«San Valentino? Per molti non è una giornata di gioia, anzi è destabilizzante». A svelare l’altra faccia della festa degli innamorati è lo psicologo e psicoterapeuta Diego De Luca. «La ragione del malessere che diverse persone sentono con l’approssimarsi di San Valentino – aggiunge – è legata ad una vera e propria sindrome, la “filofobia. Si tratta dell’angoscia che alcuni provano all’idea di innamorarsi e intraprendere una relazione duratura. Nasce come condizione emotiva che può sfociare in una vera e propria patologia fobica che può portare a notevoli difficoltà a costruire relazioni sane, durature e progettuali». La “paura di amare” è insomma qualcosa di molto concreto, una condizione di inibizione emotiva, di introversione cronica e apatia che può portare ad uno stato di alienazione dai legami familiari e sociali.
Lo specialista spiega che questa condizione è legata spesso ad una reazione inconsapevole. «E’ come se la persona “congelasse” i propri sentimenti – dice De Luca – e purtroppo sono molti i giovanissimi che attuano questo meccanismo. Spesso accade inconsciamente, come meccanismo di difesa dal dolore. La filofobia può portare anche ad alcuni sintomi fisici o a veri attacchi di panico: nervosismo ed irrequietezza in presenza del sesso opposto. Sentimenti di paura assoluta di fronte alla prospettiva di poter incontrare e uscire con qualcuno. Spesso i sintomi sono sudorazione eccessiva, battito cardiaco irregolare, mancanza di respiro, nausea e un intenso bisogno di fuggire dalle situazioni concrete o solo ipotizzate con il potenziale partner».
Tutto questo perché amare significa perdere il controllo delle proprie emozioni. Innamorarsi significa mettersi a nudo, mostrare le proprie fragilità e mettersi in gioco fin in fondo, donando se stessi. Per alcuni questa possibilità è terribile, poiché non si riesce ad accettare il rischio che il proprio benessere emotivo possa dipendere da un’altra persona. Una delle caratteristiche che accomuna quanti soffrono di filofobia è quella di mirare a partner irraggiungibili, così da evitare l’intimità. Altri provocano dei litigi per far sì che sia il partner a chiudere la relazione. «Come in ogni fobia che si rispetti la persona avvicinandosi ad un potenziale amante non esita ad attivare il sistema di difesa di attacco-fuga per difendersi dall’innamoramento come se questo fosse una minaccia per la sopravvivenza».
Ma come si può uscire da questa condizione? De Luca chiarisce che «dalla filofobia si può guarire intraprendendo un lavoro psicologico con l’aiuto di un esperto. Farsi aiutare significa analizzare le reali cause del disturbo, fornendo tutti gli strumenti per cambiare prospettiva nei confronti degli affetti e delle relazioni amorose e del concetto del controllo come strategia di sopravvivenza. E’ fondamentale capire come abbandonare il vecchio copione memorizzato dal passato, comprendere che nessuna storia è uguale a quella che l’ha preceduta, perché nessuna persona è uguale alla prima e quindi non per forza la nuova relazione porterà sofferenza come la storia precedente. Affrontare, inoltre, anche attraverso il dialogo con il partner le proprie paure e perplessità costruendo la consapevolezza che relazionarsi, innamorarsi e vivere una storia non necessariamente comportano la perdita totale di me stesso ma costituiscono il necessario bisogno umano di “essere con l’altro” per accrescere anche se stessi».