36 e l’aggiunta di zero e di doppio zero (e proprio in queste due ultime alternative risiedeva il vantaggio “statistico” del casinò).
Da lì all’America, il passo fu breve. Giusto il tempo di una traversata dell’Oceano Atlantico: i coloni francesi nei primi anni del diciannovesimo secolo esportarono la roulette nel Nuovo Continente. Il gioco si diffuse in particolar modo negli Stati Uniti Occidentali, e cominciarono a circolare anche alcune varianti. Una di queste, ad esempio, aveva 28 numeri e 3 tasche “libere” rappresentate dallo zero, dal doppio zero e dall’Aquila (simbolo degli USA). Il simbolo in questione, se “pescato” dalla pallina, permetteva al banco di vincere su tutti. Ovviamente, grazie a quest’ultimo sistema, il banco aveva un vantaggio del 12,9% sui giocatori. E non a caso oggi questo tipo di roulette è praticamente scomparso. Dall’altra parte del mondo, invece, le cose andavano diversamente: a Homburg (Germania) venne aperto un casinò all’interno del quale si trovava una roulette a singolo zero, il che rappresentava sicuramente un vantaggio per i giocatori.
Qualche curiosità sulla roulette Nel 1796, sempre secondo lo scritto di Jacques Lablée, la roulette era presente nel palazzo reale a Parigi, segno evidente di come il gioco in questione piacesse eccome ai nobili dell’epoca. In Italia, invece, la ruota rossa e nera arrivò solamente agli inizi del Novecento: passando prima per il
Casinò di Sanremo, il gioco si diffuse velocemente in tutto il Paese.
Chiudiamo con la storia più curiosa attorno alla roulette, che risale alla seconda metà del XIX secolo e che coincide con al fondazione del casinò di Monte Carlo. L’edificio fu chiamato così in onore di Carlo III, che decise poi di affidare la gestione della struttura a Francois Blanc.
L’obiettivo? Risanare le casse del Principato, che in quel periodo storico era in crisi. Il casinò portò molti guadagni sia al suo gestore che a Carlo III, e un aiuto arrivò sicuramente proprio dalla roulette. Secondo una leggenda, Francois Blanc e suo fratello Louis vendettero l’anima al Diavolo per conoscere i segreti di questo gioco, e la storia è supportata dal fatto che, sommando tutti i numeri della ruota, esce il 666 (ossia il “Numero della Bestia”).
Patto o meno, i due fratelli francesi ridussero i colori a rosso e nero e soprattutto abolirono il doppio zero, il tutto per aumentare l’appeal del gioco agli occhi degli scommettitori. La ruota a singolo zero prese piede in Francia a tal punto che oggi è universalmente riconosciuta come
“Roulette alla francese” (mentre quella a doppio zero è chiamata “all’americana”).
Da allora è passato un secolo e mezzo, e la roulette continua ancora oggi ad essere protagonista dei casinò di tutto il mondo grazie a un successo ottenuto (e mantenuto) nel corso degli anni.