Ragazzine molestate, palpeggiate, schernite, umiliate mentre passeggiano per strada, in pieno giorno e davanti a decine di persone: questa “la nuova moda” che dilaga lungo le strade di Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli, ad opera delle baby gang.
Vittime e carnefici, molto spesso, vivono a pochi metri di distanza, quindi per le prime dovrebbe essere più facile indicare i secondi, ma è propri questa vicinanza, invece, a condannarle a subire in silenzio.
Accade perchè le ragazzine in primis e anche i loro genitori temono “la reazione” degli “adulti”, laddove venga detto o fatto qualcosa che possa “infastidire” i loro figli, seppure autori di vere e proprie molestie sessuali.
Nelle ultime due settimane, il copione si è già ripetuto una dozzina di volte: ragazzine, adolescenti, ma anche ventenni, mentre passeggiano lungo Corso Ponticelli, Viale Margherita o via De Meis, quindi alcune delle strade principali del quartiere napoletano, vengono fiancheggiate e tallonate da gruppetti di ragazzini che le molestano. Iniziano rivolgendo complimenti spinti alla vittima prescelta, che si fanno sempre più incalzanti, per poi passare “ai fatti”: palpate continue e insistenti, se la vittima indossa la gonna, l’indumento viene sollevato più e più volte.
Quando la vittima ritorna a casa, si sfoga sui social, racconta l’accaduto suscitando un forte e corale senso di indignazione che puntualmente si estende ben oltre i contatti inclusi nell’elenco amici di facebook della giovane.
Poi accade qualcosa che è difficile stabilire con esattezza: quel clamore, probabilmente, suscita l’ira dei genitori dei bulli che possono manifestare di non gradire quel genere di pubblicità, oppure, gli stessi genitori delle giovani malcapitate, conoscendo le regole da rispettare per vivere serenamente in un contesto in balia della malavita come Ponticelli, si lasciano sopraffare dalla paura e consigliano alla vittima di porre rimedio al “guaio” provocato da quello sfogo impulsivo, seppur accorato. Fatto sta che il post viene puntualmente cancellato, come se bastasse un clic per rimuovere certe scene e le sensazioni che quell’esperienza traumatica lascia sulla pelle dell’anima di quelle ragazze.
Le malefatte delle baby gang, dunque, non verrebbero coperte solo dai loro genitori, ma anche dai genitori delle stesse vittime che temono quello che potrebbe accadere se quella “scaramuccia tra ragazzini” dovesse tramutarsi in una “questione tra adulti.”
Non vi è dubbio sulle vicinanza e l’appartenza agli ambienti camorristici del quartiere dei membri della banda che sta riversando lungo le strade di Ponticelli veri e propri atti di molestie sessuali, forti dell’impunità che il sistema omertoso gli assicura, proprio perchè figli di personaggi temuti e rispettati. Sarebbe anche questo il motivo per il quale la gente comune assiste impassibile a quei tampinamenti volgari, scurrili e capaci di spingersi ben oltre le parole.
Vittime umiliate e violate nella loro intimità, alle quali viene tolta una delle forme più semplici di libertà, ovvero, camminare per strada indisturbate. Succede in pieno giorno e davanti a tante persone.
Vittime ulteriormente umiliate, perchè costrette a tacere dalla paura di possibili ritorsioni e, pertanto, impossibilitate perfino ad esternare lo schifo, la frustrazione e gli altri sentimenti negativi che quella brutta sventura gli ha versato addosso.
Vittime delle baby gang e di una società cieca e ignorante, incapace di riconoscere una palpata al seno o al sedere come una molestia e pur di non riconoscere il degrado e la morte della civiltà che dilaga lungo le strade del quartiere, minimizzano simili accaduti e preferiscono schierarsi dalla parte dei più forti, per non finire nel tritacarne, insieme ai più deboli.