Cento euro, questa la cifra da pagare per una falsa testimonianza, 2.800 pratiche, milioni di euro in risarcimento su conti maltesi, 18 avvocati coinvolti e un numero massiccio di testimoni falsi: questi i numeri che sintetizzano la maxi-truffa alle assicurazioni con finti incidenti stradali, scoperta a Napoli e che ha fatto scattare gli arresti domiciliari per 19 persone, mentre 7 sono state tradotte in carcere, oltre numerosi obblighi di dimora. Tra le persone finite nel mirino della magistratura spiccano due maltesi, per un numero complessivo di 49 misure cautelari: si chiude così il primo capitolo di una delicata indagine su un’associazione finalizzata alle truffe assicurative consumate attraverso il ricorso a falsi contenziosi.
Associazione a delinquere finalizzata alla truffa, la falsa testimonianza, il riciclaggio e l’aggravante della transnazionalità: questi i reati contestati.
Nulla di nuovo, in sostanza, all’ombra del Vesuvio. Numeri che di per sè bastano a spiegare le cifre da capogiro sfornate dalle compagnie assicurative in Campania e, in particolare, a Napoli. A far scattare le indagini, il boom di incidenti stradali liquidati dalle compagnie assicurative negli ultimi anni e che hanno portato a smascherare il business d’oro delle toghe partenopee.
In alcuni studi legali venivano architettate le procedure truffaldine per essere poi trasferite nelle aule di giustizia. Allo stato attuale, la Procura precisa che non sono emersi elementi per ipotizzare complicità da parte dei giudici di pace.
Il lavoro investigativo è partito da denunce presentate proprio da altri avvocati. L’accusa configura un’organizzazione strutturata, dove gli studi legali si avvalevano di “professionisti delle truffe”, che mettevano a disposizione per i processi i falsi testimoni. Molti dei quali, è emerso dalle indagini, reclutati nella zona di Fuorigrotta. In media, ogni falsa testimonianza veniva ricompensata con 100 euro.
Attraverso i loro studi legali svolgevano il ruolo di “collettore” gli avvocati, 18 in tutto, coinvolti nella maxitruffa alle compagnie assicurative. Sono state intercettate ben 2.800 pratiche, delle quali 2.200 già in avanzato stato di gestione, calcolatrice alla mano, è facile dedurre di essere al cospetto di una truffa quantificata in diversi milioni di euro.
Figurano anche due cittadini maltesi tra i destinatari delle misure cautelari emesse nell’ambito dell’indagine. La banda di truffatori, riscuoteva i risarcimenti assicurativi, sotto forma di bonifici e assegni bancari, anche grazie alla compiacenza dei due maltesi, mediante versamenti su conti correnti esteri, collegati a società riconducibili all’organizzazione di truffatori.
L’indagine ha preso in esame un solo anno e sono emerse 2200 procedure già iscritte a ruolo. Tra i reati contestati sono emersi anche casi di riciclaggio e autoriciclaggio attraverso società con sede a Malta.
L’indagine è stata condotta dalla polizia municipale con la guardia di finanza e coordinata dai pm Stefano Capuano, Salvatore Prisco e Antonella Converso con il procuratore aggiunto Rosa Volpe e il procuratore Giovanni Melillo. Sono state individuate decine e decine di truffe, ulteriori sospetti sono emersi dalle perquisizioni alle quali hanno assistito, come previsto dalla legge, otto consiglieri dell’ordine forense.
I domiciliari sono stati disposti per: Marco Anzisi, residente nel quartiere San Ferdinando; Nicola Bellanca, residente a Pozzuoli; Maria Francesco Casillo, residente a Terzigno; Massimo Colamarino, residente a San Gennaro Vesuviano; Luca Cerino, residente nel quartiere Chiaiano; Claudio De Felice, residente al Vomero; Carmela De Martino, residente a Bagnoli; Antonio Guerriero, residente a Portici; Anna Laurenza, residente a San Giorgio a Cremano; Giuseppe Maravolo, residente nel rione Sant’Erasmo; Sergio Morra, residente a Materdei; Caterina Orrico, residente a Miano; Nicola Pollasto, residente a Scampia; Alessandro Saulino, residente a San Giorgio a Cremano; Alberto Carlo Sirico, residente a Posillipo; Gabriele Telese e Lucia Velleca, entrambi residenti al Vomero.
Gli arresti in carcere sono scattati per: Umberto Cocozza, 27 anni; Vincenzo Cocozza, 46 anni; Raffaele Cardamone, 48 anni; Antonio Cardone, 38 anni; Ciro Cipolletta, 49 anni; Salvatore Di Vicino, 59 anni; Marco Megna, 27 anni. Altre 24 persone sono state invece sottoposte, a seconda della posizione, a misure di obbligo di dimora nel comune di residenza, per il fitto elenco di falsi testimoni è stato disposto il contestuale obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.