Famiglie distrutte dal dolore, diversamente segnate dall’aggressione con la quale i tre minorenni hanno segnato la vita del vigilante 51enne, mortalmente ferito nei pressi della stazione di Piscinola, perchè “il branco” ha tentato di rubargli la pistola. Non l’hanno trovata, il vigilante l’aveva nascosta bene e così lo hanno lasciato a terra, agonizzante. E’ deceduto dopo circa 10 giorni Francesco Della Corte, per la gravità delle ferite riportate quella notte per mano di ragazzi ai quali suo figlio Giuseppe rivolge parole durissime: “Per me sono complici degli assassini, sia chi esprime solidarietà sui social con i minorenni arrestati sia i loro genitori che li hanno lasciati alle 3 di notte andare in giro aggredendo un uomo buono che faceva il suo lavoro. Vogliamo giustizia, fino in fondo. Devono marcire in galera”.
Giuseppe si ritrova a 25 anni a fare i conti con un dolore difficile da superare.
“Lotterò con tutta me stessa per avere giustizia la morte di Franco non può restare impunita. Nessuno deve dimenticare quello che è accaduto” ha affermato la moglie del vigilante.
Franco Della Corte è stato vittima di un’aggressione feroce. E’ rimasto a terra in una pozza di sangue per due ore dopo l’agguato. E’ arrivato al Cardarelli con il cranio spaccato, ed è stato tenuto in coma farmacologico fino a quando non è spirato per la gravità delle ferite riportate.
I primi miglioramenti c’erano stati proprio poche ore prima di morire. Giovedì sera ha mosso la mano, rispondeva alle domande con dei gesti, sembrava volesse parlare. I parenti lo hanno congedato riponendo buona speranze in merito alla sua ripresa. I familiari raccontano che ha lottato per restare aggrappato alla vita, perchè Francesco voleva vivere. Non voleva lasciare sua
moglie e i due figli, Luigi di 25 anni, Marta di 21 anni.
Scene analogamente drammatiche sono quelle che raccontano l’incredulità e il dolore dei genitori dei minori autori dell’aggressione che è costata la vita al vigilante 51enne.
I tre hanno tentato di rubare la pistola di Della Corte perchè volevano venderla per ricavare 5-600 euro.
“Ho detto a mio figlio che ora non mi vedrà più. Io non ci volevo credere che avevano fatto una cosa così assurda. Anche se lui ha guardato solamente, perché io non ci credo che lui ha colpito, ma deve pagare il suo reato. Non ha voluto studiare, lo stavo mandando in Germania a lavorare. Era l’unico modo per salvarsi”. Queste le dichiarazioni della madre di uno dei tre autori dell’omicidio del 51enne.
Di giorno a letto, di notte in strada, erano assidui frequentatori di una cornetteria. I tre minorenni, tutti di Piscinola, si avrebbero ucciso il vigilante per noia.
Il più “piccolo”, per l’impianto accusatorio, è anche il più spietato e sicuro: 15 anni compiuti a dicembre. Sarebbe stato lui a ideare il piano, il primo a colpire. Genitori separati da quattro anni.
Un altro complice, invece, figlio di un imbianchino, aveva un sogno e un talento: fare il calciatore. Giocava con l’associazione “Brothers” di Chiaiano, fucina. Stava per avere un contratto con una squadra di serie B. Eppure, sul suo profilo social non fa nulla per nascondere la sua indole: in un post inneggia a Totò Riina: “Certe cose prima si fanno e poi si dicono… R.I.P Zio Totò”. E ancora, a dicembre: “Un leone non si preoccupa del parere delle pecore”. Più recentemente: “Se non giochi col fuoco morirai di freddo”. Dei tre, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato il meno violento. Ha raccontato agli inquirenti che lui “guardava e basta”. Guardava mentre gli i suoi amici aggredivano quell’uomo fino a ridurlo in fin di vita.
Della Corte rantolava, hanno raccontato i tre minori: “pensavamo che stesse russando”, avrebbero dichiarato agli inquirenti.
Il terzo membro della banda che ha dato luogo alla mattanza che ha ucciso il 51enne, a 12 anni si era già beccato una denuncia per un’aggressione, il fratello aveva precedenti per droga.