Si è spento all’età di 94 anni, monsignor Antonio Riboldi, portavoce dei terremotati del Belice, in Sicilia, che vivevano al freddo nelle baracche e prete-anticamorra, negli anni in cui nella zona di Acerra, in veste di vescovo.
Il decesso è avvenuto stamane, domenica 10 dicembre, al culmine di una lunga malattia a Stresa, in Piemonte, presso la casa dei rosminiani dove si trovava dalla scorsa estate. A darne l’annuncio la Curia di Acerra dove è stato vescovo dal ’78 al 2000. I funerali saranno celebrati nella cattedrale di Acerra.
Il suo impegno nella lotta alla camorra culminò, negli anni ’80, in una manifestazione contro la camorra ad Ottaviano, dove guidò migliaia di giovani nella città di Raffaele Cutolo, boss della Nco. “Meglio ammazzato che scappato dalla camorra”, gli avrebbe detto sua madre quando le palesò i suoi timori. ”In quel momento – disse il presule in occasione dei suoi 90 anni celebrati nel 2013 nel Duomo di Acerra – mi sono sentito veramente di essere un vescovo, e ho capito cosa significava essere un prelato che deve amare la gente anche se non ricambiato, amare la Chiesa anche se non tutti ti capiscono”.
Nominato vescovo di Acerra il 25 gennaio 1978 dal Beato Papa Paolo VI, monsignor Antonio Riboldi, che apparteneva all’ordine dei rosminiani, fece il suo ingresso in diocesi il 9 aprile dello stesso anno, occupando una sede vacante da 12 anni. Don Riboldi trovò una situazione non facile, dovendo ”rianimare la vita ecclesiale e sostenere l’intera comunità tra le problematiche di un momento che richiede la difesa della dignità della persona”. Ma le sue attenzioni si rivolsero soprattutto al contrasto alla camorra, tanto da essere messo sotto scorta.
Don Riboldi incontrò anche numerosi criminali in carcere, tra cui lo stesso Cutolo, a lui sono attribuiti i pentimenti di alcuni ex camorristi. Nonostante la rinuncia all’esercizio episcopale per i limiti d’età raggiunti nel 1999, il vescovo emerito aveva scelto di restare ad Acerra, che gli ha conferito un paio di anni fa la cittadinanza onoraria e continuava a celebrare Messa nella chiesa dell’Annunziata.
Curioso e aperto alla modernità, Riboldi è stato uno dei primi vescovi a sbarcare su Internet nel 1997: fino a poco tempo fa le sue omelie arrivavano a migliaia di persone.