Rete L’ABUSO ha depositato un fascicolo presso la Procura di Pavia sul caso di Don Siverio Mura, il prete che dopo un trascorso pesante nel napoletano ha trovato rifugio proprio in un piccolo comune del pavese, Montù Beccaria.
Era lì che da circa un anno si nascondeva sotto falso nome il sacerdote ed insegnate di religione accusato di aver abusato di almeno due bambini negli anni in cui si trovava a Ponticelli. Don Silverio, infatti, durante il soggiorno pavese, si faceva chiamare Saverio Aversano.
“Una storia che ha visto diversi protagonisti. La gravità dei fatti, a prescindere dal “se ci siano altre vittime”, vede disattese almeno due convenzioni internazionali: quella di Lanzarote e quella ONU per la Tutela del Fanciullo, dietro alle quali sono venute a mancare anche le più basilari garanzie costituzionali dei minori. – si legge nel comunicato diramato da Rete L’ABUSO – A prescindere dal fatto che don Mura sia prescritto per i presunti abusi sessuali commessi nel napoletano, al di là del nome falso che utilizzava, che sarebbe perseguibile sulla base dell’articolo 494 c.p. e che comunque sottolinea la malafede di chi sapeva: don Mura non poteva stare a contatto con minori perché vi era il più che ragionevole fondamento che fosse pedofilo e, date le caratteristiche della patologia stessa, che paragona il profilo questi soggetti a quello dei serial killer, la possibilità che possa nuovamente abusare è molto elevata.
Ad avvalorare quest’ultima tesi vi è la relazione della criminologa Luisa D’Aniello, professionista che insieme all’avvocato Carlo Grezio sta seguendo le due delle presunte vittime di Don Silverio, Diego Esposito e Giuseppe Scognamiglio.
La perizia della criminologa è stata integrata nella denuncia depositata presso la Procura della Repubblica di Pavia dall’Associazione Rete L’ABUSO. Nella relazione emerge non solo la potenziale pericolosità dei tratti antisociali del sacerdote, ma anche la sistematicità delle tecniche di adescamento da lui utilizzate che, unitamente alla capacità di rapportarsi con gli adulti senza destare sospetto, disegnano un profilo decisamente poco incoraggiante.
L’ennesimo atto di una vicenda piena di buchi neri, ha inizio quando Don Mura viene mandato a Montù Beccaria, circa un anno fa, a seguito di una comunicazione diretta avvenuta tra la parrocchia e la Curia Napoletana, interlocutore padre Egidio Pittiglio, originario del pavese e oggi Superiore generale della congregazione dei Missionari della Divina Redenzione di Visciano (NA). Secondo quanto emerso, padre Pittiglio avrebbe presentato don Silverio Mura sin da subito come Saverio Aversano. Per allontanare i sospetti, perfino la posta a carico del sacerdote gli indirizzata a Saverio Aversano.
“Dalle nostre indagini – si legge nel comunicato di Rete L’ABUSO – emerge che tra il servizio de LE IENE, andato in onda il 7 marzo scorso, e la partenza di don Mura, avvenuta una settimana dopo, il 15 marzo, più di una persona sapesse: tra questi il primo cittadino Amedeo Quaroni.
Ripercorrendo rapidamente i fatti: il 7 marzo LE IENE hanno trasmesso il servizio su don Mura, ma in pochi a Montù hanno visto quel servizio e quei pochi non lo hanno riconosciuto.
Sabato 10, infatti, le mamme hanno regolarmente mandato i figli in parrocchia e don Mura era presente.
Domenica 11, da quanto avrebbe riferito alle mamme il parroco Simone Baggio, il sindaco di Montù Beccaria Amedeo Quaroni – che avrebbe riconosciuto il MURA o che, in qualche modo, era venuto a conoscenza della vera identità di Saverio Aversano – si sarebbe recato dal parroco avvisandolo.
Troviamo effettivamente un riscontro anche nel comunicato del Primo Cittadino Amedeo Quaroni “dal primo momento in cui ho avuto la notizia che un sacerdote accusato di pedofilia era in mezzo a noi, è stato quello della preoccupazione! Come primo cittadino mi sono attivato immediatamente per trasmettere questa nostra preoccupazione agli organi ecclesiastici ed in particolare al nostro parroco Padre Simone Baggio, che mi rassicurava del fatto che il sacerdote in questione era già stato richiamato dalla sua diocesi di Napoli”.
Sempre da quanto emerge però, nessuno avvisò le mamme e, tantomeno, furono presi provvedimenti nei confronti di don MURA, il quale continuò le sue attività parrocchiali di quei giorni, tra cui la benedizione delle case.
Giovedì 15 marzo, infatti, otto giorni dopo il servizio de LE IENE e cinque giorni dopo l’incontro tra il Primo Cittadino e il parroco, le mamme (che ancora non si erano accorte), ricevono tramite una chat WhatsApp utilizzata per la scuola, la foto di don MURA (alias Saverio Aversano) e scoprono la sua vera identità.
Ad accorgersi che l’uomo della foto era don Mura è proprio uno dei bambini del catechismo, che esclama alla mamma “ma questo è don Saverio!”
Il pomeriggio di quello stesso giorno i bambini avevano il catechismo con don Mura ma, anziché i bambini, al catechismo si presentano le mamme che esigono spiegazioni, ma scopriranno che don Mura è partito poche ore prima, probabilmente avvisato da qualche conoscente che aveva ricevuto lo stesso SMS.
Riteniamo l’accaduto grave, perché ha visto omettere tutte le più basilari norme preventive e ad oggi, ancora nessuno si è preoccupato di verificare, se nelle parrocchie frequentate dal Mura, tra i chierichetti o i ragazzi dell’oratorio, vi sia qualche vittima.
Grave anche la linea omissiva intrapresa dal parroco e, dietro di lui, dal primo cittadino che, non dimentichiamo, è una figura istituzionale il cui compito è preoccuparsi principalmente della salute psicofisica dei propri cittadini e non dell’immagine della chiesa.
L’associazione Rete L’ABUSO ha, infatti, chiesto alla Procura di valutare una serie di situazioni e le ipotesi di reato ad esse collegate, tra cui verifiche nei luoghi dove Silverio Mura operava, l’analisi della connessione internet utilizzata dal sacerdote, soprattutto alla luce del profilo disegnato dalla criminologa Luisa D’Aniello, che vede molto elevata, soprattutto per il lungo periodo trascorso dal Mura a Montù Beccaria, una possibile incontenibilità delle pulsioni del Mura.”
Intanto prosegue la battaglia delle due vittime napoletane del sacerdote che annunciano l’intenzione di intraprendere altre iniziative per sensibilizzare la cittadinanza, in particolare quella ponticellese, affinchè altre probabili vittime possano trovare il coraggio di farsi avanti ed affiancarli nella loro battaglia, ma anche e soprattutto per sollecitare l’intervento risolutivo della Chiesa.