Un inaspettato colpo di scena ha animato il sit-in organizzato dalle vittime napoletane del sacerdote Don Silverio Mura, svoltosi sabato 7 e domenica 8 aprile davanti al Duomo di Napoli.
Infatti, mentre era in corso la manifestazione civile dei due giovani che hanno denunciato le violenze subite quando erano dei bambini, negli anni in cui a Ponticelli il prete lavorava anche come insegnante di religione, la Curia di Napoli ha diramato un comunicato che rende noto quanto segue: “(in merito al caso dei presunti abusi da parte di Don Silverio Mura) il Santo Padre ha deciso la riapertura del caso, incaricando la Congregazione per la dottrina della fede di procedere a tutti gli adempimenti, per cui, poco prima della Pasqua, alla Diocesi di Napoli è stato affidato il compito di effettuare l’indagine previa, che il cardinale arcivescovo ha immediatamente avviato ed è, quindi, in atto. Una volta completata tale indagine, verrà tutto rimesso, per competenza, alla stessa Congregazione per la dottrina della fede per le valutazioni e le determinazioni”.
Nel 2016, in verità, la Congregazione Dottrina della Fede, dopo aver visionato tutta la documentazione fornita dalla Diocesi di Napoli, si è già espressa sull’argomento, ritenendo che gli elementi emersi non fossero sufficienti per avviare un processo penale a carico di Don Silverio Mura, lasciando così il sacerdote libero di fare ciò che voleva, andando incontro ad altri scandali, non ultimo quello emerso di recente, quando è stato scoperto nel paesino di Montù Beccaria sotto falso nome.
Da un lato “i giochi di prestigio” della Chiesa, dall’altro Giuseppe Scognamiglio e Diego Esposito, due ragazzini che quando sono diventati uomini hanno pienamente compreso il senso delle attenzioni “speciali” che quel prete gli riservava e hanno voluto e saputo superare paure, giudizi, pregiudizi e vergogne per far sì che non venga lesa l’innocenza di altri bambini.
Immediata la risposta di Francesco Zanardi, presidente della “Rete L’ABUSO”, promotore del sit-in in scena a Napoli e da diversi anni volto-simbolo delle vittime dei preti pedofili, che già ha annunciato che nelle prossime ore verrà depositata una diffida nei confronti della Curia napoletana.
“Il Cardinale Crescenzio Sepe è imputato nel procedimento presso la Santa Sede, procedimento che vede insabbiati da otto anni ormai i casi di don Silverio Mura e don Maurizio Palmieri. Come può essere anche colui che indaga?– si legge nel comunicato diramato da “Rete L’ABUSO, in replica alla nota divulgata dalla Curia di Napoli – Il comunicato stampa rilasciato dalla Diocesi di Napoli suona davvero come l’anticipo dell’ennesima presa in giro alle vittime che, al primo giorno del sit-in di protesta davanti al Duomo di Napoli per gli insabbiamenti commessi proprio dal Cardinale napoletano, apprendono dai mezzi di informazione che il grande insabbiatore, Crescenzio Sepe, sarebbe ancora una volta colui che dovrà rendere giustizia alle vittime.
Una buffonata oltraggiosa e ridicola che offende tutti, dalle vittime alla stessa Chiesa.
Crescenzio Sepe: la cui Diocesi è attualmente imputata nel processo penale per diffamazione aggravata ai danni della vittima Diego Esposito, denunciato formalmente dalle vittime anche alla Santa Sede nel settembre 2016 per aver insabbiato il caso Mura nel 2011, nel 2014 e ancora nel 2018. Giusto un mese fa si è scoperto che il prete sotto indagine – Silverio Mura – anziché essere indagato, esercitava addirittura sotto falso nome a Montù Beccaria. Apprendere oggi che sia ancora lui, dopo queste incivili barbarie, che dovrebbe rendere giustizia alle vittime, è francamente inaccettabile.
Lunedì diffideremo formalmente alla CDF il Cardinale Crescenzio Sepe, nella speranza che il Vaticano si dissoci da questa umiliante e vergognosa vicenda e come è stato per il caso di Milano che vede coinvolto monsignor Mario Delpini, chiederemo l’affidamento dell’indagine canonica ad un tribunale extradiocesano.”
Anche nel corso della giornata odierna, domenica 8 aprile, Diego e Giuseppe, le due vittime di Don Silverio Mura, e due ragazze hanno distribuito volantini e dialogato con cittadini e turisti, sensibilizzandoli in merito alla loro vicenda, oltre che sul tema della pedofilia nel mondo ecclesiastico.
Diego Esposito si è avvalso del supporto dei media, anche oggi presenti in massa per documentare il sit-in, per lanciare un appello a Papa Francesco, indicandolo come l’unica persona in grado di assicurare che il suo desiderio di giustizia e quello delle altre vittime, possa essere appagato.