Mariam Moustafà, 18enne italiana, di origini egiziane, ma cresciuta ad Ostia è stata uccisa da un branco di bulle in Inghilterra, dove si era trasferita con la famiglia quattro anni fa, perchè suo padre preferiva far completare gli studi ai figli nel Regno Unito. Mariam era stata appena accettata alla facoltà di ingegneria a Nottingham.
La giovane è stata aggredita all’uscita di un centro commerciale, prima che riuscisse a raggiungere sua madre e sua sorella per fare shopping. La ragazza si è imbattuta in un gruppo di “bulle”, che già in precedenza avevano infastidito lei e la sua famiglia. Secondo quanto riferito dal padre della 18enne vittima della violenza del branco, l’avevano già aggredita altre volte. Le bulle hanno iniziato a melmenarla fino a lasciarla a terra priva di conoscenza.
Nessuno ha prestato soccorso alla ragazza, nonostante la presenza di diversi testimoni, che non hanno neanche chiamato l’ambulanza o la Polizia. Mariam è rimasta a terra diverso tempo prima che arrivassero le forze dell’ordine e i paramedici. Un ritardo al quale si addiziona un madornale errore compiuto dall’ospedale: la ragazza è stata visitata dopo una lunga attesa e dimessa dopo alcune ore, durante la notte seguente, però è peggiorata e al mattino i familiari l’hanno trovata in fin di vita. E’ entrata in coma e non si è più svegliata, morendo dopo alcuni giorni. Mostrava segni evidenti di percosse al viso e al corpo che sono state inferte in tempi diversi. I medici non si erano accorti che nel corso dell’aggressione la giovane aveva riportato un’emorragia cerebrale, rivelatasi poi fatale, fino a determinare la morte della 18enne.
Le autrici dell’aggressione sono ora ricercate, gli inquirenti stanno interrogando i testimoni per risalire alla loro identità.
Mariam era già stata vittima di aggressioni da parte dello stesso gruppo, che la scorsa estate le avevano provocato la frattura di una gamba ed anche sua sorella più piccola, Mailak, era stata picchiata.
Ragazze violente senza timore delle autorità che hanno vessato una ragazza e la sua famiglia, arrivando anche a tirare uova marce contro il portone di casa dei Moustafa. Mariam non sarebbe mai voluta partire da Roma, città dov’era cresciuta e che amava, ma suo padre aveva preferito far studiare i tre figli nelle scuole inglesi. La spiaggia di Ostia non l’aveva mai dimenticata. Postava con frequenza sui social immagini del lungomare dove era cresciuta. Nel 2014, a malincuore era stata costretta a lasciare quel mare e si era trasferita dai parenti a Nottingham, in Inghilterra, per studiare ingegneria. Un futuro più roseo e sereno: questo si augurava per lei suo padre. Un auspicio stroncato lo scorso 20 febbraio. Poche ore dopo aver saputo di essere stata ammessa al college, Mariam è stata massacrata di botte da una baby gang composta da una decina di coetanee mentre aspettava l’autobus fuori dal Victoria Centre, in Parlamient Street. Erano le otto di sera.
La drammatica vicenda della studentessa italo-egiziana è al centro di un’indagine della polizia, accusata tuttavia da parenti e amici della giovane di aver sottovalutato il movente razzista. L’Egitto, che ha chiesto alle autorità britanniche di condividere tutte le informazioni disponibili sul caso. Dal Cairo ad Alessandria è in corso una mobilitazione con la campagna «I diritti di Mariam non andranno perduti». «Voglio giustizia — spiega il padre della studentessa, Hatim — non solo perché è mia figlia, ma affinché tutto questo non accada ad altri giovani. Lei era un angelo, aiutava chiunque. Quelle persone l’avevano già aggredita. Mi raccontava che la chiamavano “Black Rose” (probabilmente un riferimento razzista) e che lei aveva risposto “No, io mi chiamo Mariam”. È stato allora che l’avevano colpita. E adesso vorrei sapere perché». Prima del pestaggio di febbraio, la giovane di Ostia era stata infatti aggredita l’estate scorsa, forse dalle stesse bulle. In quell’occasione si trovava insieme con la sorella Mallak, rimasta anch’essa ferita.
«Ma la polizia non ha fatto niente anche allora per trovare chi era stato», accusa ancora lo zio delle vittime, Amr El Hariry, che come altri familiari se la prende anche con il primo ospedale nel quale Mariam si è presentata la sera dell’ultima aggressione. Dal Queen’s Medical Center la diciottenne è stata dimessa quattro ore più tardi nonostante i forti dolori alla testa e gli inequivocabili segni di percosse, senza che nessuno si sia accorto che aveva in corso una devastante emorragia cerebrale. Tornata a casa la ragazza si è sentita male nel cuore della notte ed è stata ricoverata d’urgenza al Nottingham City Hospital, dove è subito entrata in coma.
«C’è stato perfino qualcuno che su Instagram l’ha derisa mentre stava in quelle condizioni», rivelano ancora i parenti, che non escludono iniziative legali contro i medici del primo ospedale che non hanno capito la gravità della situazione.
Sulla Rete tuttavia circolano anche video dell’aggressione, prima alla fermata e poi a bordo del bus, fino all’intervento dell’autista che ha letteralmente strappato Mariam alla furia della baby gang. In uno si vede la studentessa seduta, impietrita, con lo sguardo terrorizzato, circondata dal branco. La polizia del Nottinghamshire avrebbe acquisito uno di quei filmati e attende i risultati dell’autopsia, visto che la giovane soffriva di cuore. Gli investigatori hanno già sentito numerosi ragazzi e alcuni testimoni. Una diciassettenne, sulla quale si erano concentrati i primi sospetti, è stata rilasciata.
Sola, sul fondo di un autobus e accerchiata da una babygang di dieci bulle: così è stata pestata a morte una studentessa nata e cresciuta a Ostia e recentemente partita per Nottingham, in Gran Bretagna, per seguire la famiglia di origine egiziana e frequentare l’Università.
Mariam Moustafa è entrata in coma il 20 febbraio, giorno del violento pestaggio, ed è morta a quasi un mese di distanza. L’aggressione ai danni della ragazza è cominciata in Parliament Street: da lì Mariam ha preso un autobus ma le bulle l’hanno seguita anche lì: di quei momenti è emerso un video, in cui si vede la 18enne sul fondo di un autobus accerchiata da altre ragazze, di cui si sentono le voci. La corsa finisce all’esterno di un centro commerciale, il Victoria Center.
Nonostante la presenza di numerose persone e testimoni, solo quando il corpo della 18enne è rimasto a terra inerme sono state allertate le autorità, che hanno chiamato i soccorsi e trasportato la giovane al Queen’s Medical Centre.