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Omicidio Vincenzo Ruggiero: concluse le indagini, Pm ricostruisce omicidio e occultamento di cadavere

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
30 Maggio, 2018
in Cronaca, In evidenza
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Il corpo di Vincenzo Ruggiero tagliato con una motosega. “La doppia vita” del suo assassino
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vincenzo-ruggieroSi sono concluse le indagini preliminari relative all’omicidio di Vincenzo Ruggiero, il 25enne di Parete, attivista LGBT e commesso di un negozio del Centro Commerciale “Campania” di Marcianise.

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Ucciso a colpi di pistola, decapitato, fatto a pezzi, i resti disciolti nell’acido e poi immersi nel cemento a presa rapida, all’interno di un fondo ricavato in un garage preso in affitto a Ponticelli: questo il diabolico piano di morte compiuto dal suo carnefice, Ciro Guarente, ex della Marina militare. Il delitto è avvenuto il 7 luglio 2017, nell’appartamento di Aversa dove Ruggiero conviveva da qualche tempo con la sua amica del cuore e compagna di Guarente, la transessuale Heven Grimaldi. Guarente avrebbe approfittato dell’assenza temporanea della compagna per uccidere il coinquilino del quale non si fidava e con il quale temeva che Heven intrattenesse una relazione.

Le videocamere di sorveglianza dell’edificio collocato di fronte all’appartamento della Grimaldi immortalarono Guarente mentre, quella sera, caricava in auto delle ingombranti valigie.

Il corpo di Ruggiero fu ritrovato all’inizio del mese di agosto in un garage che Guarente prese in affitto poche ore prima di compiere il delitto, nel Lotto 10 di Ponticelli,  nel rione dove abitava il padre, nel quartiere dove era nato e cresciuto e dove abitava anche il pregiudicato Francesco De Turris, accusato di avergli ceduto la pistola calibro 7,65 usata per uccidere il giovane.

Guarente attualmente è in carcere, accusato di omicidio premeditato e vilipendio di cadavere.
Il pm Petronella della Procura di Napoli Nord ha ricostruito minuziosamente quanto accaduto dal momento in cui Ruggiero è rientrato in casa quella sera fino al ritrovamento di una parte dei resti del suo cadavere nel garage di Ponticelli.
Nel rispetto del dolore dei familiari del 25enne barbaramente ucciso e torturato, riteniamo irrilevante, ai fini di una corretta informazione, divulgare dettagli raccapriccianti relativi al modo in cui Ciro Guarente avrebbe sezionato il cadavere del giovane.

Il 36enne Ciro Guarente, in carcere da quasi 11 mesi per l’omicidio di Vincenzo Ruggiero, sarà interrogato nei prossimi giorni.

Il resti del cadavere del 25enne, occultati in un garage nei pressi di un autolavaggio nel Lotto 10 di Ponticelli, furono ritrovati nel punto dove solitamente c’era il cane da guardia, in seguito ad una segnalazione del proprietario del garage, allarmato dal cattivo odore che da giorni fuoriusciva dal box noleggiato da Guarente e che riferì ai carabinieri della locale tenenza che, probabilmente, all’interno ci fosse il cadavere di un cane. Tuttavia, a mettere in allarme il proprietario del garage noleggiato dal presunto carnefice, fu il fermo dello stesso Guarente che confessò quasi subito l’omicidio del 25enne, asserendo che fosse avvenuto al culmine di una colluttazione avvenuta nell’appartamento di Aversa, durante il quale Ruggiero aveva battuto la testa ferendosi mortalmente contro un oggetto contundente e che, spaventato, si era disfatto del suo cadavere gettandolo nel mare di Varcaturo. Il setaccio della costa, però, non portò al ritrovamento del cadavere, mentre, in contemporanea, a Ponticelli, emergeva quella realtà scioccante. Un probabile tentativo di depistaggio, dunque, quello di Guarente che, probabilmente sperava che non ritrovando i il cadavere del giovane, la sua posizione davanti alla legge potesse alleggerirsi.

Dieci giorni fa la Procura di Napoli Nord, in particolare il sostituto Vittoria Petronella, ha notificato l’avviso di conclusione indagini a Guarente, e all’altro indagato Francesco De Turris.

Guarente, sostengono gli esperti in balistica, ha sparato prima due volte dall’alto verso il basso, in quanto Ruggiero si era inginocchiato nel tentativo di difendersi, quindi ha esploso un terzo colpo alla schiena della vittima, che è poi deceduta. Mentre Guarente uccideva Ruggiero esplodendo colpi d’arma da fuoco, una persona da lui assoldata sparava dei fuochi di artificio per coprire il rumore dei colpi di pistola. Un ulteriore dettaglio che conferma la premeditazione di un omicidio studiato nei minimi dettagli.

Si era inginocchiato davanti al suo carnefice, Vincenzo, probabilmente lo ha implorato di non ucciderlo, ma Guarente non ha avuto nessuno pietà di lui e senza pietà ha infierito sul corpo esanime del giovane, come a voler eliminare ogni traccia della sua presenza terrena. Guarente probabilmente sperava che uccidendo Ruggiero e facendo a pezzi il suo corpo occultandone i resti, avrebbe cancellato  “La sua ossessione”, quel rivale in amore verso il quale nutriva una profonda gelosia, ma che in realtà nutriva per Heven una profonda amicizia. Per allontanare da sè ogni sospetto, Guarente si è recato anche a casa della madre di Ruggiero. L’ha abbracciata e l’ha rassicurata, spiegando – come aveva fatto più volte nei giorni successivi all’omicidio – che Vincenzo si era allontanato spontaneamente con un uomo che aveva conosciuto pochi giorni prima della sua sparizione e che stava bene ed era felice.

Guarente pensava che l’improvvisa scomparsa di quel ragazzo, conosciuto, stimato e ben voluto da tante persone, sarebbe finita nel dimenticatoio, come uno dei tanti misteri italiani irrisolti.

Una volta giunto nel garage noleggiato a Ponticelli poche ore prima di uccidere il 25enne, Guarente si sarebbe trasformato, a detta dei consulenti, in un macellaio. Dopo aver sezionato il cadavere del giovane ed aver reso irriconoscibile il cranio, sparandogli contro diversi colpi di fucile a pallettoni, ha sistemato le varie parti del corpo in un armadio adagiato sul pavimento dell’autolavaggio.

Ha poi cosparso i resti di acido cloridrico e muriatico, facendo penetrare le sostanze corrosive all’interno del cadavere. Il tutto è stato ricoperto con del cemento per alcuni giorni; Guarente è poi tornato, ha raccolto i resti e li ha mescolati con rifiuti e materiale di risulta, poi ricoperto con cemento a presa rapida, che gli ha permesso di realizzare un massetto di 50 centimetri di altezza all’estremità del corridoio retrostante l’ingresso dell’autolavaggio.

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