Pagani (Salerno), 11 dicembre 1980 – Marcello Torre, noto penalista, era primo cittadino di Pagani da otto mesi quando venne assassinato, pochi giorni dopo il terremoto avvenuto il 23 novembre.
Dopo un lungo iter processuale, nel 2002 la Cassazione dà definitivamente un volto al mandante: Raffaele Cutolo, boss della Nuova Camorra Organizzata viene condannato all’ergastolo e stabilisce gli esecutori materiali dell’agguato che però vengono assolti.
A colpirlo furono due killer che lo attendevano fuori casa, bloccarono l’auto guidata da Franco Bonaduce, suo amico e collaboratore dello studio legale, che fu colpito alla schiena mentre cercava di mettersi in salvo e spararono decine di colpi di lupara che non lasciarono scampo al sindaco di Pagani.
“Sogno una Pagani civile e libera” questo, il messaggio di Torre, in quella che sarà ricordata come una lettera-testamento di un’esistenza vissuta nel rispetto della legge e delle persone; lui, che la toga l’aveva indossata per passione, onorandola quotidianamente, durante la sua attività.
Un sindaco scomodo che seppe opporsi ai soprusi della camorra, quella che vuole speculare sugli affari del post-terremoto, che vuol divorare il denaro destinato alle opere pubbliche o che vuole pilotare gli appalti, in favore di ditte “amiche” e conniventi, attraverso il gioco sempreverde dei prestanome. Marcello Torre era un uomo onesto e mite, un cittadino esemplare e responsabile, che volle onorare gli ideali che aveva sposato, prima diventando avvocato e poi ricoprendo la carica di sindaco, anche a costo della vita.