Casavatore (Napoli), 6 dicembre 2004 – Erano le 20 e Dario Scherillo, 26 anni, aveva appena lasciato l’Autoscuola che gestiva insieme a i suoi fratelli. Il giovane sale in sella al suo scooter per andare ad incontrare una persona che frequentava la scuola guida.
In una terra al confine con un quartiere come Secondigliano, negli anni in cui era in atto la faida tra gli uomini del boss Paolo Di Lauro, detto “Ciruzzo ‘o milionario” e i cosiddetti “scissionisti”, una passeggiata in motorino può costare la vita.
Così è stato per Dario.
A Secondigliano impazza la guerra per il controllo del mercato della droga. Dario incontra il ragazzo che cercava a Casavatore, in via Segrè. Lo affianca, spegne lo scooter e cominciano a parlare. Dopo qualche minuto arrivano due persone in moto, con i volti coperti da caschi. Sparano alle spalle di Dario, perché lo scambiano per un’altra persona, il reale obiettivo dell’agguato.
Il 26 enne muore nel giro di pochi minuti. I familiari apprendono della tragica morte di Dario quando due agenti della polizia si recano a casa del giovane per perquisire l’abitazione.
La prima faida di Scampia ha provocato oltre 70 morti in un solo anno, oltre ad affiliati e fiancheggiatori dei clan hanno perso la vita anche persone innocenti. Esplode nel novembre 2004 e dura fino a marzo 2005, si sviluppa principalmente nei quartieri di Scampia, ma coinvolge anche altre zone della periferia Nord di Napoli: Secondigliano, Melito, Marano, Mugnano, Casavatore, Arzano, Giugliano e Bacoli.
E’ la guerra del clan Di Lauro, capeggiato prima da Paolo Di Lauro e poi dai figli, contro gli “Scissionisti“, gruppo nato da una costola dei Di Lauro con a capo il boss Raffaele Amato. Lo scontro nasce dal momento in cui Di Lauro, raggiunto da un provvedimento restrittivo e la latitanza, lascia spazio al figlio Cosimo, suo primogenito (in carcere al 41bis a scontare una condanna di 30 anni). Il ragazzo ben presto inizia a screditare il ruolo di coloro che avevano aiutato Ciruzzo ‘o Milionario a raggiungere il potere (Abate-Notturno, Abbinante, i Marino e soprattutto gli Amato-Pagano). I clan giungono dunque alla scissione, a causa dello scontento che si era creato nello storico sodalizio criminale, con l’omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno. Una vera dichiarazione di guerra che apre le porte a omicidi, vendette e attentati.
Dario Scherillo è una vittima innocente, la cui vita è finita in maniera incolpevole nel mezzo di questo feroce scontro tra gruppi di camorra.
Eppure, il suo omicidio fu subito collegato alla faida di Scampia, si pensava che il ragazzo avesse qualche legame con i clan o che fosse venuto a conoscenza di qualche segreto. Solo dopo molti anni fu fatta chiarezza sulla tragedia nel famoso verbale del collaboratore di giustizia Pasquale Riccio, ex affiliato al clan Abbinante, del 18 marzo 2015 che racconto: “Fu un omicidio commesso dagli Scissionisti, ne sentii parlare da Rito Calzone, che mi disse che vi era stato uno scambio di persona, relativo alla vittima da abbattere”.
I parenti di Dario Scherillo fin dall’omicidio del ragazzo si sono battuti per far emergere l’innocenza del 26enne, ma solo le parole del collaboratore di giustizia sono riuscite a mostrare agli occhi di tutti chi era davvero quel ragazzo in sella allo scooter morto per un tragico scambio di persona. Pasquale Scherillo, il fratello di Dario, ha raccontato: “Dario aveva lo stesso scooter, dello stesso colore e con una targa simili a quello del pusher della zona che fino a pochi minuti prima aveva stazionato in quella strada. Era innocente. Si trovava nel posto sbagliato, al momento sbagliato”.