Prende avvio, nel sito archeologico che conserva i resti dell’Acquedotto Augusteo del Serino nell’area Borgo Vergini – Rione Sanità a Napoli, Underneath the Arches, un nuovo programma di arte contemporanea a cura di Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone, in collaborazione con l’Associazione VerginiSanità. La mostra inaugurale ospiterà, a partire dal 24 marzo e fino al 13 maggio, un’installazione site-specific dell’artista Arturo Hernández Alcázar (Città del Messico, 1978) dal titolo Blind Horizon.
L’intero progetto Underneath the Arches intende attivare un dialogo fra archeologia e arte contemporanea, generando relazioni fra la cultura materiale e immateriale del contesto locale e le ricerche artistiche internazionali, con l’obiettivo di attivare processi di promozione e valorizzazione del patrimonio storico esistente e della produzione contemporanea. Nei suggestivi spazi del tratto di acquedotto di epoca romana rivenuto nel 2011 al di sotto dello storico Palazzo Peschici Maresca in via Arena Sanità, artisti di fama internazionale saranno invitati a realizzare installazioni temporanee in dialogo con il sito archeologico e l’area circostante.
Il primo artista invitato è Arturo Hernández Alcázar i cui lavori sono il risultato di operazioni sviluppate in relazione ai luoghi in cui interviene. A partire da incontri che accadono nella città, in particolare nelle periferie e nei suoi depositi, l’artista trae frammenti, memorie, materiali di origine diversa assemblati in sculture e installazioni che attivano discorsi di natura sociale, politica ed economica. I suoi interventi site-specific oscillano tra equilibri preesistenti ed equilibri da reinventare e sottolineano la precarietà che caratterizza la società contemporanea.
Blind Horizon è il risultato di un periodo di residenza e di ricerca che ha visto Arturo Hernández Alcázar esplorare diverse zone di Napoli, a partire dal borgo Vergini-Sanità per arrivare alle aree vesuviane, ai Campi Flegrei e alle montagne del Serino, ripercorrendo idealmente l’antico percorso dell’acquedotto. L’artista ha modellato la sua linea di ricerca pregressa sulle suggestioni provenienti dal territorio e dal sito archeologico che ospita la mostra, concependo un’installazione che integra forme smaterializzate – quali il suono – a forti presenze fisiche, al fine di porre una riflessione sulle idee di controllo, manipolazione delle forze e gestione del potere. L’orizzonte del titolo è quindi quello disegnato dall’antico acquedotto, un orizzonte governato delle imponenti strutture idrauliche che attraversavano il paesaggio per poi inglobarsi nell’ambiente urbano, esempio di un dominio esercitato sul territorio che al tempo stesso cerca di assecondarne la morfologia. Nell’analisi di un eterno processo che avanza fra costruzioni e distruzioni, fra storia naturale e storia politica, Arturo Hernández Alcázar interpreta le stratificazioni culturali e geologiche che caratterizzano Napoli proponendo un’opera che insiste sull’idea di una forza erosiva latente e che offre un’inedita interpretazione di questo affascinante ritrovamento archeologico e della sua funzione originaria.
La mostra è realizzata grazie al supporto dell’Ambasciata del Messico in Italia, della Fondazione Salvatore, di Ciro Oliva – Concettina ai Tre Santi e dell’Associazione VerginiSanità, ha ricevuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee e gode del patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e dell’IILA – Istituto Italo-Latino Americano di Roma. La residenza dell’artista è realizzata in collaborazione con la Fondazione Morra. Si ringraziano la Galería JosédelaFuente, Santander (Spagna), e Marso Gallery, Città del Messico.
Scoperto nel 2011, il tratto di acquedotto di epoca romana rinvenuto al di sotto dello storico Palazzo Peschici Maresca in via Arena Sanità, di proprietà dell’Arciconfraternita dei Pellegrini, rappresenta un’evidenza archeologica di fondamentale importanza. Costruito nel primo decennio d.C., questa possente opera di ingegneria idraulica si sviluppava lungo un percorso di più di 100 km, rifornendo d’acqua i più importanti centri campani dell’epoca tra cui Neapolis, Pompei ed Ercolano. Nel corso dei secoli, i ponti-canale dell’acquedotto, interrati a seguito dell’innalzamento del livello di calpestio, sono stati utilizzati come fondamenta per costruzioni successive, nell’epoca in cui la città si espandeva al di fuori delle mura dell’antica Neapolis con la nascita dell’attuale area Vergini-Sanità. Gli spazi disegnati dagli archi, ormai nel sottosuolo, sono stati adibiti nel corso dei secoli a uso cantina, rifugio anti-bombardamenti, nonché luogo di discarica.
Il sito, aperto al pubblico nel 2015, è attualmente gestito dall’Associazione VerginiSanità che negli ultimi anni, in collaborazione con la stessa Arciconfraternita, con la Fondazione Pellegrini ed altre associazioni del territorio, sta lavorando ad un progetto complessivo di recupero, valorizzazione e fruizione. Nel 2017 il sito è stato inserito in EXTRAMANN, un progetto di collaborazione tra il MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli e la rete delle nuove realtà impegnate per valorizzare il patrimonio culturale meno conosciuto della città.