Ottaviano (Napoli), 2 gennaio 1984 – Silvio Iervolino è un bambino di appena due anni e mezzo. Avrebbe compiuto tre anni a maggio, invece perde la vita in un agguato di matrice camorristica.
Silvio è il nipotino di Salvatore Prisco, soprannominato “o zuppariello” in quanto poliomelitico ad entrambe le gambe, 30enne pregiudicato e proposto per la sorveglianza speciale e noto come affiliato all’organizzazione criminale di Raffaele Cutolo. Il piccolo è insieme allo zio quando i killer decidono di entrare in azione per ucciderlo ed è rimasto travolto dalla stessa pioggia di proiettili che hanno gravemente ferito lo zio.
I killer entrano in azione intorno alle 16, mentre Silvio stava giocando con lo zio, sul sedile dell’auto parcheggiata di fronte alla salumeria del nonno, in via Zabatta, 51 nel comune vesuviano di Ottaviano, fortino del boss Raffaele Cutolo. Secondo quanto riferito dai testimoni dell’agguato, la vettura viene affiancata da un’auto di grossa cilindrata a bordo della quale ci sono almeno due uomini che estraggono le armi e le scaricano contro Prisco e il suo nipotino.
Prisco viene colpito alla coscia, al fianco e al braccio sinistro, mentre il piccolo Silvio muore sul colpo, raggiunto da una serie di proiettili alla testa.
E’ morto indossando il suo abito migliore, Silvio. Pochi minuti prima dell’agguato, la madre lo aveva cambiato, perché doveva andare a passeggiare con lo zio. Tutte le volte che poteva, infatti, lo zio portava il piccolo a passeggio nelle campagne di Ottaviano.
Il padre di Silvio è proprietario di un deposito di materiale elettrico, un lavoratore onesto e rispettato che nulla ha da spartire con le dinamiche camorristiche.
Salvatore Prisco viene ritenuto dagli inquirenti una figura marginale del clan di Cutolo, ritornato ad Ottaviano pochi mesi prima dopo aver trascorso un lungo periodo lontano.