Il corpo svestito e senza vita di Maria Ungureanu, una bambina rumena di 9 anni, venne ritrovato senza vita intorno alla mezzanotte del 19 giugno 2016 all’interno di una piscina nel giardino di un resort a due passi dal centro di San Salvatore Telesino, comune in provincia di Benevento, e dall’abitazione della piccola.
Dall’esame medico legale emergono elementi agghiaccianti: la piccola Maria ha subito violenza sessuale ed è morta per annegamento.
Nel mirino degli inquirenti, fin da subito, finisce un giovane rumeno, Daniel, di 21 anni, anche egli residente a San Salvatore Telesino. Daniel, è tra le ultime persone ad aver visto Maria, con la quale avrebbe fatto un giro in macchina fino alla vicina Telese. Poi i due sarebbero tornati a San Salvatore Telesino e la piccola, che faceva la chirichetta ed era molto conosciuta in paese, si è recata in parrocchia per prendere parte ai festeggiamenti di Sant’Anselmo – poi sospesi per un improvviso temporale – dove è stata vista da diverse persone. Quella sera, infatti, erano in corso i festeggiamenti in onore del santo patrono della cittadina.
La vicenda ha sconvolto l’intera comunità di San Salvatore Telesino, dove la famiglia della piccola era molto conosciuta. Il padre Mario, giunto in Italia alcuni anni fa, lavora come operaio, la mamma Andrea come badante: persone perfettamente integrate. La comunità rumena di San Salvatore è molto folta, circa 400 persone in paese agricolo di circa quattromila abitanti, a una trentina di chilometri da Benevento. Anche il giovane indagato è giunto in Italia da qualche anno e vive con una sorella.
Maria aspettava la festa di Sant’Anselmo, la festa del paese. In piazza c’erano le giostre e le bancarelle, e dalla chiesa dell’Assunta doveva partire la processione. Maria ci sarebbe andata, aveva appuntamento con le amiche della parrocchia per sfilare insieme dietro la statua della Madonna. Però, quella domenica pomeriggio pioveva a San Salvatore Telesino e per questo motivo la processione fu rinviata. E Maria, che era davanti alla chiesa, si è allontanata da sola.
Da quel momento si perdono le tracce della bambina, fino al ritrovamento del cadavere che avverrà dopo diverse ore, nella piccola piscina di un agriturismo chiuso di domenica.
All’appuntamento con le amiche davanti alla chiesa, Maria arriva in macchina con Daniel.
Maria in quel momento è davanti alla chiesa, la vedono le amiche ed altre persone, ma quando sa che la processione non si farà più, si allontana. C’è la pioggia, fa anche improvvisamente freddo, e lei dice di voler tornare a casa. Avrebbe dovuto percorrere circa 300 metri, invece, il suo cadavere verrà ritrovato nella zona opposta del paese.
È tardo pomeriggio quando i genitori cominciano a preoccuparsi e a cercarla. San Salvatore è un posto piccolo, si conoscono tutti, e ad aiutare Mario e Andrea partecipano in tanti.
Le ricerche si fermeranno intorno a mezzanotte, quando si diffonde la notizia che una donna ha telefonato ai carabinieri dicendo di aver visto il corpo di una bambina galleggiare nella piscina dell’agriturismo.
È Maria. È nuda, i vestiti, maglietta e pantaloncini, sono appoggiati a una sedia sul prato intorno alla vasca. A terra, accanto alle scarpette, lo slip.
I carabinieri capiscono immediatamente che non può essere un incidente e che la piccola non può essersi recata lì, spontaneamente e da sola. L’agriturismo era chiuso, chi è entrato si è creato un passaggio sollevando per un tratto la rete di recinzione. Pochi dubbi vi sono, fin da subito, anche in merito alla violenza sessuale. Ipotesi che verrà confermata dall’autopsia.
Maria è morta annegata, senza dimenarsi. Forse era svenuta, drogata o ubriacata da chi l’ha violentata. Per questa ragione, gli inquirenti dispongono anche gli esami tossicologi sul cadavere della piccola.
A delineare uno scenario ben preciso, ci pensa la testimonianza di un’adolescente amica di Maria: «Quando la vidi, indossava una maglietta rossa e dei pantaloni attillati a righe orizzontali bianche e celesti che arrivavano fino alle ginocchia. Notai che all’altezza della coscia c’era un vistoso buco. La mamma di Maria, Andreina, era venuta a casa nostra per aiutare nostra madre come faceva sempre. Quando la riportai a casa, mia mamma mi disse subito di portarla in bagno e lavarla, cosa che ho effettivamente fatto. Mentre la ripulivo, mi disse di avere un dolore imprecisato alla pancia».
I vestiti indossati dalla bambina quel giorno, e descritti anche dalla testimone, non sono mai stati ritrovati. Sotto sequestro gli indumenti indossati il giorno dell’omicidio, su cui ci sono tracce biologiche di Daniel Ciocan, indagato per l’omicidio e sua sorella Cristina, 30 anni, indagata per concorso nell’omicidio della piccola.
Il 13 dicembre 2017 è stato riesumato il corpo di Maria per volere della Procura della Repubblica, che continua ad indagare su quella che resta tuttora un mistero irrisolto: la riesumazione è stata disposta proprio nella speranza di trovare altri elementi utili a fare luce sulla vicenda.
Proprio nel mese di ottobre la Corte di Cassazione aveva respinto il ricorso della Procura che contestava la decisione del gip e del Tribunale del Riesame di non concedere gli arresti a Daniel e Cristina Ciocan. Il Riesame ha affermato che il ricorso si basava “su ipotesi indimostrate e che non possono ragionevolmente escludersi ipotesi alternative perfino quelle dell’evento accidentale”. Da qui, la decisione della Procura di procedere con nuove indagini e di riesumare il corpo della piccola Maria. Daniel e Cristina Ciocan, gravemente indiziati per la morte violenta della piccola Maria Ungureanu avvenuta in una piscina a San Salvatore Telesino il 19 giugno 2016, non vanno arrestati. E’ quanto ha stabilito la Cassazione.
I due fratelli rumeni sono al centro delle indagini condotte dalla Procura di Benevento per la morte per annegamento della piccola Maria. La bambina aveva 9 anni. Prima di morire aveva subito violenza sessuale e Daniel Ciocan, amico di famiglia e ultima persona a vedere la bambina, è indiziato come responsabile della sua morte, mentre la sorella sarebbe coinvolta per favoreggiamento. Al 21enne accusato di omicidio e violenza sessuale ai danni della piccola Maria sono stati sequestrati i dati informatici relativi al suo pc, tablet e cellulare.
Lo scorso 31 gennaio, il programma di Rai 3 “Chi l’ha visto?”, ha approfondito il caso relativo al misterioso decesso della piccola Maria. Per il presunto omicidio sono indagati a piede libero i connazionali rumeni e amici di famiglia, Daniel e Maria Cristina Ciocan, vicini di casa degli Ungureanu. La richiesta di arresto per i due fratelli è stata respinta per tre volte per insufficienza di prove: gli indagati si dichiarano completamente estranei a fatti e invitano gli inquirenti ad approfondire anche altre piste, in primis quella familiare.
“Chi l’ha visto?” ha parlato dei due gravi indizi che fanno venire legittimi dubbi sul papà della piccola Maria.
Dopo la morte di Maria, i Ris sequestrarono nell’abitazione in cui la bimba viveva con i genitori, una maglietta rosa appartenente alla piccola e una coperta trovata sul suo letto. Su entrambi gli oggetti è stata rinvenuta traccia del liquido seminale del padre di Maria.
In un’intercettazione telefonica fra l’avvocato Fabrizio Gallo e il suo assistito, Marius Ungureanu, il legale chiede all’uomo di accertarsi che quella maglietta fosse di Maria e che solo lei la usasse, l’uomo verifica subito e chiede in diretta telefonica alla moglie che risponde negativamente, dicendogli di essere sicura di non avere mai usato quella maglietta, perché quella maglietta, taglia Small, era di Maria. La giornalista del programma ha spiegato che l’avvocato in quel frangente era già venuto ufficiosamente a conoscenza tramite i Ris che su quell’indumento era stato trovato lo sperma del suo assistito, ma non glielo disse. Volle prima accertarsi chi, tra madre e figlia, effettivamente indossasse ed utilizzasse abitualmente quella maglietta.
Marius Ungureanu, intervistato dalla inviata di Chi l’ha visto?, ha invece negato che la maglietta venisse utilizzata da sua figlia. L’uomo ha detto che quella maglietta stava stretta a Maria, e che quindi era sua madre ad usarla. I coniugi Ungureanu hanno anche fornito una foto sfocata di Andrea con indosso quella maglietta, ma l’immagine è talmente priva di dettagli e poco nitida da impedire un confronto con la maglietta sequestrata. L’avvocato Gallo interpellato da Chi l’ha visto? ha tuttavia ribadito che dalla informativa finale dei Ris è emerso che la maglietta in oggetto veniva utilizzata dalla madre di Maria, confermando dunque la versione del suo assistito. Per quando riguarda la coperta a fiori, il padre di Maria si è giustificato dicendo che, nonostante sia stata trovata sul letto della figlia, quella coperta era stata usata precedentemente da lui e sua moglie.
Se ad oggi non si sa ancora se Maria sia stata uccisa o abbia perso la vita accidentalmente, una cosa certa in questa inchiesta c’è: la bambina era stata violentata ripetutamente, anche poche ore prima di morire. La relazione del medico legale parla chiaro, e spiega che i genitori della bambina non potevano non accorgersi dei ‘segni’ inequivocabili che quegli abusi lasciavano sul corpo della vittima.
Troppi dubbi ancora insoluti ruotano attorno a questa drammatica vicenda, e ancora molti i tasselli mancanti: Maria Ungureanu avrà mai giustizia?