Per la prima volta viene contestata l’associazione mafiosa al clan dei Casamonica: senza dubbio è questa la notizia del giorno.
31 arresti e sei persone al momento ricercate: questo il bilancio di una maxi-operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Roma, eseguita tra la Capitale e le provincie di Reggio Calabria e Cosenza. Le persone raggiunte dal provvedimento sono ritenute responsabili, in concorso fra loro e con ruoli diversi, di aver costituito un’organizzazione dedita al traffico di droga, estorsione, usura, commessi con l’aggravante del metodo mafioso.
Tra le vittime di usura del clan ci sono anche il conduttore radiofonico Marco Baldini che da tempo ha riconosciuto di essere vittima del gioco d’azzardo e uno dei figli di Franco Zeffirelli.
Sono stati anche sequestrati locali nel centro di Roma: tra questi una discoteca a Testaccio e un ristorante in zona Pantheon. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati 50 mila euro in contanti, conti correnti, 20 automobili, decine di orologi di lusso. E poi quattro case popolari, occupate abusivamente dopo essere state sottratte ai legittimi assegnatari, come restituzione di debiti contratti con la famiglia.
Sigilli anche alla palestra di Domenico Spada, detto Vulcano, pugile professionista finito in carcere nell’ambito dell’operazione, una villa in zona Porta Furba, una casa nel quartiere Infernetto e un centro estetico in zona Tuscolana.
Un risultato ottenuto grazie alle dichiarazioni rese dai testimoni e da due collaboratori di giustizia.
L’ex compagna di Massimiliano Casamonica, fratello di Giuseppe, ritenuto il capo dell’associazione, non sarebbe stata mai bene accetta e avrebbe subito comportamenti che abitualmente il gruppo riservava agli estranei. Fuggita di casa dopo che di fatto sarebbe stata tenuta in stato di segregazione dalle altre donne della famiglia, ad accudire i figli, ha deciso di collaborare. Ora la donna, che ha meno di 40 anni, gode di un programma di protezione. L’altro collaboratore è un uomo, un calabrese residente da anni a Roma, che per il gruppo avrebbe curato interessi legati al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Il clan non aveva bisogno di usare la violenza, bastava il solo nome della famiglia Casamonica per farsi rispettare.
“Un gruppo molto forte anche per il marchio di origine particolarmente significativo sul territorio romano” ha sottolineato il procuratore aggiunto della DDA di Roma, Michele Prestipino. A quanto ricostruito, le vittime non denunciavano sia per timori di ritorsioni sia perché pagare il clan Casamonica rappresentava una sorta di ‘assicurazione a vita’.
Le indagini sono scattate nell’agosto 2015, prima dei funerali show alla periferia di Roma di “Zio Vittorio”, componente della famiglia Casamonica. Un membro della banda musicale che suonò al funerale del capoclan ha testimoniato: “Ricordo molto bene che prima che cominciassimo a suonare, è venuto verso di noi un uomo sui 50 anni, rivolgendosi a tutti noi con fare prepotente ha detto: ‘Dovete suonare il Padrino'”. Le dichiarazioni sono presenti nell’ordinanza di custodia cautelare.
E stamane, nel fortino dei Casamonica, in vicolo di Porta Furba, i familiari degli arrestati si sono scagliati con i bastoni contro i giornalisti, Floriana Bulfon di Repubblica e Piergiorgio Giacovazzo del Tg2.
Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Ordine dei giornalisti e Usigrai esprimono vicinanza e solidarietà ai colleghi di Repubblica e del Tg2 aggrediti questa mattina a Roma dai familiari dei Casamonica dopo gli arresti in cui, per la prima volta, viene contestata al clan l’associazione mafiosa.
«I parenti degli arrestati si sono scagliati con i bastoni contro i giornalisti Floriana Bulfon di Repubblica e Piergiorgio Giacovazzo del Tg2, ‘colpevoli’ di essersi recati dove sono stati effettuati gli arresti per svolgere il loro lavoro. Una reazione inaccettabile», commentano i rappresentanti dei giornalisti.
«Chiunque colpisca un giornalista – concludono Fnsi, Odg e Usigrai – colpisce il diritto dei cittadini ad essere informati e dunque uno dei pilastri della democrazia. La reazione scomposta dei familiari degli arrestati testimonia quanto il lavoro dei cronisti dia fastidio a chi vorrebbe coltivare nell’oscurità i propri loschi affari».