Una famiglia ancora sconvolta e scossa per quanto è accaduto davanti ai loro occhi increduli, ha contattato la nostra redazione per raccontare una rapina avvenuta nel tardo pomeriggio di venerdì 25 agosto a Ponticelli, quartiere della periferia di Napoli dove la criminalità continua a far sentire la sua violenta ed assidua presenza.
“Eravamo in auto, io, mio marito e il nostro bambino di appena un anno, stavamo percorrendo la rotatoria che si trova nei pressi dell’Ospedale del Mare verso via Luca Pacioli, quando siamo stati sorpassati da due uomini in sella ad un grosso scooter, simile ad un T-Max, entrambi indossavano il casco integrale. Mio marito ha subito esclamato: “non mi dicono nulla di buono questi due” e in effetti, probabilmente avevano già messo in atto la rapina, quando abbiamo raggiunto la rotatoria che conduce alla villa comunale intitolata ai fratelli De Filippo. C’era un gran trambusto e tante auto che transitavano a passo d’uomo.
Alla nostra destra, sul marciapiede, un ragazzo inerme, impaurito, alla nostra sinistra, invece, la sua auto guidata da un terzo rapinatore, anche lui con il casco integrale. Davanti all’auto appena rubata, gli altri due in sella allo scooter che ci aveva sorpassato poco prima che gli facevano strada, suonando con insistenza il clacson. Urlavano qualcosa alle auto che si sono fermate di botto, formando quasi un cordone. Ho visto per un istante tutti paralizzati.
Poi , l’auto rubata e lo scooter si sono diretti verso la rotatoria che porta all’Ospedale del Mare, sparendo dalla nostra visuale in un lampo. Le altre auto si sono dileguate poco dopo, io e mio marito siamo stati gli unici a fermarci per prestare soccorso al malcapitato di turno che ci ha raccontato che ha tre figli e che quella che gli avevano rubato era la sua auto aziendale. L’uomo ha avuto il sospetto di essere stato seguito, in quanto lavora per un’azienda di videopoker ed aveva terminato il consueto giro dei bar per svuotare le slot e riscuotere gli incassi. Oltre all’auto aziendale, infatti, i malviventi lo hanno derubato di tutto quello che aveva, compreso “il bottino” che aveva ritirato.
Era molto scosso, ricordava solo uno degli aggressori davanti alla sua auto che gli teneva puntata la pistola. “Sono sceso subito, – ha esclamato – ho tre figli, ragazzi…Ho avuto paura.”
Ci ha chiesto di accompagnarlo negli uffici dell’azienda per la quale lavora, spiegandoci che lì avrebbe di sicuro trovato qualcuno che lo avrebbe tempestivamente accompagnato a sporgere la denuncia. Non potevamo trattenerci in azienda con lui, proprio perché con noi c’era il nostro bambino, ma gli abbiamo garantito la nostra piena disponibilità, laddove dovesse avere ancora bisogno di noi, per qualsiasi necessità.
Sono molto rammaricata per non essere stata abbastanza lucida da annotare il numero di targa dello scooter, non so nemmeno se fosse coperta o meno. Ciò che più mi ha lasciata di stucco è stata la totale assenza di solidarietà. Che schifo! Mi sarebbe piaciuto vedere tutti i presenti avere la stessa reazione mia e di mio marito e, invece, questo ragazzo è stato trattato come se fosse stato lui a fare qualcosa di male. In realtà, ha solo subito una cosa bruttissima ed è stato orribile vedere gli abitanti di questo quartiere trattare una vittima come se fosse “colpevole”.”