I carabinieri del nucleo investigativo di Napoli hanno arrestato 8 persone, ritenute affiliate al clan Rinaldi e una costola della famiglia dei “Pazzignani” ancora contigua alla malavita, ritenute responsabili a vario titolo del duplice omicidio avvenuto il 7 giugno del 2016, all’interno di un circolo ricreativo in via Cleopatra, nel Lotto O di Ponticelli, in cui perse la vita il boss dei Barbudos Raffaele Cepparulo detto “Ultimo” e il 19enne Ciro Colonna, vittima innocente della criminalità.
Le 8 persone raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare – tra i quali figurano anche i nomi di molte donne – sono ritenute responsabili a vario titolo di omicidio aggravato da finalità mafiose e detenzione di armi da guerra.
L’indagine ha identificato mandanti ed esecutori del duplice omicidio consumato il 7 giugno 2016 in un circolo privato a Ponticelli che aveva come obiettivo il “Barbudos” Raffaele Cepparulo, appartenente al clan rivale degli “Esposito-Genidoni”, in cui rimase ucciso anche Ciro Colonna, 19enne estranee alle dinamiche malavitose.
Un provvedimento destinato ad incidere sulle dinamiche camorristiche di Ponticelli: questo il dato che balza all’occhio leggendo i nomi e i cognomi dei destinatari del provvedimento.
Ciro Rinaldi detto “My way”, Michele Minichini e sua madre, Anna De Luca Bossa, Vincenza Maione, Luisa De Stefano, oltre a due giovani, stimati essere gli esecutori materiali dell’omicidio Colonna-Cepparulo: questi i destinatari del provvedimento giunto al culmine delle indagini.
Un omicidio che smaschera in maniera nitida il vortice di alleanze tra i cartelli criminali di Napoli est, nato sotto l’ala protettrice dei Rinaldi, voluto per tentare di ribaltare il tavolo ed imporre la propria egemonia, nell’ambito dell’infinita guerra contro i Mazzarella e, al contempo, ampliare le mire espansionistiche del clan.
Un’indagine che ha concorso a far luce, dunque, intorno al contesto in cui è maturato l’omicidio del ras dei Barbudos che in seguito alla “strage delle fontanelle”, avvenuta nell’aprile del 2016 nel Rione Sanità, era ricercato dai rivali del clan Vastarella ed aveva trovato riparo e protezione nel Lotto O di Ponticelli, dove, però, ha poi trovato la morte. Originario delle Case Nuove, dopo un avvio di “carriera” camorristica nel suo rione, Cepparulo era passato dalla parte degli Esposito-Genidoni del Rione sanità e sognava che il suo clan conquistasse il controllo di traffici illeciti nel centro storico partenopeo.
Dopo l’agguato del 22 aprile, sfuggito due volte alla morte – in un’occasione trovò riparo dai proiettili dei killer rifugiandosi in un commissariato di polizia – Cepparulo si era trasferito tra i grigi palazzoni di Napoli est, dove è stato assassinato dopo circa 2 mesi.
Un omicidio, molto probabilmente, incastonato nel vortice di alleanze insorte nel ventre caldo della periferia orientale di Napoli per volere dei Rinaldi, ai quali, il clan che voleva la testa di Cepparulo può aver commissionato l’agguato. “Un favore”, in sostanza, dovuto e voluto ai clan del centro storico cittadino.
Ad entrare in azione, due killer che il Lotto O lo conoscevano bene: raggiunsero il circolo ricreativo a piedi, attraverso la strada principale, a volto scoperto. Dopo l’azione criminale, raggiunsero via della villa Romana, la strada che dista qualche metro dal circolo ricreativo teatro dell’agguato, dove c’era un’auto ad attenderli.
Un’operazione che smaschera anche il ruolo ricoperto dallo stesso clan che aveva offerto ospitalità e protezione a Cepparulo, stando ai nomi riportati nell’ordinanza, e che pochi dubbi lasciano in merito al concorso di responsabilità nel determinare, soprattutto, la morte di un figlio di quello stesso rione, estraneo alla malavita.
8 arresti destinati a ridisegnare l’assetto dei clan di Ponticelli che in seguito ai 23 arresti che lo scorso novembre decapitarono il clan De Micco, avevano preso il sopravvento sulla scena malavitosa del quartiere, generando un clima di forte tensione ed apprensione.