Secondigliano (Napoli), 15 gennaio 2005 – Un sabato pomeriggio squarciato dal trambusto degli spari, quelli che i killer indirizzano a Carmela Attrice, 47 anni, a Secondigliano nell’androne del suo palazzo nel rione delle «case celesti».
La donna è una delle tante vittime della cosiddetta “faida di Scampia”, la guerra esplosa all’interno del clan Di Lauro, in seguito alla “dissociazione” di un gruppo di affiliati che per questa ragione vengono denominati “scissionisti”.
Un delitto voluto per lasciar intendere ai parenti di questi ultimi che devono abbandonare le case nei rioni-bunker del clan Di Lauro. Carmela Attrice, da tutti conosciuta come Pupetta, fu dapprima minacciata: suo figlio Francesco, arrestato il 7 dicembre 2004 e scarcerato pochi giorni prima dell’omicidio di sua madre, era rimasto fedele all’ala scissionista. Il quartiere invece era «passato» dalla parte del gruppo ritenuto capeggiato dal latitante Paolo Di Lauro e da suoi figlio Cosimo. Per questo le viene intimato di lasciare l’abitazione, un piccolo e modesto appartamento al secondo piano, dove la donna abitava con la figlia. Il messaggio le arriva con due biglietti lasciati sotto la porta. Pupetta però non può andarsene, non saprebbe neppure dove rifugiarsi. Nei giorni successivi il clima si fa sempre più pesante. La donna vede un ragazzo fermo sotto il palazzo, che guarda verso il suo balcone. Lo affronta, gli chiede che vuole. Quello le risponde a muso duro, e la minaccia. Allora Carmela prova a rivolgersi a Gennaro, un ragazzo del rione. Uno che conosce da sempre. Gli chiede se deve preoccuparsi. Quel pomeriggio, poco dopo mezzogiorno, Gennaro la raggiunge a casa assieme a un’altra persona. I due la rassicurano, sembra tutto finito. Così quando, un’ora dopo, suona il citofono e il sedicenne R.P. le chiede di scendere, Pupetta non si preoccupa. Esce di casa in pantofole, mentre la figlia in casa ascolta lo stereo. Comprenderà troppo tardi di essere caduta nella trappola mortale che la camorra le aveva teso. Due killer erano nascosti in uno scantinato, un altro sicario sull’uscio. La uccidono senza pietà e dopo il delitto non scappano nemmeno, gironzolano nei pressi della scena del crimine con indifferenza, mentre le forze dell’ordine avviano i primi accertamenti.
«Una sfida», secondo gli inquirenti, dettata dalla volontà di far capire a tutti che chi sta contro il clan e si rifiuta di lasciare le case può solo finire male.
Qualche cosa, però, non va secondo i calcoli della camorra. Due testimoni decidono di parlare, altri forniscono elementi utili a completare il mosaico ricostruito anche attraverso le intercettazioni. Gli inquirenti si mettono sulle tracce dei sospetti, la squadra mobile diretta da Vittorio Pisani collabora all’individuazione degli indagati. I pm del pool anticamorra Giovanni Corona e Luigi Cannavale firmano i decreti di fermo. La procura per i minori fa lo stesso nei confronti del sedicenne. «Non pensavo che volessero ucciderla», avrebbe detto il ragazzino poco dopo l’arresto. All’appello manca ancora un nome, quello del settimo uomo, l’unico riuscito per il momento a evitare la cattura. È stato identificato, però. Sarebbe l’elemento di maggior spessore, l’unico realmente in contatto con il nucleo dirigente dell’organizzazione.
Carmela Attrice è stata uccisa perché, madre di uno scissionista, non aveva voluto subire lo sfratto della camorra rivale. Perché a differenza di tanti vicini viveva blindata in casa pur di non finire in mezzo alla strada. La mala sgombera gli alloggi popolari, li occupa come meglio crede, ammazza chi non ubbidisce. Si serve di sicari giovani e tracotanti che, dopo il delitto, si siedono sotto la statua di San Pio, al centro del fortino delle “Case celesti”, a Secondigliano, per godersi la scena della disperazione dei parenti e l’arrivo affannato degli investigatori.
«Sono rimasti lì dopo l’ omicidio, erano alle vostre spalle a ridacchiare e a darsi le gomitate – racconta uno dei testimoni ai carabinieri del colonnello Luigi Sementa – avevano ancora le pistole addosso, tanto erano sicuri di sé». Circostanza confermata dalle riprese delle telecamere. I killer, dopo aver ucciso, si erano seduti sotto la statua di San Pio, proprio di fronte alle finestre della vittima, rivolgevano occhiate beffarde alla figlia di Carmela.
Carmela Attrice è la seconda donna tra le vittime della faida, dopo il terribile assassinio di Gelsomina Verde, la ventiduenne uccisa e data alle fiamme con la sua auto lo scorso 21 novembre. Carmela paga con la vita la sua parentela scomoda.
Il figlio, Francesco Barone, cconosciuto come «’o red», «’o russ» oppure «’o ’taliano», è ritenuto dagli inquirenti vicino a Gennaro Marino, detto «McKey», considerato uno dei capi degli scissionisti e arrestato pochi giorni prima che gli uccidessero il padre Crescenzo.
Quando hanno bussato al citofono di questa palazzina a quattro piani, poco dopo le 13.30, Carmela è scesa subito di casa. Con indosso la giacca di una tuta e i pantaloncini turchesi, i capelli biondi legati, gli zatteroni ai piedi. La dinamica non è ancora certa, ma l’agguato potrebbe essere iniziato all’esterno del palazzo, con i primi due colpi esplosi a bruciapelo, mentre la donna si affacciava dal portone. Carmela sarebbe caduta all’indietro nell’androne del palazzo, dove è stata raggiunta dai killer, che l’hanno finita esplodendo un numero enorme di colpi – sembra almeno dieci – dei quali molti l’hanno raggiunta al volto, prima di darsi alla fuga. Intanto, nella casa al secondo piano, è rimasta solo la figlia diciassettenne di Carmela: oltre a Francesco, anche il padre, Michele Barone, è in carcere per rapina e altri reati. La ragazza sente gli spari, e chiama: «Mamma, che sta succedendo?». Poi si accorge che la madre non è in casa e corre per le scale, insieme al suo presentimento. Si ferma nell’androne. È la ragazza a chiamare i carabinieri e il 118 per i soccorsi, che si riveleranno inutili. Nel cortile dove si affaccia la palazzina arrivano altri parenti della vittima. Sui loro volti c’è soprattutto stupore. Uno dei fratelli di Carmela cerca di superare il cordone delle forze dell’ordine, ma non gli faranno vedere il cadavere. Dalla casa di Carmela si sente solo il pianto prolungato della giovane figlia, nel silenzio irreale che avvolge il cortile.
Con questo omicidio la faida entra nelle «case celesti». Quattro palazzine disposte ad angolo retto, affacciate su un cortile che i gradini farebbero rassomigliare a un anfiteatro se intorno non ci fossero rifiuti e desolazione.
Il più giovane dei killer di Carmela Attrice ha poco più di sedici. Hanno ammazzato una donna che aveva la stessa età delle loro madri. Sono entrati in azione a volto scoperto, in pieno giorno. Sotto gli occhi del quartiere che li ha visti crescere. Dopo il delitto sono pure rimasti a godersi lo spettacolo. Forse proprio per questo, stavolta, qualcuno non si è voltato dall’altra parte. Due persone li hanno indicati alle forze dell’ordine, altri hanno aggiunto ulteriori tasselli indicando i possibili rifugi. Le intercettazioni hanno fatto il resto. E a meno di 24 ore dall’omicidio di Carmela Attrice, sono scattati i fermi disposti dai pm del pool anticamorra. Sei persone sono in carcere, una settima è ancora ricercata. In cella sono finiti Gennaro Esposito, di 28 anni, il fratello Salvatore, 27, Michele Tavassi, 22, Salvatore Zimbetti, 27, Salvatore Starace, 26, e R.P., sedici anni, nei cui confronti il fermo è stato emesso dal pm della procura per i minorenni Valeria Rosetti. L’indagine condotta dai carabinieri del Comando provinciale con l’ausilio della squadra mobile si è chiusa così rapidamente proprio grazie al contributo fornito dai testimoni. Salvatore lo chiamano «Binladèn». Michele è conosciuto come «’o zuì». Gennaro detto «il topo» è quello che dopo l’arresto ha strizzato l’occhio alla telecamera. Ragazzi di Secondigliano, rione «case celesti», passati da piccoli precedenti per spaccio a un’accusa di concorso in omicidio. Facce, e storie, che si aggiungono alle altre istantanee scattate durante la faida di camorra più violenta degli ultimi anni. Vite segnate dalla droga comprata e venduta. Uno degli indagati è minorenne. Quando gli hanno spiegato perché lo arrestavano ha risposto, dicono, «Non pensavo che la uccidessero». È incensurato. Da un paio di settimane, è emerso dalle indagini, era passato dalla parte dei Di Lauro. Sarebbe stato Salvatore Starace, quello soprannominato «Binladèn», a chiedergli di citofonare a Carmela Attrice per spianare così la strada alla spietata esecuzione. Starace è stato l’ultimo ad essere bloccato. Era ancora in strada, secondo gli inquirenti però già preparava la fuga. Sembra che l’appellativo gli sia stato attribuito non per una qualche somiglianza fisica, ma per l’intraprendenza e la spregiudicatezza dimostrate sul campo. Uno dei testimoni oculari della sparatoria ha riferito di averlo sentito inveire, dopo il delitto, perché per poco non rischiava di rimanere ferito dal «fuoco amico»: uno dei proiettili esplosi per ammazzare Carmela Attrice gli avrebbe sfiorato la faccia. Il suo primo precedente risale a dieci anni prima, una denuncia per droga. Per droga è stato anche arrestato nel 2002. Michele Tavassi, per tutti «’o zuì», sarebbe colui che ha litigato con Carmela pochi giorni prima del delitto. Ed è anche accusato, con Starace, di essere uno degli esecutori materiali del delitto. Mentre «Binladèn», secondo l’accusa, non si era mai staccato dal gruppo Di Lauro neppure dopo la scissione, Tavassi era rientrato nel gruppo più di recente. Come i fratelli Esposito, Gennaro e Salvatore. Anche per loro, un passato di piccoli precedenti per droga e qualche soggiorno presso comunità di recupero. A Gennaro Esposito, Carmela Attrice si sarebbe rivolta per capire se doveva realmente preoccuparsi di quelle minacce ricevute nei giorni scorsi prima sotto forma di biglietto, poi in maniera più esplicita.
Storie che raccontano uno scenario e un destino quasi scontato. Finché il clan Di Lauro si è mantenuto compatto, non hanno avuto neanche il problema di scegliere da che parte stare. Quando si è verificata la “scissione”, è saltato tutto. Qualcuno, come Francesco Basile, il figlio di Carmela Attrice, è rimasto con i Marino, i «McKey», fino alla scissione responsabili dello spaccio nella zona delle «case celesti». Altri, dopo un periodo di riflessione, hanno puntato sui Di Lauro.
La storia dell’omicidio di Carmela Attrice viene ricostruita nel film “Gomorra” tratto dal libro di Roberto Saviano.