Lo scorso 3 aprile i vertici di Auchan Retail Italia hanno comunicato ai collaboratori e alle rappresentanze sindacali degli ipermercati di Napoli, in via Argine, e di Catania, in via La Rena, la decisione dell’azienda di interrompere l’attività commerciale nel corso del mese di aprile, per la gravissima situazione economica di questi punti vendita, già nota da tempo.
Nel caso dell’ipermercato di Napoli, l’azienda ha altresì annunciato di aver definito un accordo preliminare per affittare il ramo d’azienda alimentare ad un noto imprenditore locale. Questa operazione potrà garantire continuità occupazionale per una parte dell’attuale organico che sarà rilevata dal nuovo operatore. Con senso di responsabilità, l’azienda è impegnata a limitare gli impatti sociali, cercando di individuare le migliori soluzioni per ogni collaboratore. Pertanto, saranno attivate una serie di iniziative e si aprirà un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali per entrambi i punti vendita. Dopo anni di continue perdite, nonostante gli sforzi dell’azienda per il rilancio commerciale dei due punti vendita, la situazione di questi due ipermercati non è più sostenibile.
Immediata la reazione dei lavoratori che hanno fatto scattare lo sciopero ad oltranza all’ipermercato di via Argine a Napoli che passa alla società «Sole 365» senza che i sindacati e i lavoratori ne sapessero qualcosa.
138 lavoratori in astensione e un clima teso da giorni. Lo sciopero ha provocato la chiusura dell’attività commerciale, mentre la galleria commerciale ha aperto e resta almeno per ora nella mani della multinazionale francese.
“Forse è per questo motivo che hanno fatto che non è successo niente quando è scoppiato il caso “baby gang moleste”?”
Inizia così lo sfogo di una 17enne che qualche mese fa raccontò di aver subito delle molestie sessuali da parte di un gruppo di ragazzini proprio mentre si trovava all’interno del centro commerciale di Via Argine.
In effetti, dopo aver pubblicato anche la testimonianza di una 34enne che riferiva fatti analoghi, abbiamo contattato la direzione del centro commerciale. Nessuna risposta è fin qui pervenuta né dalla sede centrale di Milano né da quella ponticellese in merito alla problematica emersa e che, stando alle testimonianze che continuano a giungere alla nostra redazione, continua a verificarsi.
Allo stato attuale sono circa una ventina le ragazze di età compresa tra i 14 e i 21 anni che riferiscono di essere state infastidite, palpate e molestate mentre si trovavano all’Auchan di Ponticelli.
Nessuna di loro ha sporto denuncia, tutte per la stessa ragione: sono ragazze che vivono nel quartiere e sono perfino in grado di riconoscere i membri di quella “banda” che costantemente si aggira nel centro commerciale. Alcuni di loro sono figli di personaggi “in vista” nel quartiere sul versante malavitoso e questo fa paura: “per questo credo che nessuno intervenga, – ci scrive una delle “vittime del branco” – come abbiamo paura noi, hanno paura anche loro. Avete visto che è successo alla guardia giurata che lavorava nella stazione di Piscinola? Ecco perchè fanno paura.”
“Dopo quel brutto episodio sono tornata all’Auchan due volte – scrive l’adolescente che per prima raccontò le molestie subite all’Auchan di via Argine – e tutte e due le volte stavano là. Stanno sempre là, la mattina, il pomeriggio. Nessuno gli dice niente, nessuno fa niente per impedirgli di “fare danni”. Quando li ho visti sono andata via terrorizzata. E’ troppo brutto rivivere le sensazioni che ho provato quando mi hanno fatto quelle cose. Non penso che ci andrò più, spero solo che il proprietario nuovo si passi una mano per la coscienza e decida di investire sulla sicurezza in un modo più efficace.”
Donne adulte, invece, raccontano un’altra faccia della medaglia, quella che ritrae i bulli intenti a fare altri tipi di “danni”: “Qualche settimana fa, mentre stavo uscendo dal parcheggio e mi trovavo alla guida della mia auto, mi hanno lanciato contro un sasso. Non grandissimo, ma neanche piccolino, visto che ha danneggiato la carrozzeria. Penso che si trovavano nello spiazzale del parcheggio che sta al primo piano, perchè la pietra è volata dall’alto. Al momento non mi sono nemmeno resa conto, ho sentito un brutto rumore, mia figlia che era con me si è molto spaventata, pensava che fosse un colpo di pistola.”
Un particolare che viene riferito anche da altri frequentatori del centro che analogamente si lamentano delle eccessive libertà che vengono concesse a questi gruppetti di ragazzini “rumorosi”: “a volte capita che il sabato ci porto le mie bambine – spiega un 45enne – approfitto del fatto che non lavoro per lasciare spazio a mia moglie, mentre io passo del tempo con le nostre figlie. Devo essere sincero: molte volte me lo sono chiesto come avrei reagito se avessero infastidito me o le bambine e la risposta mi fa paura. Sono dei bambini, in sostanza, ma di infantile non hanno niente. Sono molesti, aggressivi, si vede già da come camminano che cercano di attaccare briga con chiunque. Di brutte scene ne ho viste tante: mancano di rispetto agli anziani, deridono i ragazzi con gli handicap, prendono di mira i loro coetanei, ma non li ho mai visti molestare delle ragazzine, sarei intervenuto. La scena più brutta alla quale ho assistito è stata quando li vidi spingere più volte un anziano fino a farlo cadere.
La cosa che infastidisce di più è che non può essere un fatto attribuibile alla “criticità” del territorio: i ragazzi difficili ci sono anche a Nola, a Marcianise, a Pompei e in tutte le altre zone in cui hanno costruito dei centri commerciali, ma solo a Ponticelli si vedono queste scene. Perchè non si è mai trovata una soluzione efficace per cancellare quest’ennesimo primato negativo?”