Non si placa il clima di spari e tensione che dallo scorso lunedì 25 giugno si respira a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli, dove impazza una faida di camorra per il controllo del territorio.
Una guerra esplosa in seguito al blitz che lo scorso novembre ha comportato l’arresto di 23 persone ritenute contigue al clan De Micco, la cosca che in seguito al declino del clan Sarno era riuscita ad imporre la propria egemonia a Ponticelli e che da diversi anni deteneva il controllo dei traffici illeciti, conquistato attraverso una serie di efferati omicidi, oltre che a suon di brutali pestaggi e minacce ai danni di alcuni commercianti del quartiere. Rispettati e temuti, i De Micco, in breve tempo sono riusciti a costruirsi la fama di clan efferato, al quale era meglio non pestare i piedi.
“I bodo“, questo il soprannome del sodalizio criminale, derivante dal nomignolo attribuito al fondatore del clan, il giovane Marco De Micco che ha poi lasciato le redini del clan ai fratelli Salvatore e Luigi, in seguito al suo arresto. Quando sono scattate le manette per gli altri due fratelli De Micco – Luigi è stato arrestato proprio lo scorso novembre – il clan si è visto costretto a fronteggiare una situazione di effettiva difficoltà, derivante da un notevole indebolimento, non solo in termini di reclute, ma anche di mezzi a disposizione. Infatti, contestualmente agli arresti, la polizia di Ponticelli ha scovato una serie di arsenali in cui il clan custodiva ingenti armi, tra le quali è stata scoperta anche una bomba a mano prodotta nella ex Jugoslavia.
La faida è esplosa nelle ore immediatamente successive all’arresto.
Il fattore scatenante fu “la rivolta delle Pazzignane”, le donne del clan Schisa a capo delle piazze di droga che non appena appresero del blitz, si recarono a casa dei Bodo per dare platealmente sfogo alle proprie richieste: esasperate ed umiliate dalle richieste estorsive dei De Micco, rivendicarono la pretesa di non corrispondergli più il pizzo sulle piazze di droga.
La politica dei De Micco nella gestione del business della droga a Ponticelli, si basa su dogmi ben precisi: il clan non impone l’acquisto della droga presso un rifornitore preciso, dando ampio spazio al “mercato libero”, ma a loro va corrisposta una tangente, una quota fissa, settimanale o mensile, da corrispondere per “la protezione” della piazza di droga, a prescindere dalla zona del quartiere in cui la stessa viene gestita.
Poche ore dopo “la rivolta delle pazzignane”, due giovani in sella ad uno scooter fecero irruzione nel Rione De Gasperi e spararono diversi colpi d’arma da fuoco verso un’abitazione, poco dopo il ponte della circumvesuviana. L’intento dei killer era quello di compiere un’azione intimidatoria nei confronti delle cosiddette “pazzignane”, ma in quel frangente, sbagliarono clamorosamente obiettivo, sparando contro l’abitazione sbagliata.
Da quel momento in poi, tuttavia, “stese”, auto incendiate e raid camorristici sono pressoché all’ordine del giorno a Ponticelli.
Dopo il declino dei De Micco, infatti, la cosca nata in seguito ad una serie di alleanze strategiche tra diversi clan di Napoli est che dapprima aveva subito la forza egemone dei Bodo senza tentare di contrastarli, ha approfittato del momento di debolezza e difficoltà degli avversari e ha iniziato a far sentire la sua presenza sul territorio, lanciando segnali intimidatori proprio al clan De Micco.
Nel corso degli ultimi mesi, si sono registrate diverse “stese”, nella zona di via Luigi Crisconio e lungo le strade in cui abitano diverse figure di spicco del clan De Micco, oltre che nella zona del “Lotto 10”, quello che può essere ritenuto il vero e proprio arsenale dei Bodo a Ponticelli.
Lo scorso lunedì 25 giugno, in via Eugenio Montale, quindi ancora una volta nei pressi del quartier generale dei “Bodo”, due giovani in sella ad una moto hanno affiancato il pregiudicato Francesco De Martino, – 49enne in permesso premio e detenuto presso il carcere di Secondigliano per reati di camorra e ritenuto contiguo al clan De Micco – e hanno esploso un solo colpo di pistola che ha colpito l’uomo a un gluteo.
Durante il pomeriggio di martedì 26 giugno si sono registrate diverse stese. Una, in particolare, sarebbe state eseguita da un commando di otto persone.
I De Micco, evidentemente, non vogliono cedere il testimone al nuovo cartello criminale che rivendica il controllo di Ponticelli: questo il motivo per cui la camorra seguita a sparare.
Il raid armato più eclatante registrato nelle ultime ore, quindi, porta la firma di otto persone, due delle quali sono state intercettate dalla polizia di Ponticelli nella notte tra martedì 26 e mercoledì 27 giugno, nella zona del cosiddetto “Rione Fiat”.
I due, per i quali sono scattate le manette, erano armati e gli inquirenti ritengono che si tratti di esponenti del gruppo di fuoco che nelle ore precedenti aveva compiuto quella “stesa” piuttosto eclatante.